dal 21 marzo al 5 aprile 2012
produzione Teatro della Cooperativa con il sostegno di Regione Lombardia - Progetto Next in collaborazione con La Corte Ospitale
CHICAGO BOYS
di Renato Sarti con la collaborazione di Bebo Storti regia di Renato Sarti con Renato Sarti, Elena Novoselova scene e costumi Carlo Sala video realizzati in collaborazione con Fabio Bettonica e N.A.B.A. - Nuova Accademia di Belle Arti di Milano foto di Roby Schirer e Emiliano Boga
Dopo i sold out del 2011 all’Elfo Puccini perché riproporre Chicago Boys? Perché dopo un anno di fallimenti, crack finanziari che hanno fatto perdere agli stati nazionali 15 trilioni di dollari per salvare le banche e compagnie di assicurazioni private, conti pubblici in balìa di misteriose agenzie di rating e in un momento di profonda crisi del sistema economico globale, si ha bisogno di chiarezza. E chi meglio dello spietato finanziere capitalista interpretato da Renato Sarti può spiegarcene cause e meccanismi?Il nostro protagonista fa parte della stretta elite dello 0,15% degli abitanti del pianeta che continuano ad arricchirsi a spese del 99,85% della popolazione mondiale.Ci può far capire con violenta lucidità questi fenomeni contemporanei grazie ai quali mentre in India 200 mila contadini si sono suicidati a causa della fame, la Monsanto - il pilastro mondiale dell’agricoltura - incrementa del 104% il proprio fatturato e come, mentre il ceto medio sprofonda sotto la soglia di povertà, le multinazionali del lusso come Prada (+ 31% nel 2010) e Ferrari (+ 17,3% nel 2011) incrementano i fatturati. In un rifugio anti-atomico, in compagnia della sua escort russa, dalle acque putride di una vasca da bagno, questo viscido e poderoso faccendiere, sostenitore dei Chicago Boys, vive, mangia e si disseta, compra azioni e tiene una conferenza “strampalata, senza lieto fine” nella quale cercherà di adescare tra il pubblico nuovi adepti. I Chicago Boys erano seguaci del grande guru del liberismo Milton Friedman che hanno influenzato le politiche di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher, Cile, Argentina, Russia, Polonia e Cina ecc. “Ma una stampella non può camminare da sola”: l’imposizione di queste politiche economiche è sempre stata affiancata da golpe, spietate dittature, sanguinose repressioni di piazza, torture e desaparecidos, di cui il nostro protagonista si vanta. L’altra faccia della medaglia del liberismo sfrenato sono licenziamenti, diminuzione di stipendi, pensioni e welfare, quindi miseria, malavita, alcoolismo, tossicodipendenze, AIDS, prostituzione minorile e suicidi.
Uno spettacolo che attraverso il motto “Pubblicizzare le perdite e privatizzare i guadagni” ci porta fino ai giorni nostri. Le grandi multinazionali hanno puntato l'attenzione pure su materie prime come l'acqua, e con il trattato di Kyoto anche l’aria, mentre un rapporto delle Nazioni Unite sulla povertà mondiale rivela che ogni giorno muoiono 4.900 bambini per mancanza di acqua potabile .E se addirittura dai piani alti dei grattacieli di Wall Street e George Magnus, Ubs (Unione banche svizzere) auspicano una sana rilettura del buon vecchio Marx, ci sarà un motivo…
Prima che sia troppo tardi, sarebbe il caso di ripensare alla folle corsa del consumismo e allo strapotere della speculazione finanziaria, di opporre al motto “Libera volpe in libero pollaio”, la saggezza di un proverbio greco che dice “Se vedi che non ti sazi, fermati!”; ne va la salute di tutti, pianeta compreso, ormai vicino al collasso.
(dal sito web www.teatrodellacooperativa.it)
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