Quelli di Pierangelo Bottaro sono paesaggi sorprendenti. Lo spettatore si ferma di fronte a ciascun lavoro, attratto dalla luminosa precisione dei dettagli, e si chiede se sta guardando un dipinto o una fotografia. E il dubbio rimane anche osservando più da vicino la limpidezza spumosa dell’acqua o i riflessi rossi del sole al tramonto sull’orizzonte. Le calette di Liguria sono ravvivate dai riverberi chiaroscurali sulle increspature mediterranee e diventano scenari privilegiati per un percorso della memoria che si snoda lungo i luoghi dell’esperienza personale e collettiva.
S’inaugura sabato 7 giugno 2014 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Rapsodie di mare” di Pierangelo Bottaro a cura di Mario Napoli. La mostra resterà aperta fino al 18 giugno 2014 con orario 15:30 – 19:00 dal martedì al sabato.
Quelli di Pierangelo Bottaro sono paesaggi sorprendenti. Lo spettatore si ferma di fronte a ciascun lavoro, attratto dalla luminosa precisione dei dettagli, e si chiede se sta guardando un dipinto o una fotografia. E il dubbio rimane anche osservando più da vicino la limpidezza spumosa dell’acqua o i riflessi rossi del sole al tramonto sull’orizzonte. Le calette di Liguria sono ravvivate dai riverberi chiaroscurali sulle increspature mediterranee e diventano scenari privilegiati per un percorso della memoria che si snoda lungo i luoghi dell’esperienza personale e collettiva. Così rivive un territorio incontaminato, mondo che si sta progressivamente dissolvendo, aggredito dalla frenesia della modernità, che qui resta ai margini per lasciare campo a una Natura ancora vergine, punteggiata di gialli, verdi e azzurri suggestivi. In questo universo di catarsi amniotica – quasi psicanalitica – l’Uomo è secondario, solo ipotetico, lontano. Queste opere sono improntate a un vedutismo panteistico che rivaluta la tradizione e l’importanza delle lente stagioni, scandite dai raccolti e dall’alternanza del ritmo circadiano. Lo sguardo incontra la magia totalizzante dei panorami marittimi che, riferendosi a una prospettiva regionalista, allarga la visuale individuale mantenendo però immutata la prospettiva interiore: ogni tela è innanzitutto un’analisi minuziosamente scientifica dei giochi di trasparenze ma diventa lo spazio per ritrovare una quiete perduta, senza però sfociare nelle rappresentazioni emozionali di stampo romantico. Si potrebbe quindi cercare un termine di paragone allontanandosi dalla scuola dei paesaggisti europei del XVII e XVIII secolo per accostarsi alla filosofia della Hudson River School statunitense: l’Arte deve esprimere principalmente le esigenze spirituali del singolo, trasponendole negli elementi visibili dell’ambiente. Anche l’uso del colore ricorda lo stretto dialogo tra la Digital Painting contemporanea e lo stile degli artisti americani dell’Ottocento, ma mentre questi scoprivano la bellezza ecologica di una nuova “Terra Promessa”, Bottaro riallaccia i fili del ricordo in scorci intimi, che invitano a tuffarsi nel passato. (Testo critico di Elena Colombo)
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