La Divina Commedia di Dante, le Elegie Duinesi di Rainer Maria Rilke, La Terra Desolata di Thomas Sterns Eliot: tre poemi lividi e illuminanti sulla condizione umana riuniti in prima assoluta nello spettacolo DEL PURGATORIO, dall’11 aprile in scena al Teatro OFFICINA con la regia di Maria Arena e l’interpretazione di Emanuela Villagrossi. Al centro, un essere umano dolente e nostalgico eppure in movimento e aperto al nuovo, segnato dalla insopprimibile speranza di chi deve ridare continuamente senso al proprio essere nel mondo. La scelta dei brani recitati e letti, effettuata con l'incoraggiamento e la guida preziosa di Franco Loi, pone come centrale nel nostro Del Purgatorio la dolorosa consapevolezza di una condizione desolata che dà però origine a una spinta al superamento, si volge verso la trascendenza. L'occhio dei poeti ci aiuta a non distogliere lo sguardo e a non chinare il capo di fronte al nostro difficile essere nel tempo. Emanuela Villagrossi. Uno spettacolo di poesia che risponde al bisogno di sentire parole altre, di vedere diverso, di lavarsi la faccia con la rugiada, come il gesto di Virgilio su Dante dopo la scura notte dell'Inferno prima di incamminarsi verso l’aurora del Purgatorio. Nel percorso tracciato attraverso i tre poemi si incontrano diversi personaggi e tra gli altri: Casella, l'amato amico di Dante che lo rasserenava con i suoi dolci versi, la nostalgica Pia de Tolomei, Beatrice con la forza della donna salvifica e poi le presenze ngeliche di Rainer Maria Rilke. Infine, con Thomas Sterns Eliot, si avvicina lo sguardo cieco per troppa vista di Tiresia, una donna che aspetta il ritorno del marito dal fronte e le schiere di chi, da quel fronte o da altri, non è mai tornato. In uno spazio scenico curato e lineare, la parola poetica viene amplificata con l’aiuto del suono e dell’immagine: le ambientazioni sonore di Stefano Ghittoni sono ispirate a brani di musica leggera, perché solo a questi estremi opposti, poesia alta e canzonetta, si puo’ sfuggire la retorica; i disegni realizzati appositamente dall'artista Stefano Arienti fanno scaturire, attraverso il segno e il colore, un più intimo significato da immagini comuni e ne rivelano la forza ed essenza originaria. |