TEATRO STUDIO KRYPTON
ENTANGLEMENT
teatro/danza/arti visive gennaio/maggio 2012 Le opere di Jannis Kounellis ed Enrico Castellani in scena per il progetto speciale OA di Giancarlo Cauteruccio
Apertura con Babilonia Teatri, premio Ubu 2011 poi da Fanny & Alexander ai Motus per concludere con il ritorno di “Roccu u stortu”, grande successo di Fulvio Cauteruccio
Si intitola “Entanglement” la stagione 2012 ideata da Giancarlo Cauteruccio per il Teatro Studio, al secondo anno di gestione da parte della Compagnia Krypton. Il programma, realizzato con il sostegno di Scandicci Cultura e della Regione Toscana, si ispira al concetto di ‘matassa’, ‘groviglio’, nella traduzione del termine inglese che negli anni Trenta adottò la fisica quantistica per definire la complessità delle relazioni tra i sistemi che si influenzano a vicenda anche se separati e distanti tra loro. Quell’interconnessione tra i linguaggi dell’arte (“rizomatica” parafrasando Deleuze) è la base fondante del progetto che include campi nuovi e si addentra in territori inesplorati.
Si conferma la presenza di compagnie di teatro d’arte, di nuovi drammaturghi, delle eccellenze della scena emergente e l’apertura alla danza, con Babilonia Teatri, Letizia Renzini / Marina Giovannini, Fanny&Alexander, Zaches, I Sacchi di Sabbia, Gogmagog, Motus e Fulvio Cauteruccio con Francesco Suriano.
Giancarlo Cauteruccio affronta una nuova dimensione della sperimentazione teatrale aprendo lo spazio della messa in scena a inediti autori: gli artisti contemporanei, le cui opere costituiscono il punto di partenza della drammaturgia che qui fa a meno del testo per esplorare le lingue del teatro. “OA”, acronimo di Opera e Azione, è il titolo del progetto speciale in cinque atti che si articola nell’arco di cinque mesi. Il primo atto (29-31 gennaio), “Lo spazio nella parola”, si svolge intorno all’opera “Gas” di Alfredo Pirri che stimola una riflessione sulla relazione tra parola teorica e poetica e presenza fisica. L’opera di Enrico Castellani “Il muro del tempo”, ispira il secondo atto “Il corpo nel tempo” (23-25 febbraio) dove prende corpo la fisicità tortuosa di danzatori che descrivono l’incommensurabilità del tempo. Jannis Kounellis con una installazione inedita domina la scena del terzo atto, “Il canto sospeso” (24-26 marzo), attraversata da sette interpreti liriche che creano un confronto tra immaterialità del canto e immanenza della materia. “La forma nella luce”, è il titolo del quarto atto (14-16 aprile) in cui le opere di Loris Cecchini diventano abitacoli per la misura del corpo umano rappresentato nelle sue categorie estreme. Il quinto atto, “L’armonia interrotta” (18 maggio) è dedicato al senso dell’identità, tra maschile e femminile, tra armonia e conflitto, e vede in scena musicisti classici sullo sfondo dell’opera di Cristina Volpi.
