29¨ Torino Film Festival
25 novembre - 3 dicembre
TORINO 29
È riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera la principale sezione competitiva del festival, che presenterà sedici film di nuova produzione, inediti in Italia. Come sempre incentrato sul cinema “giovane”, il concorso si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimono le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Nel corso degli anni sono stati premiati ai loro inizi autori come Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze. Nel 2010, Winter’s Bone di Debra Granik (USA) ha vinto come Miglior film, Les signes vitaux di Sophie Deraspe (Canada) e Las marimbas del infierno di Julio Hernández Cordón (Guatemala) hanno ottenuto ex aequo il Premio speciale della giuria, Jennifer Lawrence per Winter’s Bone ed Erica Rivas per Por tu culpa di Anahí Berneri (Argentina) hanno vinto ex æquo il Premio per la migliore attrice, Omid Jalili il Premio per il miglior attore per The Infidel di Josh Appignanesi (UK).
17 FILLES / 17 RAGAZZE di Delphine e Muriel Coulin (Francia, 2011, 35mm, 90’)
50/50 di Jonathan Levine (USA, 2011, 35mm, 99’)
Á ANNAN VEG / EITHER WAY di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson (Islanda, 2011, DCP, 84’)
ATTACK THE BLOCK di Joe Cornish (UK/Francia, 2011, 35mm, 88’)
GANJEUNG / A CONFESSION di Park Su-min (Corea del Sud, 2010, HDCam, 96’)
GHOSTED di Craig Viveiros (UK, 2011, DCP, 102’)
A LITTLE CLOSER di Matthew Petock (USA, 2011, HDCam, 72’)
I PIÙ GRANDI DI TUTTI di Carlo Virzì (Italia, 2011, DCP, 100’)
SEH-O-NIM / THREE AND A HALF di Naghi Nemati (Iran, 2011, DigiBeta, 80’)
SERBUAN MAUT / THE RAID di Gareth Huw Evans (Indonesia, 2011, 35mm, 100’)
SERDCA BUMERANG / HEART’S BOOMERANG di Nikolay Khomeriki (Russia, 2011, 35mm, 96’)
TAYEB, KHALAS, YALLA / OK, ENOUGH, GOODBYE di Rania Attieh e Daniel Garcia (Emirati Arabi Uniti/Libano, 2011, HDCam, 93’)
ULIDI PICCOLA MIA di Mateo Zoni (Italia, 2011, HDCam, 67’)
LE VENDEUR di Sébastien Pilote (Canada, 2011, 35mm, 107’)
VERGISS DEIN ENDE / WAY HOME di Andreas Kannengiesser (Germania, 2011, 35mm, 94’)
WIN WIN / MOSSE VINCENTI di Thomas McCarthy (USA, 2011, 35mm, 106’)
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Festa mobile - Figure nel paesaggio
Aperta da L’arte di vincere – Moneyball, il film di Bennett Miller sulla sfida alle regole del baseball con cui nel 2001 il manager Billy Beane (Brad Pitt) salvò la sua squadra, la sezione propone circa trenta titoli, inediti in Italia. Stili, generi, invenzioni, autori e attori per tutti i gusti: da un insolito George Clooney, ironico e sottotono, padre di famiglia hawaiiano sommerso dai guai familiari in The Descendants di Alexander Payne, a Glenn Close, nel tour de force in panni maschili Albert Nobbs di Rodrigo Garcia, un film che l’attrice (anche cosceneggiatrice e produttrice) vuole realizzare dal 1982, da quando cioè interpretò la pièce off-Broadway; dalle parigine Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni e Ludivine Saigner, che in Les bien-aimés di Christophe Honoré resuscitano il musical alla Jacques Demy, agli italianissimi Fabio Volo e Isabella Ragonese, che in Il giorno in più di Massimo Venier si inseguono a New York, in un balletto romantico che rimanda a Woody Allen e ai film con Meg Ryan. Gli autori sfidano le regole dei