In a scene composed by metal structures, transformed continuously by the lights and the video projections and by the ability of the performer to modify the space interacting with objects through acrobatic suspensions and movements, the contemporary hermit set his own refuge, entrapped in a post modern scenery which reduces the human being in an artificial machine and that chokes the creative freedom of the artist transforming him in a worker closed in an alienating system of production fragmented and repetitive.
Original dramaturgic composition based on the texts Lenz by P.Shneider, Poesie operaie by L.Di Ruscio and on poems and witnesses of factory workers interviewed by Instabili Vaganti within the project.
Direction: Anna Dora Dorno Dramaturgy: Anna Dora Dorno , Nicola Pianzola Performers: Nicola Pianzola Music: Andrea Vanzo Stage objects: Nicoletta Casali Stage and light design: Anna Dora Dorno Video: Nicola Pianzola Production: Instabili Vaganti - LIV Bologna With the support of: Spazio OFF,Trento.
The performance is part of the international theatre research project LENZ (Italy – Germany – UK) directed by Instabili Vaganti since 2007, and draw inspiration from pre-romantic, romantic and contemporary texts of the German dramaturgy to meet the witnesses and poetic writings of factory workers interviewed by the company director, mostly working at the ILVA of Taranto, in the south of Italy, the biggest iron factory of all Europe. The aim was to create a complex dramaturgic weaving composed by actions, fragments of texts, music, sounds and images.
In a scene composed by metal structures, transformed continuously by the lights and the video projections and by the ability of the performer to modify the space interacting with objects through acrobatic suspensions and movements, the contemporary hermit set his own refuge, entrapped in a post modern scenery which reduces the human being in an artificial machine and that chokes the creative freedom of the artist transforming him in a worker closed in an alienating system of production fragmented and repetitive. The suggestion is the factory, the numerous factories that still exist as ghosts of a modern age now gone, archaeological residues populated by obsessive and tragic memories that animate the nightmares of who is still working in these contexts. The contemporary hermit dialogues with the images projected, the music and the sounds, originally composed, that evoke these places and atmospheres and that become extremely contemporary because elaborated in expressions of a iper- reality now accessible to everybody through the new frontiers of the communication systems. He pushes his body to the extreme to react to the condition of alienation and oppression in which is imprisoned, to feel his own warm flesh, his own organic living, in contraposition to the iron-cold, to the non organic process toward which the production rules of the contemporary social system push us. He lives a way created by his own imagination, visions caused by the negation of the reality that continue to be expressed as in a dream. He crosses this sort of contemporary hell, made by alienating rhythms similar to ancient rituals, to undress of his own identity and wear a mask without hiding the essence of his soul that reveals itself trough the fragmented and simple poetry of the common people.
L'eremita contemporaneo / Instabili Vaganti
L’eremita contemporaneo pone il suo rifugio in una scena composta da strutture metalliche, resa cangiante dall’uso di video-proiezioni, restando intrappolato all’interno di un’ambientazione post-moderna in cui l’essere umano è ridotto ad una macchina artificiale, un operaio chiuso nel sistema di produzione alienante, frammentario e ripetitivo. Il performer dialoga con le immagini, le musiche e i suoni appositamente composti, che rievocano questi luoghi e atmosfere e che diventano espressione di un’iperrealtà ormai accessibile a tutti attraverso le possibilità creative dei nuovi media.
Regia Anna Dora Dorno Con Nicola Pianzola Musiche originali ed esecuzione dal vivo Andrea Vanzo Voce e canti Anna Dora Dorno Oggetti di scena Nicoletta Casali Scene e disegno luci Anna Dora Dorno Video Nicola Pianzola Composizione drammaturgica originale di A. D. Dorno e N. Pianzola sui testi: Lenz di P.Shneider, Poesie operaie di L. Di Ruscio, scritti poetici e testimonianze di operai intervistati nel progetto, Testi e poesie di A.D. Dorno.
Anteprima 13 novembre 2010 – I° Studio - Spazio OFF, Trento
L'eremita contemporaneo è stato sostenuto con residenza artistica da Spazio OFF, Trento 2010 “Per l'ambiziosità e la complessità del progetto, e per il linguaggio teatrale fortemente contemporaneo e contaminato con altri registri espressivi”
La performance fa parte del Progetto Running in the Fabrik. Progetto semifinalista al PREMIO ETI alle arti sceniche Tuttoteatro.com Dante Cappelletti 2007. Finalista al PREMIO ETI Nuove Sensibilità, Napoli Teatro Festival Italia 2008. Selezionato al PREMIO GD’A , Festival Ammutinamenti, Ravenna 2009
Il contesto è quello della fabbrica, delle numerose fabbriche che ancora esistono come fantasmi di un’epoca moderna ormai trascorsa, residui archeologici che si trascinano ancora in vita, agonizzanti, non-luoghi abitati da ricordi ossessivi e tragici che popolano i sogni di chi ancora vi lavora. L’eremita contemporaneo pone il suo rifugio in una scena composta da strutture metalliche, resa cangiante dall’uso di video-proiezioni, restando intrappolato all’interno di un’ambientazione post-moderna in cui l’essere umano è ridotto ad una macchina artificiale, un operaio chiuso nel sistema di produzione alienante, frammentario e ripetitivo. Il performer dialoga con le immagini, le musiche e i suoni appositamente composti, che rievocano questi luoghi e atmosfere e che diventano espressione di un’iperrealtà ormai accessibile a tutti attraverso le possibilità creative dei nuovi media. Egli spinge il proprio corpo all’estremo interagendo con gli oggetti praticabili attraverso funamboliche sospensioni e azioni acrobatiche per reagire alla condizione di alienazione e oppressione nella quale è imprigionato, per combattere la “brutalizzazione”, per sentire la propria carne calda, il proprio vivere organico, in contrapposizione al ferro-freddo, al processo di inorganicità al quale ci spingono le regole di produzione dell’attuale sistema sociale, reprimendo la libertà creativa dell’uomo e dell’artista. L’eremita contemporaneo agisce quindi in una realtà creata dalla sua stessa immaginazione attraverso visioni causate dalla discordanza tra ciò che è reale ma negato e che si esprime come “in sogno” e ciò che è virtuale e quindi iper-reale. Egli attraversa questa sorta di inferno contemporaneo, fatto di ritmi alienanti simili ad antichi riti espiatori, per spogliarsi della propria identità ed indossare una maschera anonima, senza volto, per difendere l’essenza del proprio animo che si rivela attraverso la poesia frammentaria e semplice della gente comune.
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