A cura di Rosa Olivares. La botanica studia le piante: a partire dalle differenti parti che le compongono realizza un’analisi morfologica delle loro caratteristiche. E’ una delle scienze con più derivazioni estetiche, poiché dal disegno alla fotografia, il botanico ha utilizzato, nel tempo, tutti gli strumenti possibili a sua disposizione. Può essere considerata, però, anche una scienza viaggiatrice, nel senso che lo studio delle piante, della flora, delle diverse zone del mondo ha obbligato, o sarebbe meglio dire ha giustificato il botanico a viaggiare ovunque per raccogliere specie e per immortalarle a partire dalle sue analisi e dai suoi disegni. Allo stesso tempo però è anche una scienza in larga misura fragile e in un certo senso effimera poiché le piante in cattività muoiono, così come gli uccelli più belli, come gli animali più selvaggi e come le farfalle che vivono solamente un giorno nonostante le si inchiodi con uno spillo per conservare per sempre la loro bellezza morta. Le piante, i fiori, intere o frammentati vivono solo nella natura. Quando il botanico le taglia e le trasporta per i suoi studi appassiscono e muoiono. Trasmettono in modo così chiaro il loro rifiuto ad essere catalogate, ad essere immortalate nel freddo quadretto dell’uomo e della sua scienza. Nel tempo ci resterà il ricordo della loro bellezza e della loro freschezza nell’opera artistica dello scienziato. Nei suoi disegni, nelle sue fotografie, nei suoi appunti, nella sua immaginazione. Al margine del genere della natura morta e degli studi floreali, l’arte è sempre stato uno strumento della scienza e di volta in volta si è basata sui poteri simbolici e rappresentativi per andare oltre la conoscenza, oltre la realtà e costruire, attraverso l’immaginazione e la bellezza, realtà inesistenti oltre i limiti estetici. La fotografia ha fondato nella riproduzione diretta della realtà la sua capacità creativa per falsarla a partire dalla concessione del fatto che tutto ciò che è fotografato esiste ed è dunque vero. La creazione di mondi falsi, di luoghi inesistenti, di identità fittizie è un punto in comune all’arte e della quale l’immagine fotografica ha costituito una branca specifica. Nella produzione fotografica però, non è tutto verità né tutto menzogna, ciò che è certo nella sua totalità è che la fotografia ha generato con quella sua realtà di strumento scientifico nuove possibilità per gli studi botanici e gli artisti hanno fatto una capriola simbolica per dare un valore alla botanica in quanto tema delle sue immagini, isolandole dal paesaggio, allontanandola dai fiori tagliati, fuggendo dal giardino. In questa esposizione che pretende essere più uno spartito da camera che un concerto per una grande e moltitudinaria orchestra, riuniamo l'opera di sei fotografi vicini ad una realtà attuale e multipla. Questi ci mostrano i loro peculiari studi di botanica attraverso il recupero di una bellezza diretta e delle loro ricostruzioni di altre possibilità immaginate. Intelligenza, ironia, bellezza ed opportunità li uniscono in un capitolo che potremmo sottotitolare "After Humboldt." Botanica. After Humboldt¸ può considerarsi un'esposizione parziale, come qualsiasi delle spedizioni scientifiche che vi sono state nella storia. Come quelle spedizioni, si è vista diminuita per le circostanze dei tempi, sebbene riunisca più di un centinaio di opere, delle più significative, dei sei artisti selezionati. E come la storia ci mostra i risultati brillanti delle antiche spedizioni, qui si mostrano i bellissimi esemplari di una nuova botanica fondata su un sguardo attuale, originale e diverso. Frutti di un'immaginazione e di un'osservazione sfumata dalla cultura e dalla conoscenza, questi sei artisti basano il loro lavoro, non solo in quella conoscenza, ma anche nelle loro idee ed esperienze. In qualche modo, ognuno di essi ha fatto la sua spedizione, il suo viaggio verso il proprio interno. Un viaggio concettuale, un viaggio mistico, un viaggio iniziatico. Ed è proprio il risultato di quei viaggi particolari e rischiosi quello che si riunisce in questo insieme di opere. Sei fotografi spagnoli contemporanei, dunque, cercano di mettere sullo stesso piano arte e scienza offrendoci il loro sguardo creativo e attuale sulla botanica. Per completare la mostra le loro opere sono messe a confronto e in dialogo con la collezione d’incisioni originali risalenti al XVIII secolo e provenienti dallo archivio e la collezione della Calcografia Nazionale Spagnola.
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