generi: Mathieu Amalric, regista, in L’illusion comique adatta ai giorni nostri, con surreali effetti stranianti, una pièce di Corneille, mentre Alain Cavalier e Vincent Lindon oscillano tra realtà e finzione, in Pater di Cavalier; in Il sorriso del capo Marco Bechis usa piccoli, ignoti film di propaganda fascista per riflettere sul mito dell’uomo forte e sul fascino che questo esercita sugli italiani, mentre nel mockumentary L’era legale Enrico Caria ricostruisce con interviste a personaggi come Arbore, De Cataldo e Isabella Rossellini la carriera di un futuribile sindaco che, nel 2020, ha trasformato Napoli in un paradiso di pulizia. Storie vere, come quell commossa e vitale del dramma familiare narrato da Valerie Donzelli in La guerre est déclarée, o quella collettiva e bruciante delle lotte operaie alla Fiat, ricostruita da Daniele Segre in Sic Fiat Italia, incrociano raffinati apologhi apocalittici come Condition di Andrei Severny, e “leggende metropolitane” come quella su una misteriosa frase di Neil Armostrong al momento dell’allunaggio, in Good Luck Mr. Gorski di Arron Shiver, scritto e prodotto da Allegra Huston. Il mélo classico (Die Unsichtbare di Christian Schwochow) si alterna con il documento storico (Il corpo del duce di Fabrizio Laurenti). Molti gli “indie” americani: da storie “di formazione”, come The Dynamiter di Matthew Gordon, Bad Posture di Malcolm Murray, Jess + Moss di Clay Jeter, a commedie come il fulminante A Good Old Fashioned Orgy, scritto e diretto da Alex Gregory e Peter Huick (autori del David Letterman Show), a eccentrici percorsi alla Lynch come The Oregonian di Calvin Reeder. E molti, e diversi tra loro, gli horror-thriller: dalle rivisitazioni dei classici anni 70 come Bereavement di Stevan Mena, a bizzarre commistioni comedy-horror come The Catechism Cataclysm di Todd Rohal, dall’ossessione spagnola per gli incubi che si risvegliano dal passato, come l’Uomo Nero che tormenta i sogni della figlia di Clive Owen in The Intruders di Juan Carlos Fresnadillo, all’atmosfera ballardiana in cui si risveglia Adrien Brody in Wrecked di Michael Greenspan. Infine, due thriller disturbanti che ci fanno riflettere sulla fragilità della nostra vita privata: 388 Arletta Avenue, girato a Toronto dal canadese Randall Cole, gioco a rimpiattino tra chi spia e chi è spiato, e Mientras duermes, girato a Barcellona da Jaume Balaguerò, dove l’intimità degli abitanti di un palazzo signorile è nella mani di un portiere tanto infelice quanto pericoloso.
388 ARLETTA AVENUE di Randall Cole (Canada, 2011, 35mm, 86’)
ALBERT NOBBS di Rodrigo García (Irlanda, 2011, DCP, 114’)
BAD POSTURE di Malcolm Murray (USA, 2011, HDCam, 93’)
BEREAVEMENT di Stevan Mena (USA, 2010, DCP, 103’)
LES BIEN-AIMÉS di Christophe Honoré (Francia, 2011, DCP, 139’)
THE CATECHISM CATACLYSM di Todd Rohal (USA, 2011, HDCam, 81’)
CONDITION di Andrei Severny (USA, 2011, HDCam, 70’)
IL CORPO DEL DUCE di Fabrizio Laurenti (Italia, 2011, DigiBeta, 56’)
DERNIÈRE SÉANCE di Laurent Achard (Francia, 2011, 35mm, 81’)
THE DESCENDANTS di Alexander Payne (USA, 2011, 35mm, 115’)
THE DYNAMITER di Matthew Gordon (USA, 2011, HDCam, 73’)
L’ERA LEGALE di Enrico Caria (Italia, 2011, DigiBeta, 76’)
IL GIORNO IN PIÙ di Massimo Venier (Italia, 2011, 35mm, 111’)
GOOD LUCK, MR. GORSKI di Arron Shiver (USA/Irlanda, 2011, 35mm, 15’)
