Nel 2013 il Teatro Massimo di Palermo festeggia il bicentenario della nascita di Richard Wagner con una nuova produzione del Ring des Nibelungen Inaugurazione di stagione con
Das Rheingold
Regia di Graham Vick, sul podio Pietari Inkinen
Palermo, Teatro Massimo dal 22 al 31 gennaio 2013 Anteprima giovani Under30: venerdì 18 gennaio ore 18.30
Per la prima volta nella sua storia, il teatro palermitano produrrà un nuovo allestimento del “Ring des Nibelungen”, indiscusso capolavoro wagneriano, programmandolo in un'unica stagione. Sarà un un nuovo e imponente progetto artistico per il 2013 ideato in coincidenza con il bicentenario della nascita di Richard Wagner, compositore non troppo frequente sulle scene palermitane. A inaugurare la nuova Stagione il 22 gennaio sarà naturalmente “Das Rheingold” (L'oro del Reno) “prologo” della sagra scenica concepita per libretto e musica da Wagner.
Il “Ring” verrà allestito con la regia di Graham Vick – uno dei più importanti registi di teatro musicale di oggi, particolarmente legato al Teatro Massimo – con le scene e i costumi di Richard Hudson, i movimenti mimici di Ron Howell e le luci di Giuseppe Di Iorio: uno spettacolo appositamente ispirato e concepito per gli spazi del grande teatro palermitano che saranno coinvolti interamente dall'allestimento. A dipanare le trame sonore wagneriane, sul podio dell'Orchestra del Teatro Massimo ci sarà una fra le più interessanti bacchette di oggi, il finlandese Pietari Inkinen già noto al pubblico palermitano per alcuni appuntamenti sinfonici di rilievo. Gli interpreti vocali saranno naturalmente celebri specialisti di questo repertorio; per “Das Rheingold” ci saranno fra gli altri Franz Hawlata (Wotan), Sergei Leiferkus (Alberich), Robert Brubaker (Mime).
Questo nuovo “Ring” è interamente prodotto dal Teatro Massimo e messo in calendario ad apertura e chiusura della Stagione 2013: “Das Rheingold” (22-31 gennaio), “Die Walküre” (21 febbraio – 3 marzo), “Siegfried” (19-30 ottobre), “Götterdämmerung” (23 novembre – 4 dicembre). Si tratta indubbiamente dell'evento musicale dell'anno che sta attirando in città moltissimi appassionati da tutto il mondo. Il Teatro Massimo che, quando Wagner era a Palermo, nel 1881, era in fase di costruzione, ha da sempre mostrato attitudine per i titoli wagneriani, con una predilezione per “Lohengrin” (già nella seconda stagione del 1898 fino ad arrivare all'ultima edizione del 2009), senza tralasciare una rarità come “Das Liebesverbot” (in prima italiana nel 1991). Tuttavia le esecuzioni wagneriane sono diventate sempre più sporadiche negli ultimi quarant'anni: l'occasione del bicentenario della nascita è apparsa quindi ottimale per presentare una nuova produzione del “Ring”, per la prima volta a Palermo in un'unica stagione. Gli appassionati ricorderanno ancora probabilmente l'edizione divisa in due anni che si vide al Massimo nel 1970 e nel 1971, diretta da Lovro von Matacic con un allestimento proveniente dal Teatro di Ginevra.
“Mettere in scena il Ring – ha dichiarato il regista Graham Vick – è una sfida che raccolgo sempre con entusiasmo; l'ho già affrontata a Lisbona ma soprattutto nel mio teatro a Birmingham dove ho presentato una mia versione cameristica in due sere che ha avuto molto successo. In più, si aggiunge il piacere di lavorare in un teatro come il Massimo di Palermo che amo moltissimo, che ha dimostrato negli ultimi anni una maturazione artistica e gestionale significativa, che cerca di rinnovare costantemente la proposta culturale e che, alla luce dei suoi traguardi, esige maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Considerando le caratteristiche di questo nuovo progetto del Teatro Massimo, sto preparando un “Ring” per un pubblico che non l'ha mai visto, un pubblico fresco, entusiasta e interessato come quello di Palermo. L'idea nasce dal Teatro stesso e dall'atmosfera che sprigiona. Fra gli elementi che mi affascinano del Ring, c'è la possibilità di interpretarne le tematiche in modo cosmopolita, senza tempo, e non soltanto secondo gli stereotipi germanici. Sono poi molto stimolato dai tempi stretti imposti dalle esigenze di programmazione: saranno quattro nuovi spettacoli da mettere in scena in successione e tenere uniti nei significati. Senza contare che è divertente lavorare intorno a una grande “favola sul potere e i soldi” in un momento in cui se ne lamenta ovunque la mancanza!”.
