Dal 29 novembre 2012 al 1 aprile 2013 il MACRO presenta la mostra Secret Garden dell’artista camerunense Pascale Marthine Tayou, tra i più significativi protagonisti della scena artistica contemporanea internazionale, a cura di Bartolomeo Pietromarchi. Per la sua personale al MACRO l’artista lavorerà in situ in stretta connessione con gli spazi espositivi dedicandosi, come suggerisce il titolo, alla magia dei luoghi e al fascino della luce e delle forme architettoniche del museo, sfruttando l’altezza e la singolare estensione della Sala Enel. Due opere hanno anticipato questa grande mostra: Plastic Bags, una gigantesca installazione di oltre 10 metri d’altezza esposta nella Hall del museo da marzo 2012 e l’opera site-specific Crazy Wall. The Red Line realizzata per la mostra NEON. La materia luminosa dell’arte. Entrambe le opere faranno parte della mostra Secret Garden. Inoltre saranno presentate le installazioni The Magic Calabash, composta da un’enorme quantità di zucche sospese, e Black Diamonds, in cui strutture in ferro dalla forma di diamante scendono dall’alto. Entrambe le opere sono ripensate appositamente per il museo in un nuovo allestimento. Completano l’esposizione i recenti lavori realizzati per il Musée d'Aquitaine di Bordeaux, come la serie di sculture Poupées Pascale vestite di cioccolato ed esposte su colonne greche, i Sauveteur Vendor e Masques, eseguite in cristallo e materiali vari, e le stampe fotografiche di grandi dimensioni Les Fresques. Tutte opere che mettono in scena quello che nell’immaginario occidentale è l’esotismo africano, intriso di energia e vitalità, ma anche complesso e contraddittorio. Il lavoro dell’artista, così come il suo nome declinato al femminile, è deliberatamente eterogeneo ed indefinibile, elusivo rispetto agli schemi predeterminati. La definizione del processo poetico di Tayou, sospeso tra il racconto eccentrico e colorato del quotidiano e la necessità di mescolare culture, situazioni, peculiarità umane e geografie non è di facile identificazione. Denominatore comune delle sue opere è l’idea di viaggio, non solo fisico ma anche mentale, che si manifesta come un incessante nomadismo geografico e culturale anche nella scelta di materiali (scarti e detriti urbani o oggetti quotidiani provenienti spesso dal luogo in cui si trova a lavorare). Quella del viaggiatore per l’artista non è solo una condizione di vita, ma anche una condizione psicologica, d’incontro con l’altro da sé, in grado di sovvertire i rapporti sociali, gli assetti politici, economici e simbolici del nostro vivere: “È una certezza che viaggiare sia la speranza di incontrare la magia che nasconde i misteri del razionale umano”. Ogni suo nuovo progetto espositivo è concepito come celebrazione della vita ed esperienza relazionale con il tutto, con il luogo, le persone, la cultura, la storia, la materia e gli oggetti: “Nelle mie installazioni cerco semplicemente di essere umano; in esse tutto accade come nella quotidianità… il mio solo calcolo è la voglia di dare tutto a chi mi fa dono del proprio tempo.”
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