A GOOD OLD FASHIONED ORGY di Alex Gregory e Peter Huyck (USA, 2011, HDCam, 95’)
LA GUERRE EST DÉCLARÉE di Valérie Donzelli (Francia, 2011, 35mm, 100’)
L’ILLUSION COMIQUE di Mathieu Amalric (Francia, 2010, HDCam, 77’)
INTRUDERS di Juan Carlos Fresnadillo (USA/UK/Spagna, 2011, 35mm, 100’)
JESS + MOSS di Clay Jeter (USA, 2011, HDCam, 82’)
MIDNIGHT IN PARIS di Woody Allen (USA/Spagna, 2011, 35mm, 94’)
MIENTRAS DUERMES di Jaume Balagueró (Spagna, 2011, 35mm, 96’)
MONEYBALL / L’ARTE DI VINCERE di Bennett Miller (USA, 2011, 35mm, 126’)
THE OREGONIAN di Calvin Lee Reeder (USA, 2011, HDCam, 81’)
PATER di Alain Cavalier (Francia, 2011, 35mm, 105’)
SANGUE DO MEU SANGUE di João Canijo (Portogallo, 2011, DCP, 139’)
SETTE OPERE DI MISERICORDIA di Gianluca e Massimiliano De Serio (Italia, 2011, 35mm, 100’)
SIC FIAT ITALIA di Daniele Segre (Italia, 2011, video, 56’)
IL SORRISO DEL CAPO di Marco Bechis (Italia, 2011, DigiBeta, 73’)
TERRI di Azazel Jacobs (USA, 2011, 35mm, 105’)
DIE UNSICHTBARE / CRACKS IN THE SHELL di Christian Schwochow (Germania, 2011, 35mm, 113’)
WRECKED di Michael Greenspan (Canada, 2010, 35mm, 91’)
FESTA MOBILE - Paesaggio con figure
Particolarmente caleidoscopico il Paesaggio con figure che abbiamo disegnato quest'anno. 19 titoli di lunghezze diverse, provenienti da ogni latitudine, dal Vietnam all'Argentina, dalla Corea del Sud agli Stati Uniti; giovani registe e registi che si confrontano con maestri come Werner Herzog, Jean-Marie Straub, Claire Denis e Martin Scorsese in un intrigo inestricabile di temi e forme.
Molti dei film presentati creano insieme una sorta di mappa politica e sociale del pianeta: dal thailandese The Terrorists di Thunska, eccentrico pamphlet in cui il desiderio e la sessualità diventano grimaldelli capaci di far saltare ogni confine, al vietnamita With or Without Me di Swann Dubus e Phuong Thao Tran che attraverso i due protagonisti fotografa la situazione di un intero Paese; dall'implacabile riflessione sulla pena di morte di Werner Herzog, Into the Abyss, all'universale e meticoloso film coreano, The Color of Pain di Lee Kang-Hyun, concentrato sulle malattie provocate dai luoghi di lavoro. E poi Les Éclats, gli scoppi, le schegge di Sylvain George che ci riportano in mezzo ai migranti di Calais, per terminare il viaggio con due “meditazioni argentine”: la messa in scena delle proprie tradizioni e leggende orali alla ricerca di nuove narrazioni che gli indios wachì costruiscono in Sip'ohi di Sebastián Lingiàrdi e la scomparsa delle stesse che si compie nella sinfonia di Thomas Heise, Sonnensystem.
Altre mappe, quelle reinventate da tre film capaci di ridare vita e immagini a luoghi mitici: il Mississippi faulkneriano di Holy Time in Eternity, Holy Eternity in Time di Elise Florenty e Marcel Türkowsky, la Frontiera di Sangre de Cristo di Marcy Saude e la Camargue di Miramen di Kristine Gillard e Marco Rebuttini. E ancora quelle tracciate dai tre protagonisti del Digital Project di Jeonjou, geniale festival coreano che ogni anno commissiona a tre autori un piccolo film in digitale. Quest'anno Jean-Marie Straub affronta l'Alsazia, luogo della sua memoria e della Storia; Claire Denis ci porta in Suriname alla ricerca del suo prossimo film e José Luis Guérin investiga il suo quartiere alla ricerca delle tracce di un violinista suicida.