L’inaugurazione della stagione (14 e 15 gennaio) è affidata a “The End”, premio Ubu 2011 come “novità italiana” di Babilonia Teatri. Lo spettacolo segna una nuova tappa del viaggio del gruppo veneto tra i miti e i tabù della cultura contemporanea che, impacchettata in modelli consumabili, allontana ai margini tutto ciò che ricorda l’inevitabile transitorietà della vita. Il 4 e il 5 febbraio torna in scena la danza con “Misura (Canone)” di Letizia Renzini e Marina Giovannini. Il lavoro, ispirato a “Indagini di un cane” di Franz Kafka, è una composizione multimediale (danza, live music, live video, film, testo) che indaga nei territori drammatici della relazione. Segue il “Dittico della visione” (10 e 11 febbraio) di Zaches Teatri, composto da due successi internazionali: "Il Fascino dell'Idiozia" e "Mal Bianco", parte di una ricerca che affronta l’opera pittorica di Francisco Goya e Francis Bacon, cui la compagnia si dedica dal 2009. La nuova produzione di Fanny & Alexander, “Discorso Alla Nazione” (2 e 3 marzo), di Chiara Lagani con la regia di Luigi De Angelis, è il primo step di un percorso triennale sulle forme del discorso, qui interpretato da Marco Cavalcoli. Il 30 e 31 marzo I Sacchi di Sabbia presentano “Don Giovanni di W.A.Mozart”, un capriccio per “boccacce e rumorini” che, attraverso una rigorosa partitura di gesti musicali, rispetta la struttura essenziale dell’opera: una selezione delle arie più significative, un' esecuzione a cappella, uno sberleffo e un omaggio al grande salisburghese. Il 19 e 20 aprile è la volta dei Motus con il loro più recente spettacolo: “Alexis – Una tragedia greca” . Reduce dai successi riscossi all'estero, Alexis prende spunto dalla morte del quindicenne Alexandros-Andreas Grigoropoulos, ucciso ad Atene da un poliziotto nel dicembre 2008. Il protagonista, immaginato come fratello di Antigone, diventa un Polinice con la maglietta dei Sex Pistols in una composizione scenica corale dove si intrecciano dialoghi, interviste, riflessioni solitarie, frammenti audio e video dalla rete, per delineare “una tragedia greca di oggi”. I Gogmagog diretti da Virginio Liberti, il 27 e il 28 aprile, sono in scena con “Sarebbe comico se non fosse tragico”, tratto da alcuni atti unici di Jean Tardieu, autore protagonista del nouveau théatre e anticipatore di scrittori del teatro dell'assurdo come Ionesco, Beckett e Adamov.
A distanza di 11 anni dal debutto, Fulvio Cauteruccio allestisce in forma di monologo uno dei più fortunati spettacoli di Krypton: “Roccu u stortu” (8, 9, 10 maggio). In questa nuova edizione torna la rabbia e il coraggio di uno “scemo del villaggio” coinvolto suo malgrado nella macchina della Storia. Il lungo assolo di Cauteruccio ripercorre con filastrocche, canzoni, racconti un lucido attacco all’ordine militare e al governo dei Savoia come simbolo di una mai risolta questione meridionale.
Si conferma anche nel prossimo anno la consolidata collaborazione con “Face à Face”, iniziativa nazionale promossa dall' Accademia di Francia in Italia che quest’anno impegna Krypton sul testo di Laurent Gaudé “Oniso furioso”.
Con il teatro dell'opera / sei lezioni di arte moderna e contemporanea, ideazione di Sergio Risaliti e regia di Giancarlo Cauteruccio, il palcoscenico del Teatro Studio (con due incursioni all' Accademia di Belle Arti), diventa aula in cui rendere omaggio all'arte di quattro maestri quali Fausto Melotti, Mario Merz, Alberto Burri, Luciano Fabro e due giovani protagonisti, Robert Pettena e Cristiana Palandri.
Tre incontri sui temi della video arte, dell’architettura e dell’antropologia del paesaggio verranno affidati a Valentina Valentini (17 gennaio), Francesco Dal Co (23 aprile) e Marc Augé (22 maggio).
La nuova grammatica della Fantasia, è il titolo anche della rassegna 2012 dedicata ai ragazzi che prende il via l'8 febbraio e prevede quattro titoli, in collaborazione con Il Teatrino dei fondi.
