In occasione del festival Passion&Profession, in programma a Bologna dal 22 al 24 giugno 2012, Elastico ospita il progetto fotografico curato dall'associazione Piccolo Formato. Di origine etimolgica greca con il significato di contrazione e unione insieme, la “crasi” è una figura retorica che identifica la fusione della vocale finale di una parola con quella iniziale del termine che la segue, in una non-separazione che crea una nuova unità. Similmente, l'utilizzo che Valentina D'Accardi fa del mezzo fotografico si concreta in una serie di pezzi unici che, non legati insieme da fili narrativi o deduttivi, si nutrono piuttosto della fascinazione per il farsi quasi alchemico degli attimi catturati in immagini fotografiche.
In mostra dal 15 al 20 giugno a Elastico e curato da Piccolo Formato, Crasi è un progetto che si compone così di venti opere fotografiche di piccolo e medio formato (5x7 e 30x40 cm), stampate su carta qui doppiamente considerata come materia viva: per la sua origine organica da un lato e per il suo essere risultato di un procedimento fotografico di sviluppo dall'altro, particolarmente lento nel caso della carta baritata che viene scelta.
Per questa ragione, questa pulsione quasi vitale della materia non viene circoscritta da tagli netti e meccanici: ciascun foglio – e, quindi, ciascuna fotografia – è delimitata da uno strappo, come avviene abitualmente con la carta da incisione. L'immagine impressa – lavorata con acidi anche non fotografici, che creano così macchie, velature e bruciature – diventa in questo modo un unicum, perchè ciascuna stampa sarà diversa dalle altre.
In questo senso, l'utilizzo che Valentina D'Accardi fa del mezzo fotografico lascia in disparte la tematica della riproducibilità che questo linguaggio porta con sé, né è direzionato dall'autrice in senso documentaristico, già a partire dalla scelta del b/n. L'assenza di colori – oltre a segnare la provenienza dell'artista dall'ambito del disegno – rende meno netto il collegamento didascalico dell'immagine con la realtà. Questa stessa evocatività senza tempo è richiamta dai soggetti scelti: il corpo femminile nudo, privo dell'identità del viso, collocato in dimensioni ovattate in cui solo due oggetti fanno da contrappunto nello spazio.
Ma è di un corpo goffo, distante dalla “posa”, trattenuto, che si tratta. In questo modo, la fotografia si fa potente specchio, oggettivando un dolore che finalmente può essere guardato.
Valentina D'Accardi Diplomata in Comunicazione e Didattica dell'Arte all'A.B.A. di Bologna, si specializza in Arti Visive con un Biennio Magistrale in Pittura presso la Cattedra del Prof. Luca Caccioni. Il suo lavoro resta sempre a cavallo tra fotografia e immagine pittorica: curando personalmente lo sviluppo della pellicola e intervenendo con media non fotografici in fase di stampa, l'aspetto manuale assume un ruolo rilevante nel suo modo di concepire la foto, considerandola più come oggetto da toccare e tenere vicino, che come immagine da guardare. Non si muove mai completamente nel presente: i luoghi e gli oggetti che sceglie arrivano dal passato e sono gonfi di carica emotiva. Fotografa “scarne presenze di affetti scomparsi”. Vuole l'assenza. La cerca e la immortala. Vive e lavora a Bologna.
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