Altri percorsi si svelano attraverso i ritratti di artisti, musicisti, performer, pittori: dalla storia d'amore al di là dei generi di The Ballad of Genesis and Lady Jaye di Marie Losier allo straniante ritratto di un giovane artista e della sua famiglia sul Mare del Nord tratteggiato da Of the Salamander's Espousal with the Green Snake di René Frölke, proseguendo con il pedinamento del disegnatore Joann Sfar, Joann Sfar (Dessins), messo in atto da Mathieu Amalric fino al magnifico omaggio animato che Eric Khoo tributa in Tatsumi al grande pioniere del fumetto giapponese Yoshiro Tatsumi. Senza dimenticare due suite musicali, quella che Manon de Boer dedica con Think About Wood, Think About Metal a una grande protagonista della musica sperimentale, la percussionista Robyn Schulkowsky, e l'appassionante e appassionato George Harrison: Living in the Material World di Martin Scorsese.
THE BALLAD OF GENESIS AND LADY JAYE di Marie Losier (USA, 2011, HDCam, 72’)
THE COLOR OF PAIN di Lee Kang-Hyun (Corea del Sud, 2010, HDCam, 136’)
LES ÉCLATS (MA GUEULE, MA RÉVOLTE, MON NOM) di Sylvain George (Francia, 2011, DVCam, 84’)
GEORGE HARRISON: LIVING IN THE MATERIAL WORLD di Martin Scorsese (USA, 2011, DCP, 208’)
HOLY TIME IN ETERNITY, HOLY ETERNITY IN TIME di Elise Florenty e Marcel Türkowsky (Francia, 2011, Blu-Ray, 43’)
INTO THE ABYSS di Werner Herzog (USA, 2011, DCP, 106’)
JEONJU DIGITAL PROJECT 2011: UN HERITIER di Jean-Marie Straub (Francia/Corea del Sud, 2011, HDCam, 21’)
JEONJU DIGITAL PROJECT 2011: ALLER AU DIABLE di Claire Denis (Corea del Sud/Francia, 2011, HDCam, 45’)
JEONJU DIGITAL PROJECT 2011: RECUERDOS DE UNA MAÑANA di José Luis Guerín (Corea del Sud, 2011, HDCam, 45’)
JOANN SFAR (DESSINS) di Mathieu Amalric (Francia, 2010, DigiBeta, 43’)
MIRAMEN di Khristine Gillard e Marco Rebuttini (Belgio, 2011, DigiBeta, 22’)
POO KOR KARN RAI / THE TERRORISTS di Thunska (Thailandia, 2011, HDCam, 103’)
SANGRE DE CRISTO di Marcy Saude (USA, 2011, HDCam, 26’)
SIP’OHI - EL LUGAR DEL MANDURÉ di Sebastián Lingiardi (Argentina, 2011, HDCam, 63’)
SONNENSYSTEM / SOLAR SYSTEM di Thomas Heise (Germania, 2011, HDCam, 100’)
TATSUMI di Eric Khoo (Singapore, 2011, 35mm, 96’)
THINK ABOUT WOOD, THINK ABOUT METAL di Manon de Boer (Belgio, 2011, HDCam, 48’)
TRONG HAY NGOAI TAY EM / WITH OR WITHOUT ME di Swann Dubus e Phuong Thao Tran (Vietnam, 2011, DigiBeta, 80’)
VON DER VERMÄHLUNG DES SALAMANDERS MIT DER GRÜNEN SCHLANGE / OF THE SALAMANDER’S ESPOUSAL WITH THE GREEN SNAKE di René Frölke (Germania, 2010, HDCam, 94’)
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ITALIANA.DOC
Nato nel 2000, il concorso che il festival dedica ai documentari italiani in questi dieci anni ha "rivelato" e “cresciuto” autori e autrici (Saverio Costanzo, Giovanni Piperno, Alina Marazzi, Agostino Ferrente, Fabiana Sargentini, Daniele Gaglianone, Arturo Lavorato, Felice D'Agostino, Bruno Oliviero, Costanza Quatriglio, per citarne solo alcuni) diventati punti fermi del nostro panorama cinematografico. Ha aperto e sperimentato con loro nuove strade e nuove forme di cinema documentario - influenzando anche il cinema cosiddetto “normale” - e quelle strade continua a percorrere con ostinazione.
