24 novembre 2012 - Teatro Garibaldi Aperto (Palermo)
Teatro Forsennato/Dario Aggioli presenta
GLI EBREI SONO MATTI
Premio Giovani Realtà del Teatro 2011 Premio Festival Anteprima 89 - edizione 2012 Menzione Speciale al Premio TUTTOTEATRO.COM alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2010
con Dario Aggioli, Angelo Tantillo costumi e scene Arianna Pioppi, Medea Labate maschere realizzate in gioventù da Julie Taymor organizzazione Carla Damen aiutoregia Eleonora Leone ideato e diretto da Dario Aggioli
prodotto in collaborazione con Teatro SpazioZeroNove e La Riunione di Condominio
Spettacolo dedicato alla memoria del Prof. Ferruccio Di Cori.
PRESENTAZIONE SPETTACOLO Durante il ventennio fascista, Enrico viene ricoverato in un manicomio in una clinica vicino Torino, lontano dai suoi cari, dalla sua città e dai discorsi del Duce, da lui tanto amati. Ferruccio ebreo romano costretto a fuggire per l’ennesima volta, viene ricoverato in un manicomio vicino al confine, sotto un altro nome: Angelo. Il professore che dirige la casa di cura per insegnargli a comportarsi come un malato di mente, lo mette in stanza con Enrico, uno dei più innocui tra i degenti. Ferruccio per imparare ad essere un altro, si confronta con Enrico che non riesce ad essere più se stesso da tempo. Un matto vero fascista e un matto falso ebreo raccontano la tragedia delle leggi razziali attraverso la comicità della situazione.
Lo spettacolo si ispira ad un evento veramente accaduto: nella casa di cura per malattie mentali “Villa Turina Amione”, l’allora direttore, il professor Carlo Angela, padre del noto presentatore televisivo, offrì rifugio a numerosi antifascisti ed ebrei, confondendoli con i degenti. Per raccontare la patologia di Enrico, un tipo di demenza romanzata con tratti autistici, verranno utilizzate alcune particolari maschere realizzate in gioventù da Julie Taymor, regista di Titus e di Frida. Si ringraziano Marina Antonucci per la gentile concessione delle maschere utilizzate e Susan El Sawi per la gentile collaborazione.
RICONOSCIMENTI
Il progetto ha vinto con il secondo studio IL PREMIO GIOVANI REALTà DEL TEATRO 2011 con la seguente motivazione: “Attraverso l'intreccio di storia e finzione, mimetismo e metafora, vernice comica e sottofondo tragico, “Gli ebrei sono matti” di Teatro Forsennato svela una situazione di ambiguità, collocata in spazi e tempi precisi (le leggi razziali del '38). A questo stimolo gli interpreti rispondono con efficacia ed aderenza fisica. L'insieme lascia presagire un positivo e adeguato sviluppo drammaturgico e spettacolare.”
Il progetto ha vinto il "Premio Festival Anteprima 89 - edizione 2012" con la seguente motivazione: Per aver raccontato con grande intensità interpretativa una vicenda umana toccante, immersa nella stagione del buio della ragione umana, in sottile equilibrio tra i temi della pazzia individuale e della follia di massa, con stile essenziale e al tempo stesso ricercato, la compagnia TEATRO FORSENNATO con lo spettacolo GLI EBREI SONO MATTI.
Il progetto ha ricevuto la la Menzione Speciale al Premio TUTTOTEATRO.COM alle arti sceniche “Dante Cappelletti” 2010 con la seguente motivazione: “Dedicato a una delle ferite non ancora cicatrizzate della coscienza civile italiana - quella delle vergognose leggi razziali - il progetto GLI EBREI SONO MATTI di Teatro Forsennato riesce senza pregiudizi a far riflettere, l'una nell'altra, due diversità: la condizione etnica e quella della follia, unite in un racconto che richiama le tematiche dei romanzi di Giorgio Bassani e al tempo stesso mostra una toccante prova d'attore e un efficace uso della maschera.”
