Piccolo Teatro Strehler dal 15 gennaio al 10 febbraio 2013
Il panico
di Rafael Spregelburd traduzione Manuela Cherubini regia Luca Ronconi scene Marco Rossi costumi Gianluca Sbicca luci A J Weissbard suono Hubert Westkemper trucco e acconciature Aldo Signoretti con (in ordine alfabetico) Riccardo Bini, Francesca Ciocchetti, Clio Cipolletta, Fabrizio Falco, Iaia Forte, Elena Ghiaurov, Lucrezia Guidone, Manuela Mandracchia, Valeria Milillo, Maria Paiato, María Pilar Peréz Aspa, Valentina Picello, Paolo Pierobon, Alvia Reale, Bruna Rossi, Sandra Toffolatti produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
“Lo sguardo di Spregelburd sul presente – spiega Ronconi – in questa commedia è ludico e divertito. Il panico, per l’autore, non è tanto un peccato nel senso medievale del termine, quanto una colpa del presente. È lo stato d’animo che si genera tra persone affannate a rincorrere una vita in cui tutti svolgono due, tre lavori contemporaneamente, si arrabattano come possono e inseguono come pazzi, è il caso dei protagonisti, le chiavi smarrite di una cassetta di sicurezza. In questa situazione, anche la morte appare ridicola, in una generale confusione impanicata”. In un mondo complesso, in cui a ciascuno di noi pare di vivere un’esistenza su più piani spaziali e temporali, tra economie impazzite e conflitti fra nazioni, decodificare la realtà è impossibile e inutile. La storia di una strana famiglia alle prese con un’eredità chiusa in una cassetta di sicurezza di cui è stata smarrita la chiave, le vicende di un’agente immobiliare che non riesce ad affittare un appartamento infestato dagli spiriti e un ensemble di ballerine che sta provando un nuovo spettacolo diventano una, mille, centomila chiavi che aprono altrettante porte dalle quali spiare l’indecifrabile commedia umana. Chi è morto non sa di esserlo, chi è vivo, naturalmente, non “vede” i morti, una forma di panico ridicolo attanaglia chiunque. Tutto, anche ciò che di più tragico c’è, è sempre letto attraverso il filtro dell’ironia e della dissacrazione, ricorrendo alle lenti deformanti del cinema horror, della letteratura, delle telenovelas, della pubblicità, in un contesto in cui l’ideologia e la politica sono state sostituite dalla fiction. |