Nel 2010 sono stati premiati Bakroman di Gianluca e Massimiliano De Serio (Miglior documentario italiano), Il popolo che manca di Andrea Fenoglio e Diego Mometti e Les Champs brûlants di Stefano Canapa e Catherine Libert (Premio speciale della giuria). Nell'edizione 2011, saranno 10 i film che si contenderanno il premio per il Miglior Documentario Italiano.
Oltre ai titoli in competizione, quest'anno abbiamo creato uno spazio fuori concorso in cui abbiamo inserito tre autori, Tonino De Bernardi, Luca Guadagnino e Stefano Savona, che da anni frequentano il festival arricchendolo con le loro opere. Ci è sembrato che Ed è cosi. Circa. Più o meno, Inconscio Italiano e Palazzo delle Aquile, rappresentassero tre possibili percorsi del documentario, diversissimi tra loro, ma accomunati dalla fortissima consapevolezza del suo essere linguaggio cinematografico puro.
In particolare abbiamo chiesto a Stefano Savona di impegnarsi, presentando il suo film e partecipando a un articolato incontro con il pubblico del festival, a tenere in questo modo delle Lezioni di Cinema capaci di raccontarci altri modi di fare il Cinema.
[S]COMPARSE di Antonio Tibaldi (Italia, 2011, HDCam, 57’)
EL ÁRBOL DE LAS FRESAS di Simone Rapisarda Casanova (Italia/Canada/Cuba, 2011, HDCam, 71’)
BAD WEATHER di Giovanni Giommi (Germania/UK, 2011, HDCam, 82’)
IL CASTELLO di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (Italia, 2011, DigiBeta, 90’)
FERRHOTEL di Mariangela Barbanente (Italia, 2011, DigiBeta, 73’)
FREAKBEAT di Luca Pastore (Italia, 2011, HDCam, 77’)
LAND OF JOY di Laura Lazzarin (Germania, 2011, HDCam, 78’)
UN MITO ANTROPOLOGICO TELEVISIVO di Maria Helene Bertino, Dario Castelli e Alessandro Gagliardo (Italia, 2011, Betacam, 54’)
L’OROGENESI di Caldwell Lever (Italia/USA, 2011, HDCam, 53’)
LE TRE DISTANZE di Alessandro Pugno (Italia, 2011, DigiBeta, 50’)
Fuori concorso
ED È COSÌ. CIRCA. PIÙ O MENO di Tonino De Bernardi (Italia, 2011, DigiBeta, 104’)
INCONSCIO ITALIANO di Luca Guadagnino (Italia, 2011, DCP, 100’)
Lezioni di cinema
LO SPETTACOLO DELLA POLITICA: INCONTRO CON STEFANO SAVONA
PALAZZO DELLE AQUILE di Alessia Porto, Stefano Savona e Ester Sparatore (Francia/Italia, 2011, DigiBeta, 128’)
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ITALIANA.CORTI
Il concorso è riservato a cortometraggi italiani inediti, caratterizzati dall’autonomia e originalità di linguaggio. La selezione di quest'anno è particolarmente significativa della volontà da parte del festival e dei suoi autori di considerare il “corto” come una forma specifica di cinema, capace di confrontarsi appieno con la sperimentazione, la narrazione, la documentazione e l'animazione.
Nel 2010 sono stati premiati Archipel di Giacomo Abbruzzese (Miglior cortometraggio) e Leçons de ténèbres di Sarah Arnold (Premio speciale della giuria).