RASSEGNA STAMPA
I toni patetici su cui indugia la rappresentazione della pazzia e a cui allude la tragedia storica di contorno non rinunciano mai all’ironia: la parlata cantilenante, piena di ripetizioni e rimandi, ha sul pubblico un effetto magnetico e conquista la partecipazione, così come la discesa in platea a guardare in faccia e interpellare gli spettatori – tratto molto usato dal Forsennato, che da sempre lavora su improvvisazione a canovaccio. In questa diretta semplicità risiede la forza principale dello spettacolo. Con la stessa agilità con cui le maschere scandiscono l’immaginario di normalità e devianza, realtà storica e sintesi poetica si danno il cambio consegnando il racconto completamente in mano agli attori. Sergio Lo Gatto (Teatro e Critica) 14/04/2012
[...] questo è il quadro. A renderlo penetrante provvedono i due attori, Dario Aggioli e Angelo Tantillo, con il loro processo di interpretazione-immedesimazione: se l’uno è il pazzo vero, che costruisce il ritratto della paranoia con frenetica gestualità e ossessivi saliscendi vocali, l’altro è il pazzo presunto, il quale alla mimesi della malattia alterna parentesi e sfoghi di un colloquiare “normale” che, in quella cornice risulta forse ancora più straniante. L’uso delle inquietanti maschere realizzate dalla regista Julie Taymor sottolineano le diverse identità che agitano la mente disturbata di Enrico, così come le concitate voci fuori campo o le incursioni dei personaggi tra gli spettatori, contribuiscono a fornire ulteriori, inattese sollecitazioni a una rappresentazione capace di lasciare il segno per il tasso di umanità da cui risulta pervasa tra desolazione e humour, che non si sa da dove o perché arrivi, ma arriva. Applausi scroscianti al passaggio vicentino di poche sere fa. Antonio Stefani (Il Giornale di Vicenza) 25/04/2012
Un allestimento che si basa sempre e comunque su un canovaccio, aperto ad ogni possibile modifica e variazione anche in scena. Ma tale è l’affiatamento e la sincronia tra i due attori, da spiazzare lo spettatore su ciò che è prefissato oppure inventato al momento. Ciò che arriva, grazie alla loro bravura, è la lettura di un dramma (quello legato alle leggi razziali del ’38) che si toglie da un cliché troppo spesso utilizzato, fatto di situazioni e scelte registiche ripetitive per entrare nella verità della Storia, con intuizioni di convincente impatto e originalità. Dove follia e realtà non hanno più un preciso e netto contorno e la demarcazione sfuma nel segno di un’amicizia che diventa scelta sacrificale. Calorosi e meritati gli applausi e come sempre interessante il “dopo scena” con spettatori e attori. Antonio Dalpiaz (L’Adige) 22/04/2012
Enrico è autistico e Aggioli lo interpreta con realismo toccante, l’attore ha effettivamente lavorato con persone autistiche ed è in grado di rappresentarne i tic e le ossessioni in maniera senz’altro credibile e ricca di ironia, Tantillo è continuamente in bilico tra l’imbarazzo di doversi fingere quello che non è per salvarsi e l’affetto sincero che sviluppa verso Enrico. Lo spettacolo non ha un testo definito, i due interpreti improvvisano ogni sera [..] Siamo di fronte ad un esperimento forte, che merita di essere visto per la capacità di mostrare la crudeltà delle leggi razziali in un modo nuovo, anche comico; inoltre l’utilizzo delle maschere rende articolato il racconto e sottolinea con arte la doppiezza di ognuno di noi, il contrasto tra almeno due anime racchiuse in ogni uomo e in ogni personaggio. Elena Scolari (peneeacqua.inf) 28/05/2012
“I pazzi sono fuori non cercateli qui” cantava Roberto Vecchioni 40 anni fa. Ed è questo lo spirito che anima lo spettacolo Gli Ebrei sono matti, andato in scena con successo per il ToscolanoMadernoArtFestival, venerdì sera nella Valle delle cartiere. [...] Il matto e l’ebreofiniscono quasi per fare amicizia, ma l’arrivo dei tedeschi segnerà la chiusa drammatica di questa dolce e ficcate tragicommedia, raccogliendo gli applausi calorosi del pubblico. |