The Space that Remains: Yao Jui-Chung’s “Ruins” Series
The exhibition explores the "second life" of buildings, not through the perspective of manufacturers, users or administrators, but from the point of view of a reader. The prolific writer, art critic, photographer, painter and video artist Yao Jui-Chung (born 1969) started the project Ruins in the early 90s.
Organization: National Taiwan University of Arts Exhibitor: YAO Jui-Chung Curator: YANG Wen-I Coordinator: PDG Arte Communications Venue: Istituto Santa Maria della Pietà, Castello 3701 Preview: 5th, 6th June 2014 Open to the public: 7th June – 30th August 2014 Opening times: 10 am – 6 pm Extra Opening times: 10.00 – 20.00 on Fridays and Saturdays until 30th August Closed on Mondays (except 9th June 2014) Media enquiry: PDG Arte Communications pressoffice@artecommunications.com Yang Wen-I, curatore, National Taiwan University of Arts yangweni@gmail.com
From the considerable body of black and white photographs, all intense and poetic, were selected some of the best known works and a video, showing what remains of the original structures, residential chinese Han buildings, example of western architecture of the 19th century , and emblematic industrial ruins as if it were the post-war architecture present on an island-prison for political dissidents.
“Architecture” is not just about construction. Every man-made structure bears the germ of its own destruction, of its becoming a ruin. Ruins are architecture’s “other” that is waiting within, bound to become “The Space that Remains”. It is in reference to Giorgio Agamben’s essay “The Time that Remains” that this exhibition title has been chosen, a text discussing the “Letter to the Romans” and St. Paul’s role in early Christianity’s critical period of transition. Could there be something in that residual time, charged with messianic expectation, as Agamben suggests, that might contrapuntally be applicable to that what remains of buildings in our current, global post-capitalistic society? The exhibition, The Space that Remains: Yao Jui-Chung’s ‘Ruins’ Series, touches upon the afterlife of building not from the position of its makers, users, or providers, but from the act of a reader. In his passionate and idiosyncratic manner, Yao Jui-Chung (1969 - ) has been in search of discarded, unused, and abandoned buildings all over his home country since the early 1990s. As a result, he has gathered a significant documentary archive of black and white photographs of Taiwanese ruins. A prolific art writer, critic, photographer, painter and video artist, Yao deals with the objects of his photographic explorations by negating any systematic order and assuming perspectives and camera angles seemingly chosen at random, with no regard for completeness. All ruins are viewed from a personal point of view that is neither journalistic, nor documentary nor voyeuristic. Yet paradoxically, it is exactly from this random perspective that we experience a sense of closeness to these structures, becoming a reader ourselves, reflecting, intersubjectively, on the fate of the ruins and their past and future. While Giorgio Agamben’s The Time that Remains provided for the inspiration for the exhibition title, it is, however, Michel Serres’ Natural Contract that deserves more attention. Though circumscribed by nature, ruins are unequivocally man-made, yet have drifted out of the orbit of human awareness. Would a newfound responsibility for them, a “ruins contract”, not be appropriate to deal with these testimonies of former human activities? One of the general themes of this year’s Architecture Biennale is the concept of historical reflection, and it is a look back into the past – albeit an emotional, almost mystical one – that also informs this exhibition. Out of an impressive corpus of images, thirty intense and poetic black and white photographs grouped in several series and one video have been selected, that show remnants of aboriginal structures, unique Han Chinese residential buildings on the Pescadores Islands, erratic examples of 20th century Western-style architecture, iconic industrial ruins, and the somber postwar architecture on a prison island for political dissidents. National Taiwan University of Arts is very pleased to announce its second participation in La Biennale di Venezia. After the successful exhibition Rhapsody in Green, a Collateral Event of the 55th International Art Exhibition last year, NTUA is proud to be part of this year’s Biennale Architecture, presenting Yao Jui-Chung, one of the most engaged and prolific artists of Taiwan, with his photographic Ruins series created since 1991. It is our belief that this concise show, arranged in seven groups that pinpoint major themes in Taiwan’s history, will contribute to a new awareness of a question that is in fact a global one, namely the question how to deal with man-made structures that have ceased to be man-used.
The Space that Remains: Yao Jui-Chung’s “Ruins” Series
La mostra indaga la “seconda vita” degli edifici e non attraverso la prospettiva di costruttori, utilizzatori o curatori, bensì dal punto di vista di un lettore. Il prolifico scrittore di arte, critico, fotografo, pittore e video artista Yao Jui-Chung (classe 1969 ) ha avviato il progetto Ruins fin dai primi anni ’90.
