Drammaturgia originale: Federico Guerri
Adattamento scenico: Alice Bachi
Assistenza tecnica: I Macelli Staff
Il progetto
Nella notte tra il 25 e il 26 agosto 1992 iniziò il bombardamento della biblioteca di Sarajevo. La Viječnica fu distrutta dai proiettili incendiari dell’esercito serbo bosniaco, e migliaia di libri bruciarono nel rogo.
L’edificio della Viječnica fu costruito negli ultimi anni dell’800 secondo la volontà delle autorità austroungariche, le quali decisero di costruire l’edificio per dimostrare la loro potenza e per rendersi amici i musulmani locali scegliendo, secondo la loro opinione, uno stile orientale. Al termine della Seconda Guerra mondiale, il palazzo assunse un ruolo completamente diverso. Sede dell’Accademia delle Scienze, venne cominciata la raccolta di libri per costituire la cosiddetta biblioteca nazionale e universitaria. Contenitore di un enorme e prezioso tesoro con al suo interno anche aule dove accogliere gli studenti,diventò presto un polo culturale attrattivo e d’incontro molto frequentato dai giovani, se non che un simbolo forte della capitale e della sua cultura multietnica. A dimostrazione della sua connotazione di centro d’arte a servizio dei cittadini c’è il fatto che Vladimir Vlado Vojnović, uno dei pittori più famosi e rappresentativi, aveva il suo studio proprio in cima di una delle tre torri. Dopo la distruzione della Viječnica è cominciata la sua ricostruzione, durata oltre vent’anni con un’enorme impiego di forze, che ha portato il 18 settembre scorso allo smantellamento delle impalcature e alla riscoperta della bellezza di uno dei simboli della capitale bosniaca, la Vijećnica, la cui apertura al pubblico è prevista nel maggio del 2014.
Alice Bachi, attrice diplomata al Piccolo Teatro di Milano, ha realizzato in co-produzione con il Teatro I Macelli di Certaldo uno spettacolo teatrale che racconta, in modo del tutto nuovo e personale, questa enorme tragedia socio-culturale vissuta dalla popolazione bosniaca, che ha visto distruggere uno dei suoi simboli culturali più importanti nel mondo. “Miss Sarajevo Assediata”è anche il racconto in prima persona di una giovane donna, protagonista spaventata e incredula dell’orrore accaduto alla sua città, alle persone, alla sua amata biblioteca e al tesoro contenutovi, ma non per questo remissiva e incapace di volere, nel suo piccolo, fare qualcosa. Porta con sé cinque libri salvati dal rogo della Vijecnica, “perché noi siamo le storie che ci vengono raccontate”, e questo le permette di raccontare gli orrori subiti; e soprattutto pone in evidenza, attraverso il dialogo assurdo che la protagonista instaura con il cecchino che la tiene sotto tiro, l’insensatezza di una guerra basata sull’irrazionale ideale di sopraffazione di un etnia su un’altra etnia. Proprio in occasione della conclusa ricostruzione e futura riapertura della Vijećnica. I Macelli Teatro insieme ad Alice Bachi vogliono realizzare, un più ampio e ambizioso progetto, un percorso teatrale d’intrattenimento a scopo educativo, che vede lo spettacolo teatrale protagonista nelle biblioteche di tutta Italia, aderenti al progetto, in cui verrà messo in scena, come veicolo di messaggi sulla tutela e conservazione del patrimonio librario.
Tutto parte dal testo e tutto è iniziato da un testo.
“..le bosniache nel tempo di guerra/ avevano degli occhi assai più belli/ perché la morte vicina nobilita/ e rende irripetibile la vita.” (P. Rumiz)
Aida è una giovane ragazza di Sarajevo, che ha vissuto l’incendio della Vijecnica, che ne è uscita viva, che porta con sé, sempre, i cinque libri che salvò durante quell’incendio, che adesso vuole partecipare a Miss Sarajevo, l’edizione del 1993. Vorrebbe partecipare, ma un cecchino l’ha presa di mira, si è dovuta rifugiare nella Vijecnica- ancora la Vijecnica-.
I giorni passano, ha sempre più fame, è sempre più stanca. Parla, continua a parlare, perché non le resta che questo: parlare con quest’uomo, che vuole, deve ucciderla, proprio perchè è in trappola come lei.
“Chi è la bestia e chi è la bella a Sarajevo?”
Tra rimandi continui alla letteratura occidentale, Aida prende il pubblico per mano e lo porta dentro Sarajevo, dentro l’Assedio, dentro i suoi libri, che le permettono di evadere dalla clausura delle macerie, per poi tornare inevitabilmente alla realtà, ai topi, alla fame, alla paura.
Lo spettacolo si modifica e si muove nei margini labili del momento del “qui e ora”: quanto siamo disposti a concedere e concederci? |