Labirinti onirici - mostra personale di Alfredo Coppo
I disegni a grafite di Alfredo Coppo hanno la precisione delle incisioni ottocentesche e l’inquietudine sovraffollata di un dipinto di Hieronymus Bosch: proprio come hanno notato i critici, nelle opere allucinate dell’artista fiammingo “la profusione di realismo si sforzava di esprimere l’immateriale”.
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COMUNICATO STAMPA
Sabato 16 novembre 2013 ore 17:00 Palazzo Stella - inaugurazione
LABIRINTI ONIRICI mostra personale di Alfredo Coppo a cura di Elena Colombo
aperta fino al 30 novembre 2013 da martedì a sabato ore 15:30 – 19:00
Genova, SATURA art gallery
S’inaugura sabato 16 novembre 2013 alle ore 17:00 nelle suggestive sale di Palazzo Stella a Genova, la mostra “Labirinti onirici” di Alfredo Coppo a cura di Elena Colombo. La mostra resterà aperta fino al 30 novembre 2013 con orario 15.30 – 19.00 dal martedì al sabato.
I disegni a grafite di Alfredo Coppo hanno la precisione delle incisioni ottocentesche e l’inquietudine sovraffollata di un dipinto di Hieronymus Bosch: proprio come hanno notato i critici, nelle opere allucinate dell’artista fiammingo “la profusione di realismo si sforzava di esprimere l’immateriale”. Nei segni che giustappongono volti e case, flora e fauna s’intravedono città impossibili e vivai lussureggianti in cui i corpi si sciolgono nell’acido della non-narrazione. L’insieme – conturbante e affascinante – ricorda un racconto di Clarice Lispector, quello in cui lei raggiunge il Giardino Botanico in uno stato di semi-incoscienza e lì, spersa su di un sentiero poco battuto, viene quasi inghiottita dal ciclo della Natura che incessantemente imputridisce e rinasce. Non c’è modo di sfuggire a questo circolo, così come non si può uscire dalle maglie di un sistema pervasivo che ci circonda e ci avviluppa con una sovrabbondanza d’informazioni e stimoli. Paradossalmente il moltiplicarsi delle possibilità crea la totale paralisi sensoriale e l’osservatore si smarrisce, cercando una via percorribile fra i mille canali cognitivi che restano socchiusi come i cassetti di Salvador Dalí. Lo sguardo prova a seguire tutte le diramazioni che gli si aprono davanti. È in questo contesto tragico che l’ottimismo è sovrastato dall’urlo distorto di un’indifferente ingiustizia quotidiana, amplificata dalle connessioni. È il grido muto delle vittime di “Guernica” che s’insinua nei mercati pieni delle piazze di Renato Guttuso. Qui i minuti profili che emergono dal fondo scuro equivalgono all’effetto che Picasso otteneva con la drammatica contrapposizione di bianchi e neri, ma c’è una notevole differenza: laddove la frammentazione cubista definiva tasselli nettamente geometrizzati, il passaggio ripetuto dei tratti rende le superfici lucide e quasi tattili, accartocciando la carta come se si trattasse di un’antica pergamena. Le opere hanno quindi la potenza descrittiva di un ex libris vittoriano e, con la contemporaneità di un titolo tagliente, parlano al presente pescando nella memoria individuale, fatta di immagini sparse che formano uno scenario onirico.
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