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IL CALENDARIO COMPLETO:
14, 15 gennaio ore 21 Babilonia Teatri The End di Valeria Raimondi, Enrico Castellani
17 gennaio ore 21 Incontri/laboratori Valentina Valentini Video arte INGRESSO LIBERO
29, 30, 31 gennaio ore 21 Krypton OA – Primo Atto Alfredo Pirri/Lo spazio nella parola regia Giancarlo Cauteruccio
4, 5 febbraio ore 21 L. Renzini e M. Giovannini/CAB 008 Misura/secondo studio su Indagini di un cane
10, 11 febbraio ore 21 Zaches Teatro Dittico della Visione Il fascino dell’idiozia e Mal Bianco regia e coreografia Luana Gramegna
13 febbraio ore 21 Il Teatro dell’Opera lezioni sceniche Mario Merz INGRESSO LIBERO
23, 24, 25 febbraio ore 21 Krypton OA - Secondo Atto Enrico Castellani/Il corpo nel tempo regia Giancarlo Cauteruccio
2, 3 marzo ore 21 Fanny & Alexander Discorso alla Nazione drammaturgia Chiara Lagani regia Luigi De Angelis
5 marzo ore 21 Il Teatro dell’Opera lezioni sceniche Robert Pettena INGRESSO LIBERO
24, 25, 26 marzo ore 21 Krypton OA – Terzo Atto Jannis Kounellis/Il canto sospeso regia Giancarlo Cauteruccio
30, 31 marzo ore 21 I Sacchi di Sabbia Don Giovanni di W.A. Mozart di Giovanni Guerrieri, Giulia Solano, Giulia Gallo
14, 15, 16 aprile ore 21 Krypton OA - Quarto Atto Loris Cecchini/La forma nella luce regia Giancarlo Cauteruccio
19, 20 aprile ore 21 Motus Alexis. Una tragedia greca drammaturgia Daniela Nicolò di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò 21 aprile ore 21 Krypton - Face à Face Onìsio Furioso di Laurent Gaudé
23 aprile ore 21 Incontri/laboratori Francesco Dal Co Architettura INGRESSO LIBERO
27, 28 aprile ore 21 Gogmagog Sarebbe comico se non fosse tragico testi da Jean Tardieu regia Virginio Liberti
30 aprile ore 21 Il Teatro dell’Opera lezioni sceniche Fausto Melotti INGRESSO LIBERO
8, 9, 10 maggio ore 21 Krypton Roccu u Stortu di Francesco Suriano regia Fulvio Cauteruccio Prima Nazionale
18 maggio ore 21 Krypton OA - Quinto Atto Cristina Volpi/L’armonia interrotta regia Giancarlo Cauteruccio
22 maggio ore 21 Incontri/laboratori Marc Augé Paesaggio e territorio INGRESSO LIBERO
25 maggio ore 21 Il Teatro dell’Opera lezioni sceniche Cristiana Paladri INGRESSO LIBERO
Data da definire Il Teatro dell’Opera lezioni sceniche Luciano Fabro Accademia di Belle arti, Firenze INGRESSO LIBERO
Data da definire Il Teatro dell’Opera lezioni sceniche Alberto Burri Accademia di Belle arti, Firenze INGRESSO LIBERO
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TEATRO STUDIO KRYPTON
OA cinque atti teatrali sull’opera d’arte regia Giancarlo Cauteruccio
primo atto Alfredo Pirri / Lo spazio nella parola 29, 30, 31 gennaio
secondo atto Enrico Castellani / Il corpo nel tempo 23, 24, 25 febbraio
terzo atto Jannis Kounellis / Il canto sospeso 24, 25, 26 marzo
quarto atto Loris Cecchini / La forma nella luce 14, 15, 16 aprile
quinto atto Cristina Volpi / L’armonia interrotta 18 maggio
“OA” è un’opera teatrale in cinque atti che si svolgono in una successione temporale dilatata, a intervalli di un mese l’uno dall’altro. È un progetto sulle lingue del teatro e su alcune forme fondamentali dell’azione scenica: parola, danza, musica, luce e canto. Viaggiando paralleli e combinandosi in azioni diverse questi cinque elementi trovano la propria definizione nella misura del corpo fisico (dell’attore, del cantante, del danzatore), ed emergeranno, atto per atto, come linguaggi privilegiati di cui verranno indagate le possibili estensioni. Per compiere questo viaggio “OA” sperimenta una inedita forma di messa in scena, non più fondata su una drammaturgia letteraria ma scaturita dal confronto con l’opera d’arte che diviene volano dell’azione teatrale. Cinque artisti contemporanei vengono chiamati a misurarsi in un confronto che supera l’esperienza già largamente sperimentata della scenografia d’artista, e si incentra sul senso profondo del teatro. Viene così dato spazio a quella sensibilità per il teatro, che non a caso è stato definito “opera d’arte totale”, che risiede nella visione di ogni artista.
