"All’origine di OGNI QUALVOLTA LEVO GLI OCCHI DAL LIBRO vi è un dipinto di Magritte, Il mese delle vendemmie. Un’immagine a me cara in cui ho scorto potenzialità teatrali. La finestra si è poco alla volta svuotata dei suoi abitanti che sono usciti dall’apparente fissità del dipinto e hanno assunto una mobilità a volte imprevedibile. Quando i magrittini hanno cominciato a muoversi non si sono più fermati. Liberati dal letargo, come gli uomini del sottosuolo a cui per troppo tempo è stata preclusa la vita in movimento, hanno levato gli occhi dal libro in cui erano assorti, e si sono messi in viaggio. E il loro procedere è finito con l’essere sempre più vicino al viaggio di Ulisse a bordo del Titanic, cetaceo meccanico divenuto mitico nel naufragio. Esistenze che trascorrono il loro tempo alla finestra scenografica come quella di Magritte, a guardare il mondo – con un punto di vista capovolto, dall’esterno verso l’interno, dotata di una forte inclinazione incombente sulla nostra vita. Un coro di personaggi, in cui la loro assonanza spirituale, non cancella l’individualità di cui sono in possesso, soggetti modernamente intesi, dominatori del mondo, che esercitano il proprio dominio attraverso lo sguardo. In questo senso lo spettacolo è anche una forte riflessione sullo sguardo e sulla possibilità, come dice Rilke, di imparare a vedere, aggiungendo poi, a fatica. Il dipinto di Magritte mi ha permesso inoltre di continuare la ricerca su spazi formali a me cari e oggetto di mie precedenti indagini. La presenza di una parete che separa un retro invisibile, luogo precluso al nostro sguardo, da un davanti visibile in cui ci si espone e si rischia l’esibizione. Una soglia da varcare in questo caso una finestra, che si supera a proprio rischio e pericolo, e dalla quale è pur sempre possibile esprimere un punto di vista fortemente in ascolto della propria natura. La struttura del viaggio riprende il resoconto poetico de La fine del Titanic di Enzensberger e infine molte delle immagini di Ogni qualvolta levo gli occhi dal libro sono state liberamente ispirate dall’opera poetica di Rilke, che con un suo bellissimo verso ci ha donato il titolo e molto altro. Alla fine raccontiamo di uomini e donne, capaci di vedere al sollevare degli occhi, una realtà trasfigurata, frutto della totale immersione nel mondo parallelo della poesia." Claudio Collovà
scene e costumi di Enzo Venezia coreografie di Alessandra Luberti musiche di Giuseppe Rizzo luci Petra Trombini
produzione: I praticabili e Officine Ouragan Palermo assistente alla regia Marianna Messina
con: Salvo Dolce, Francesca Laviosa, Alessandra Luberti, Savi Manna, Emmanuelle Ponthieux, Sveva Raimondi , Arabella Scalisi, Alexandre Vella, Paola Virgilio, Gisella Vitrano.
ORESTIADI NEL SEGNO DEL CONTEMPORANEO 5 e 6 giugno al Baglio di Stefano (Gibellina) h 21.30
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