...mirum spargens sonum... Tommaso Decarli
È scritto che la tromba del Giudizio diffonde un suono meraviglioso, inteso non nel significato di armonioso o musicale, ma, piuttosto, come un qualcosa di mirabile, che suscita meraviglia, che comunica lo sgomento dell'ora estrema, trasmettendo precise immagini alla mente senza che esse debbano, per forza, fare capolino, nella loro fisicità s'intende, davanti ai nostri occhi. Nel lavoro di Osvaldo Cibils nulla è scontato e tutto sorprende: lo spettatore deve pervenire al senso dell'opera attraverso il superamento dell'impasse che, inizialmente, può avvertire, confrontandosi con un'arte che nulla concede di primo acchito. La scelta dell'ambiente espositivo non è mai casuale: spazio e opera devono essere complementari, nascono per essere un tutt'uno, un meccanismo ben sincronizzato. L'arte sonora di Cibils s'appropria di un luogo che egli, di proposito, priva della sua originale funzione di contenitore di opere visive e lo trasforma in una sorta di cassa di risonanza in cui i suoni, registrati in altrettante sedute di field recording, divengono i componenti basici dell'installazione finale che viene a configurarsi come environment, labirinto monosensoriale in cui il visitatore ricostruisce, a posteriori, in un esercizio che sa più di mistica che di arte in senso stretto, il percorso creativo che ha portato a concepire in tal modo il lavoro; le immagini si materializzano, prendono forma nella dimensione ideale, come emanazione del suono catturato: dal suono si perviene, dunque, all'immagine. Tuttavia, i singoli elementi (suoni) non si fondono nel costante brusio che va a crearsi, non sono sacrificati nel mélange sonoro: essi rimangono ben distinti gli uni dagli altri, riconoscibili all'orecchio; l'artista, infatti, ha loro assegnato un ruolo da comprimari nell'economia dell'opera. In tal modo, viene a crearsi un interessante fenomeno di baudleriane corrispondenze, tutto risolto a livello puramente acustico: nessuno stimolo visivo immediato o di altra natura sensoriale, che non sia il puro suono, interferisce con questa partitura dell’immateriale che Cibils è andato pazientemente ad orchestrare.
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