Organizzatore: National Taiwan University of Arts Espositore: YAO Jui-Chung Curatore: YANG Wen-I Coordinatore: PDG Arte Communications Sede: Istituto Santa Maria della Pietà, Castello 3701 Vernissage: 5, 6 giugno 2014 Apertura al pubblico: 7 giugno – 30 agosto 2014 Orari di apertura: 10.00 – 18.00 Aperture straordinarie: 10.00 – 20.00 venerdì e sabato fino al 30 agosto Chiuso il lunedì (escluso lunedì 9 giugno 2014) Informazioni per la stampa: PDG Arte Communications pressoffice@artecommunications.com Yang Wen-I, curatore, National Taiwan University of Arts yangweni@gmail.com
Dal notevole corpus di fotografie in bianco e nero, tutte intense e poetiche, sono stati selezionati alcuni tra i lavori più conosciuti e un video, che mostrano ciò che resta delle strutture originali, gli edifici residenziali cinesi Han, esempio di architettura occidentale del 19esimo secolo, ed emblematiche rovine industriali come si trattasse di un’architettura del dopoguerra presente su di un’isola-prigione per dissidenti politici. L’architettura non riguarda solo la costruzione. Ciascuna struttura fatta dall’uomo porta il germe della sua distruzione, il suo farsi rovina. Le rovine sono architetture “altre” che attendono nel divenire, destinate a diventare “Lo Spazio che Resta”. Il titolo della mostra è stato scelto facendo riferimento a “Il Tempo che Resta” di Giorgio Agamben, un commento alla “Lettera ai Romani” e alla posizione di San Paolo nel periodo critico di transizione del primo Cristianesimo. Come suggerisce Agamben, ci può essere qualcosa in quel tempo residuo, caricato di un’aspettativa messianica, che per contrappunto sia applicabile a ciò che rimane degli edifici nell’attuale società globale post capitalistica? La Mostra The Space that Remains: Yao Jui-Chung’s ‘Ruins’ Series si sofferma sul concetto di vita dopo la morte di un edificio non secondo la posizione dei suoi costruttori, dei suoi destinatari o dei suoi operatori ma secondo l’azione di un lettore. A partire dagli anni Novanta Yao Jui-Chung (1969 - ) in modo appassionato e idiosincratico ha ricercato per tutto il suo paese d’origine edifici abbandonati, inutilizzati, scartati. Come risultato, ha riunito un archivio documentaristico di fotografie in bianco e nero di rovine Taiwanesi. Yao è un prolifico scrittore d’arte, critico, fotografo, pittore e video-artista e tratta gli oggetti delle sue esplorazioni fotografiche negando l’ordine sistematico, assumendo prospettive e angolature che sembrano casuali senza prestare attenzione alla loro completezza. Tutte le rovine sono riprese da un punto di vista personale che non è né giornalistico, né documentaristico e nemmeno voyeuristico. Paradossalmente è proprio da questa prospettiva casuale che noi sperimentiamo un senso di vicinanza rispetto a quelle strutture, diventando noi stessi lettori e riflettendo intersoggettivamente sulla sorte delle rovine, il loro passato e il loro futuro. Mentre “Il tempo che Resta” di Giorgio Agamben ha ispirato il titolo della mostra è tuttavia “Il Contratto Naturale” di Michel Serre a cui si deve una maggiore attenzione. Sebbene siano circondate dalla natura, le rovine sono inequivocabilmente realizzate dalla mano dell’uomo e nonostante ciò sono uscite fuori dall’orbita dell’umana consapevolezza. Non sarebbe forse appropriato un ritrovato senso di responsabilità, un “contratto delle rovine”, così da occuparsi di queste testimonianze di una precedente attività umana? Uno dei temi generali della Biennale di Architettura di quest’anno è il concetto di riflessione storica ed è il guardare al passato, sebbene esso sia emotivo, quasi mistico, che da forma anche a questa mostra. Le trenta fotografie in bianco e nero, intense e poetiche, raggruppate in serie ed un video, selezionati da un impressionante corpus di immagini, mostrano i residui di strutture aborigene, gli inconfondibili edifici residenziali cinesi della dinastia Han sulle Isole dei Pescatori, gli esempi stravaganti dello stile architettonico occidentale del XX secolo, le iconiche rovine industriali e la tetra architettura del dopoguerra sull’isola dove erano stati confinati i dissidenti politici. La National Taiwan University of Arts è lieta di annunciare la sua seconda partecipazione alla Biennale di Venezia. Dopo il successo dello scorso anno di Rhapsody in Green, evento collaterale della 55. Esposizione Internazionale d’Arte, NTUA è orgogliosa di prendere parte alla Biennale di Architettura di quest’anno presentando Yao Jui-Chung, uno degli artisti più impegnati e prolifici di Taiwan con la serie di fotografie “Ruins” create a partire dal 1991. Crediamo che questa breve mostra organizzata in sette gruppi che definiscono i temi maggiori della storia di Taiwan contribuirà ad una nuova consapevolezza su una questione che è in realtà globale ovvero come trattare con le strutture create dall’uomo che hanno cessato di essere usate dall’uomo.
YAO Jui-Chung Roaming around the Ruins Ⅳ - Gods & Idols Surround the Border (UFO Houses: The Monkeys) B &W Photo Print on Fine Art Paper 150×100 cm, 1993 Collection of Queensland Art Gallery, Australia
YAO Jui-Chung Roaming around the Ruins Ⅳ - Gods & Idols Surround the Border (UFO Houses: The Lovers) B &W Photo Print on Fine Art Paper 150×100 cm, 1993 Collection of the artist
YAO Jui-Chung Roaming around the RuinsⅡ-Far off Home (The Western-styled Buildings in Kinmen, III) B &W Photo Print on Fine Art Paper 140×105cm, 2005 Collection of the artist
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