Imperniato sul concetto di ospitalità – che necessariamente incarna in sé l'idea dell'altro e, dunque, dello straniero – il lavoro di Alessandra Dalessandro, Marzia Morresi e Claudia Senna non poteva non confrontarsi, quindi, con lo spazio domestico. È qui che lo spettatore è ironicamente invitato a sentirsi a proprio agio, predisponendosi a riflettere scanzonatamente sul rovesciamento di un punto di vista abituale: gli oggetti che ci circondano in realtà ci osservano, oltre ad appartenerci, così come noi apparteniamo a loro.
È così che lo spazio espositivo si trasforma in un'abitazione stilizzata, evocata dalla presenza di una carta da parati illustrata dalle autrici stesse. Su questo sfondo dalle reminiscenze retro, risalta un tipico “souvenir” delle tradizionali abitazioni nordeuropee: la testa di cervo, qui reinterpretata e trasformata.
Ancora trofeo, anche se certamente non più di caccia, l'oggetto si trasforma in una scultura pop riprodotta in tre diverse posture: non più cimelio ma oggetto di design, è realizzato a mano in poliuretano espanso, resina e feltro, declinato poi in infinite varinati di colore e decorative.
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