“OA”, acronimo che contiene l’Opera e l’Azione, elementi portanti di questa indagine, cerca luoghi di contatto e di conflitto con cinque opere d’arte per raccontare la storia del corpo in tutte le sue possibilità. Gli attori che attraversano i cinque atti dello spettacolo prestano i propri corpi in tutte le declinazioni della loro fisicità, dalla muta e quasi immota presenza al gesto danzato, declinando una nuova forma di sentimento, nei confronti del luogo e dell’energia teatrale.
Il primo atto è dedicato alla centralità parola, suggerita dall’opera di Alfredo Pirri: “Gas”. Un’installazione di nove elementi, costituiti da geometrie astratte e luce, mette in evidenza un problema teorico sulla crisi del modernismo e sulle sue conseguenze culturali. Il corpo in scena è qui immobile, delegando la manifestazione di senso alla voce recitante. Gli attori occupano lo spazio dell’opera invadendolo con la parola: quella teorica di Giorgio Agamben, quella poetica di Paul Celan, quella desertizzata di Edmond Jabés, tre autori qui chiamati a testimoniare la complessità della memoria, l’assurdità della storia.
Il secondo atto si struttura intorno all’opera di Enrico Castellani “Il muro del tempo”. I sette metronomi caricati alle sette velocità della loro scala esaltano e negano il tempo, esprimendo l’incapacità dell’uomo di raccoglierlo, di descriverlo, di misurarlo. Qui il corpo si esprime in un movimento senza ritmo, in una condizione di astrazione totale dove non trova strumenti che lo guidino o lo organizzino. Il danzatore con la sua azione genera la scrittura nel tentativo di misurare l’impossibilità, in uno sforzo continuo sul limite della possibilità.
Nel terzo atto il canto come elemento originario entra nell’opera di Jannis Kounellis sollecitando il ritorno a una dimensione pagana della materia, della natura e del corpo che può fare a meno della parola. Sette cantanti liriche interpretano l’incombenza dei materiali sospesi sulla scena (tele di sacco, carbone, evocazioni di un mondo terreno), esprimendo uno stato di emergenza e di conflitto dal quale emerge l’armonia. Il corpo stesso delle cantanti, ricoperto di fuliggine, interpreta il conflitto tra la brutalità della storia e il nitore dell’intelletto attraverso il canto.
Nel quarto atto, le opere di Loris Cecchini aprono la possibilità per un lavoro sulla luce come principio scultore delle materia. L’installazione, fatta di materiali sintetici, trasparenti e capaci di creare una distorsione ottica, viene abitata da corpi reali, diversi e quasi estremi, come per rappresentare alcune delle categorie con cui di definisce la fisicità. I canoni di bellezza, magrezza, prestanza trovano la propria specificità nella compresenza con i loro opposti. I performer mettono inscena con lentezza una serie di azioni minimali, e il corpo, elemento scalare, concentra un senso di attesa quasi beckettiana che non trova compimento in nessuno scioglimento della tensione.
Nel quinto atto, dopo una serie di esplorazioni sul corpo si raggiunge la superficie, la pelle, l’abito. L’opera di Cristina Volpi mette in evidenza la percezione del corpo come sovrastruttura, come pelle altra: un abito da sposa in tessuto militare che descrive uno stato di conflitto permanente, una criticità dell’identità. La musica classica, nell’esecuzione dal vivo di tre musicisti tenta una ricostruzione di questa armonia interrotta e l’opera, che richiama anche la centralità del costume nel teatro, diviene il testo di un’azione fortemente poetica
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