Menoventi
L’UOMO DELLA SABBIA Capriccio alla maniera di Hoffmann
di Consuelo Battiston, Gianni Farina e Alessandro Miele con Consuelo Battiston, Alessandro Miele, Francesco Ferri, Tamara Balducci, Mauro Milone, Tolja Djockovitch musiche di Stefano De Ponti regia di Gianni Farina Emilia Romagna Teatro Fondazione, Menoventi
Teatro Comunale Giuseppe Verdi (Pordenone) venerdì 9 dicembre ore 20.45
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Nel racconto di Hoffmann i personaggi sfumano nel grigio panneggio della quotidianità, come riflessi automatici di uno stesso individuo. L'inquietudine generata dal Fantastico, dal Perturbante, dal Bizzarro spinge lo studente Nataniele verso una incauta consapevolezza di questo ingranaggio opacizzante, ma enorme è la distanza tra il desiderio e l’azione, la nevrosi soppianta la contemplazione nell’eterno conflitto tra immagini interiori e mondo esterno.
La sfida formale consiste nell'accensione di una lanterna magica capace di apparizioni e dissolvenze, portatrice di paradossali sovrapposizioni di contesti per mettere così in discussione, alla maniera di Hoffmann, ciò che i nostri occhi vedono: la cornice artefatta che chiamiamo realtà.
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Spettacolo originale portato sulle scene dalla giovanissima e intraprendente compagnia Menoventi, si nutre delle suggestioni prodotte dall’omonimo racconto di Ernst Theodor Wilhelm Hoffmann, nel quale uno dei temi dominanti, oltre quelli dell’automa e del doppio, è lo sguardo, la visione, anzi specificamente gli occhi e i dispositivi ottici (occhiali, cannocchiale, specchio, porta a vetri), il pericolo di una visione proibita e punita con la follia che spingerá lo sventurato protagonista, Nathanael, a gettarsi dalla torre del municipio gridando “Oh, gli occhi belli, gli occhi belli…” dopo aver tentato di buttare giù la sua ragazza, Clara. Suggestioni, quelle portate sul palco, legate al senso dello smarrimento provocato dalla perdita della realtà, dal paradosso creato dal venir meno dei concetti di prima e dopo, la cui eco si ripercuote in tutta Europa attraversando gli incubi del romanzo russo, le visioni di Villiers de l’Isle Adam e di Kafka, fino a generare oltreoceano le distorte realtà di Philip K. Dick e di David Lynch. Ne L’uomo della sabbia la sfida è quella di far cadere le contrapposizioni positivo-negativo, prima-dopo, alto-basso, logico-illogico, in favore di un sistema in cui tutto sia contemporaneamente, come antidoto contro la noia e l’appiattimento della ripetizione, un modo per colmare la distanza tra desiderio e azione. Un cambio di prospettiva nella linearità degli avvenimenti in grado di trasformare la realtà in grottesco, in paradosso. Questo si risolve nella scelta drammaturgica di suddividere l’azione in “zone” che ospitano differenti livelli di rappresentazione, più o meno vicini allo spettatore, che tendono a generare improvvisi scarti contestuali attraverso la sovrapposizione di situazioni che spezzano la coerenza narrativa per portare lo spettatore a rimettere in discussione tutto ciò che è accaduto fino a quel momento, per farlo dubitare, in ultima istanza, della realtà stessa di cui è stato testimone. Attualmente i Menoventi sono uno dei giovani gruppi teatrali che maggiormente cerca di stravolgere e ricostruire il concetto di drammaturgia. La loro singolarità è un rapporto del tutto particolare col pubblico, sempre chiamato in causa, sempre stimolato e portato alla reazione.
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