das rheingold - Argomento scena I Nel fondo del Reno. Le Ondine, ninfe custodi dell’oro del Reno, si rincorrono allegramente. Alberico, della stirpe dei Nibelunghi, tenta invano di possederle. Quando però viene a conoscenza dei poteri dell’oro – chiunque, dopo aver rinnegato l’amore, se ne impossessi e ne forgi un anello diverrà padrone del mondo – Alberico rinnega l’amore e ruba l’oro. scena II Regione libera su vette montane. Il dio Wotan ha incaricato i giganti Fafner e Fasolt di edificare una nuova dimora per gli dei, promettendo in compenso Freia, dea della giovinezza e dell’amore. Ma ora, indotto dalla sposa Fricka, cerca di eludere l’impegno con l’aiuto dello scaltro Loge, dio del fuoco. Questi narra il furto compiuto da Alberico e gli illimitati poteri dell’oro del Reno. I giganti decidono di barattare l’oro al posto di Freia, prendendo in ostaggio la dea fino alla loro ricompensa. Privati del dono della giovinezza eterna, gli dei iniziano a invecchiare. Wotan ordina a Loge di guidarlo nel regno dei Nibelunghi dove si impossesserà dell’oro per riscattare Freia. scena III Nibelheim. Forte del potere conquistato, Alberico ha reso schiavi i Nibelunghi, portando con sé non solo il magico anello ma anche un elmo prodigioso forgiato dal fratello Mime, che rende invisibili e permette sorprendenti metamorfosi. Edotti di tutto ciò da Mime, Wotan e Loge incontrano Alberico che, istigato da Loge, ostenta i propri poteri trasformandosi in drago. Ma Loge insinua che trasformarsi in qualcosa di molto piccolo sarebbe troppo difficile, quindi Alberico si trasforma in rospo e Wotan e Loge lo catturano. scena IV Regione libera su vette montane. Wotan e Loge costringono Alberico a consegnare loro il tesoro. Quando il Nibelungo viene costretto a consegnare anche l’anello, lancia una tremenda maledizione: l’anello recherà dolore e morte a tutti coloro che ne verranno in possesso. Con l’oro accumulato Wotan riscatta Freia, ma i giganti pretendono che l’anello sia compreso nel bottino. Wotan dapprima rifiuta, poi, esortato da Erda, la divinità della terra, accetta e Freia torna libera. La maledizione di Alberico si avvera immediatamente: nel corso di una lite per il possesso dell’anello, Fafner uccide Fasolt. Mentre gli dei si incamminano verso la loro nuova dimora, il Walhalla, dalle acque del Reno giungono i lamenti delle Ondine.
22 - 31 gennaio DAS RHEINGOLD Wotan Franz Hawlata Donner Eric Greene Froh Alex Wawiloff Loge Will Hartmann Alberich Sergei Leiferkus Mime Robert Brubaker Fasolt Keel Watson Fafner Christian Hübner Fricka Anna Maria Chiuri Freia Stephanie Corley Erda Ceri Williams Die Rheintöchter Ana Puche Rosado (Woglinde), Christine Knorren (Wellgunde), Lien Haegeman (Flosshilde)
Martedì 22 gennaio, ore 20.30 Turno Prime Giovedì 24 gennaio, ore 18.30 Turno B Domenica 27 gennaio, ore 17.30 Turno D Martedì 29 gennaio, ore 18.30 Turno C Giovedì 31 gennaio, ore 20.30 Turno F
Pietari Inkinen direttore Pietari Inkinen, violinista e direttore d’orchestra finlandese, è dal 2008 Direttore Musicale della New Zealand Symphony Orchestra con la quale è protagonista di numerose tournée internazionali e incisioni per l’etichetta Naxos (fra cui l’integrale delle sinfonie di Sibelius) che hanno ricevuto notevoli consensi dalla critica. Dal 2009 è anche Direttore Principale Ospite della Filarmonica Giapponese, incarico che affianca a numerosi inviti delle principali orchestre mondiali fra cui la Staatskapelle di Dresda, la Deutsches Symphonie Orchester di Berlino, la Gewandhaus di Lipsia, la Bayerische Rundfunk, la WDR di Colonia, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la Filarmonica della Scala, l’Orchestra Sinfonica della Radio Viennese, la Filarmonica di Rotterdam, la Sinfonica della BBC, la CBSO, la Filarmonica di Israele e l’Orchestre Philharmonique de Radio France di Parigi. Numerosissime le collaborazioni con i più noti solisti di oggi, dai violinisti Vadim Repin, Hilary Hahn e Nikolaj Znaider, ai pianisti Jean Yves Thibaudet e Alexander Toradze. In campo operistico ha diretto diverse produzioni al Teatro dell’Opera Nazionale finlandese e alla Monnaie di Bruxelles; nel 2012 ha debuttato a Berlino con l’opera Eugene Onegin. I suoi più recenti successi discografici, con musiche di Brahms e Sibelius, sono incisi per Naxos.