Delle donne, dei cavalieri, delle armi, degli amori
VIA CURIEL 8 di Mara Cerri e Magda Guidi (Francia, 2011, DigiBeta, 10’)
SUR LES TRACES DE LYGIA CLARK, SOUVENIRS ET ÉVOCATIONS DES SES ANNÉES PARISIENNES
di Paola Anzichè e Irene Dionisio (Italia, 2011, Betacam, 26’)
FIREWORKS di Giacomo Abbruzzese (Francia/Italia, 2011, HDCam, 21’)
DELL’AMMAZZARE IL MAIALE di Simone Massi (Italia, 2011, DigiBeta, 6’)
EL CUENTO di Enrico Mandirola (Italia/Colombia/Francia, 2011, Blu-Ray, 30’)
Il cinema non è un pranzo di gala
DE LA MUTABILITÉ DE TOUTE CHOSE ET DE LA POSSIBILITÉ D’EN CHANGER CERTAINS di Anna Marziano (Francia, 2011, HDCam, 16’)
OCCHIO DI VETRO CUORE NON DORME di Gabriele di Munzio (Francia, 2011, Betacam, 25’)
IN FORMA LUCRURILOR CARE TREBUIE SA VINE / NELLA FORMA DELLE COSE A VENIRE di Riccardo Giacconi, Andrea Morbio e Daniele Zoico (Italia, 2011, DigiBeta, 35’)
ETHOS (VERRÀ PRESTO IL GIORNO IN CUI GLI ATTORI E LE ATTRICI NON CREDERANNO PIÙ CHE LE LORO MASCHERE E I LORO COSTUMI SIANO ESSI STESSI) di Fabrizio Ferraro (Italia, 2011, Blu-Ray, 30’)
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ONDE
Il Torino Film Festival ha nella sezione Onde l’ambito in cui coniugare formati, durate, tecnologie e linguaggi di un cinema che continua senza sosta a mettere alla prova le sue più svariate istanze espressive. In un programma dove trovano spazio personalità autorevoli di filmmaker che continuano a fare la storia della ricerca cinematografica (Jonas Mekas, James Benning, Naomi Kawase), anche quest’anno si muovono con sicurezza autori più giovani, che lavorano con rigore sulle tensioni espressive del loro cinema: oltre a Brandon Cahoon, Lior Shamriz e Antonie Barraud, che ritroviamo in Onde, ci sono anche i nomi già noti al panorama internazionale del taiwanese Hung-i Chen, del boliviano Martin Boulocq e della francese Claire Doyon, ai quali si affiancano personalità espressive giovani e giovanissime, che non mancheranno di farsi notare (dall’americana Melika Bass al giapponese Kentaro Kishi, passando per Andrew Kavanagh, Eva Pervolovici, John Skoog e Anu Valia). Nell’ambito di una selezione quest’anno propensa a dare un particolare rilievo alla produzione americana e asiatica, si impone poi il nome del francese Eugène Green, che sarà protagonista di un Omaggio integrale alla sua Opera. Autore ampio per rimandi culturali e profondo per il rapporto vitale che instaura tra i personaggi dei suoi film, i luoghi e la loro storia, Eugène Green sarà anche al centro di un incontro organizzato dal Torino Film Festival con la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università degli Studi di Torino.
Lungometraggi
HANEZU NO TSUKI di Naomi Kawase (Giappone, 2011, DCP, 91’)
INTRO di Brandon Cahoon (USA, 2011, HDCam, 79’)
MIRRORS FOR PRINCES di Lior Shamriz (Germania, 2011, HDCam, 63’)
RECORD FUTURE di Kishi Kentaro (Giappone, 2011, HDCam, 94’)
SLEEPLESS NIGHTS STORIES di Jonas Mekas (USA, 2011, DigiBeta, 114’)
TWENTY CIGARETTES di James Benning (USA, 2011, HDCam, 99’)
LOS VIEJOS di Martín Boulocq (Bolivia, 2011, HDCam, 80’)
XIAO SHI DA KAN / HONEY PUPU di Hung-i Chen (Taiwan, 2011, 35mm, 102’)
Cortometraggi e mediometraggi
AT THE FORMAL di Andrew Kavanagh (Australia, 2010, HDCam, 8’)
FIGS di Anu Valia (USA, 2011, HDCam, 20’)
LUBABEN di Eva Pervolovici (Francia, 2011, HDCam, 30’)
SENT PÅ JORDEN / LATE ON EARTH di John Skoog (Svezia, 2011, 35mm, 12’)
SON OF A GUN di Antoine Barraud e Claire Doyon (Francia, 2011, 35mm, 13’)
WAKING THINGS di Melika Bass (USA, 2011, HDCam, 34’)
Omaggio a Eugène Green
TOUTES LES NUITS (Francia, 2000, 35mm, 112’)
LE NOM DU FEU (Francia, 2002, 35mm, 20’)
LE MONDE VIVANT (Francia, 2003, 35mm, 75’)
LE PONT DES ARTS (Francia, 2004, 35mm, 127’)
LES SIGNES (Francia, 2006, 35mm, 33’)
CORRESPONDANCES (Francia/Corea del Sud, 2007, DigiBeta, 40’)
A RELIGIOSA PORTUGUESA (Portogallo, 2009, 35mm, 127’)
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ROBERT ALTMAN
M.A.S.H.: ventisette personaggi principali. Nashville: ventiquattro personaggi principali (più l’invisibile e onnipresente candidato presidente Hal Philip Walker). Due anni dopo, nel 1977, in Un matrimonio, cinquanta. E ancora, venticinque in I protagonisti, trenta in America oggi, trentadue in Pret-à-porter, quaranta in Gosford Park. Insieme ai personaggi, proliferano le piste sonore (otto, poi sedici, poi ancora di più) che Altman ascolta e registra contemporaneamente durante le riprese. Ma questi sono solo i film più “affollati” della straripante, generosa filmografia di Robert Altman: più di quaranta film dal 1966 al 2006, una quantità incalcolabile di documentari e serie televisive, regie teatrali, opere, tv movie.
