Teatro Metastasio Stabile della Toscana Fortebraccio Teatro
21 - 25 marzo 2012 ore 21 - dom h 18 ROMA, Teatro India
UBU ROI
di Alfred Jarry
regia Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti scena Luca Baldini costumi Marion D’Amburgo luci Max Mugnai
con Roberto Latini e con Savino Paparella, padre Ubu Ciro Masella, madre Ubu Sebastian Barbalan, regina Rosmunda/ zar Alessio Marco Jackson Vergani, capitano Bordure/ Orso Lorenzo Berti, re Venceslao/ Spettro/ Nobili Fabiana Gabanini, palotini/ Orsa/ Messaggero Simone Perinelli, principe Bugrelao
direttore dell’allestimento Roberto Innocenti direttore di scena Marco Serafino Cecchi assistente alla regia Tiziano Panici assistente all’allestimento Giulia Giardi
capo elettricista Max Mugnai elettricisti Gabriele Mazzara Bologna, Daniele Santi macchinisti Furio Barbani, Marco Mencacci collaborazione realizzazione costumi Serena Catorcini
cura della produzione Francesca Bettalli, Federica Furlanis collaborazione alla produzione Nicole Arbelli, Nino Del Principe ufficio stampa Franca Mezzani foto Simone Cecchetti progetto grafico e editing Francesco Marini
produzione Teatro Metastasio Stabile della Toscana / Fortebraccio Teatro
ROMA Teatro India 06.684 00 03 11 / 14 Biglietteria: Lungotevere Vittorio Gassman (dalle h17 gg di spettacolo-dalle h15 la domenica)
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Datato 1896, il testo è la definizione di un processo di teatralizzazione unica: un gioco scolastico che diventa spettacolo per marionette e poi occasione scenica per riflessioni sulla natura dell'arte teatrale. Attraverso una costante reinterpretazione del Macbeth di Shakespeare, Alfred Jarry apre il Novecento alla "patafisica", la scienza delle soluzioni immaginarie. Quasi un errore imprevisto della letteratura teatrale. Una specie di sbaglio che si è cercato talvolta di relegare appena fuori dal teatro, regolamentare dentro una distanza che potesse essere rassicurante, una devianza riconosciuta come diversa e quindi sopportata dentro una differenza. Il tempo, l’arte intorno all'arte e tutto ciò che è il teatro degli ultimi cent’anni, hanno invece reso possibile ricollocare Jarry tra Pirandello e Beckett, ammettendolo all'assolutezza che gli compete e quindi, come rispondendo ad un reclamo, farci i conti. Ubu Roi è ormai un classico del teatro mondiale, come Edipo o Amleto, capace cioè di superare se stesso e mettersi a disposizione dell'occasione teatro che ogni appuntamento scenico rappresenta.
“Per me, da Jarry inizia il Teatro contemporaneo. Gli Ubu sono un’alterazione e una capacità insieme. Dalla loro comparsa sulla scena si può stabilire un punto di non ritorno. E quindi anche di ripartenza, o partenza nuova. Mentre ci si affannava ad accompagnare il Teatro alla vita e a ricomporre tutte le sfumature dei velluti del Teatro intanto borghese, Jarry è riuscito a ricondurci al Teatro, a riconvocarci, proponendo delle figure e una modalità di relazione tra testo e scena assolutamente contemporanei. Jarry propone una nuova convenzione, più che moderna, dentro l’assolutezza che soltanto i classici riescono a determinare. Ubu apre la strada al Teatro del Novecento. Sono sempre stato convinto che quanto proposto dalla scena difficilmente riesca a stare al passo con i cambiamenti che avvengono in platea. Voglio dire che la velocità di trasformazione, di evoluzione, del pubblico, i gradi, come conquista, della comunicazione e ogni altra relazione che si stabilisce tra lo spettacolo e il pubblico, sono più in avanti di quanto generalmente lo spettacolo riesca a proporre. Jarry, insieme a pochi, pochissimi altri, è riuscito invece a darci un appuntamento dentro il futuro prossimo, spostando il luogo dell’incontro dalla convenzione stabilita alla relazione possibile. La patafisica, o scienza delle soluzioni immaginarie, è una parola che da sola può essere sinonimo di Teatro.”
Roberto Latini
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