Graham Vick regia Considerato fra i più importanti registi d’opera di oggi, è direttore artistico della Birmingham Opera Company. Collabora con i principali teatri del mondo fra cui la Scala di Milano, il Metropolitan di New York, il Covent Garden di Londra. Fra le sue regie di maggior successo ricordiamo Macbeth e Otello (Teatro alla Scala, anche in tournée in Giappone), Moses und Aron e Il trovatore (Metropolitan), La dama di picche (Chicago), Don Carlos (Opéra-Bastille), Ernani (Staatsoper di Vienna), Rigoletto (Madrid, Palermo e Firenze), La traviata e Anna Bolena (Verona), Die Zauberflöte (Salisburgo), Manon Lescaut (Venezia). Molte delle sue regie sono documentate in video (come per esempio La dama di picche, Evgenij Onegin, Ermione, Falstaff, Lulu, Manon Lescaut, Pelléas et Mélisande, The Rape of Lucretia e War and Peace). Frequentatore assiduo del teatro wagneriano, se ne ricordano il Tannhäuser (San Francisco), Parsifal (Parigi), Meistersinger (Londra) e Tristan und Isolde (Berlino). Portano la sua firma numerose creazioni contemporanee e prime mondiali fra cui Outis di Luciano Berio alla Scala (1996), Life is a Dream di Jonathan Dove e Mittwoch aus Licht di Stockhausen per la Birmingham Opera Company. Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia, è professore onorario di musica alla Birmingham University e nel 2009 ha ricevuto il titolo di Commander of the Order of the British Empire. Ha ricevuto il Premio Abbiati come miglior regista quattro volte una delle quali, nel 2010, per Die Gezeichneten di Schrecker al Teatro Massimo e, nel 2012, ancora una volta per il Mosè in Egitto di Rossini come miglior spettacolo. Fra gli altri riconoscimenti da lui ottenuti anche il South Bank Show Award per l’opera lirica.
Richard Hudson scene e costumi Nato nello Zimbabwe, si è formato alla Wimbledon School of Art. Ha lavorato fra gli altri al Festival di Glyndebourne, al Covent Garden, al Met, alla Scala, al Maggio Musicale, alla English National Opera, alla Scottish Opera, alla Kent Opera, alla Opera North, alla Wiener Staatsoper, e nei teatri d’opera di Monaco di Baviera, Chicago, Copenhagen, Atene, Bregenz, Amsterdam, Zurigo, Barcelona, Madrid, Bruxelles, Houston e Washington. Suoi progetti sono andati in scena anche allo Aldeburgh Festival, per il Royal Ballet, per la Royal Shakespeare Company, per il National Theatre, per il Royal Court, per Almeida and Young Vic. Nel 1988 ha vinto l'Olivier Award per la stagione di spettacoli dello Old Vic, ha quindi ottenuto un Tony Award per The Lion King nel 1998. È Royal Designer for Industry (RDI). Nel 2003 ha vinto la medaglia d’oro per le scene della Quadriennale di Praga e nel 2005 ha ottenuto una laurea honoris causa dall’Università del Surrey. Fellow del Royal Welsh College of Music and Drama e Companion del Liverpool Institute for Performing Arts, ha realizzato di recente Rushes, Goldberg Variations e Invitus Invitam (Royal Ballet e Covent Garden), Rigoletto (Wiener Volksoper), Armida (Met), Tamerlano (Royal Opera, Covent Garden), Lo Schiaccianoci (American Ballet Theatre) Die Entfuhrung aus dem Serail (Opera di Roma), Dumbarton (American Ballet Theatre), I costumi per La Nuit de Gutenberg (Opera National du Rhin), Romeo and Juliet (National Ballet of Canada), Terre et Cendres (Opera de Lyon).
Ron Howell movimenti mimici Formatosi alla Nottingham Academy of Speech & Drama, si è perfezionato alla London School of Contemporary Dance. Ha lavorato in tutti i più importanti teatri del mondo, dalla Scala al Metropolitan, dal Covent Garden al Kirov, collaborando con registi come Francesca Zambello, Peter Stein, Keith Warner e soprattutto, da più di sedici anni, con Graham Vick, e con direttori d’orchestra come sir Bernard Haitink, Valery Gergiev, James Levine, Ricardo Muti e Vladimir Jurowski. è Associate Director e Movement Director & Choregrapher della Birmingham Opera Company ed è stato Associate Director at the Royal Opera House e coreografo alla Glyndebourne Festival Opera e al Teatro Verdi di Ravenna.
Giuseppe Di Iorio luci Attivo sin dal 1992, ha curato le luci per innumerevoli spettacoli operistici oltre che di danza e di teatro di prosa. Sin dall’inizio ha collaborato con importanti registi come Stephen Medcalf, Paul Curran e Graham Vick, affrontando un ampio repertorio che va dal barocco all’età contemporanea. Altrettanto ampia è la lista dei teatri dove ha svolto il suo lavoro, che oltre a comprendere tutti i principali palcoscenici inglesi annovera anche il Regio di Torino, il Carlo Felice di Genova, l’Opera di Roma, il Comunale di Bologna, il Teatro Massimo di Palermo.
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