Nato nel 1925 a Kansas City, esordiente a metà degli anni Cinquanta con un film sui fenomeni giovanili (The Delinquents) e un documentario su James Dean (The James Dean Story), passato poi per più di un decennio in televisione, dove impara il mestiere dirigendo episodi di serie come Alfred Hitchcock presenta, Bonanza e Combat!, Robert Altman diventa famoso nel 1970, con M.A.S.H., che vince la Palma d’oro a Cannes. Da allora, con il suo lavoro ha continuato a sconvolgere schemi narrativi, generi e miti del cinema e della cultura americani, a Hollywood, fuori da Hollywood (negli anni 80) e di nuovo a Hollywood a partire dagli anni Novanta, in una costante dichiarazione d’indipendenza e libertà espressiva.
E’ stato probabilmente il più prolifico degli autori emersi dal cinema americano anni Settanta, e certamente il più innovativo: con il suo stile sinuoso, calcolatissimo e insieme assolutamente libero, Altman ha raccontato meglio di chiunque altro (e con più determinata continuità) l’America che si confrontava disillusa con il crollo dei propri valori, con il dopo-Vietnam, con la paranoia dei complotti e degli attentati, con la disgregazione degli ideali, con il vuoto spettacolo di se stessa. Ha rivisitato tutti i generi (fantascienza, western, mélo, commedia, musical, noir, thriller), ha messo in scena il carrozzone della politica e della vita quotidiana, ha amato moltissimo i suoi personaggi, senza trasformarli mai in eroi. Il suo cinema è lucido, ironico, appassionato, anche quando, come in America oggi, ispirato a Raymond Carver, danza letteralmente sull’abisso che inghiottirà la civiltà occidentale.
Innamorato degli attori (e ricambiato da loro), ha lavorato con i maggiori divi hollywoodiani, Paul Newman, Warren Beatty, Julie Christie, Cher, Kim Basinger, Robert Downey Jr., Glenn Close, Julianne Moore, Meryl Streep, e ha “inventato” attori come Elliott Gould, Shelley Duvall, Keith Carradine, Tim Robbins, vere e proprie icone del suo cinema, costruendo una specie di “grande famiglia” nella quale si mescolano facce, voci e talenti.
La retrospettiva comprende gli oltre quaranta lungometraggi diretti da Altman per il cinema e la televisione (tra questi, Basements da Pinter, con John Travolta, Secret Honor sul presidente Nixon e il Watergate, L’ammutinamento del Caine), le due serie Hbo Tanner ‘88 e Tanner on Tanner, una selezione degli episodi tv e dei documentari industriali realizzati a Kansas City negli anni Cinquanta.
La retrospettiva – a cura di Emanuela Martini e corredata da un volume di saggi e testimonianze edito da Il Castoro – è accompagnata da un’ampia mostra fotografica allestita negli spazi del Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana. Inoltre, a partire da gennaio 2012, la retrospettiva verrà riproposta a Parigi dalla Cinémathèque Française
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TORINO FILM LAB
Il TorinoFilmLab nasce nel 2008 dal desiderio di affiancare al Torino Film Festival un’officina dedicata ai filmmaker emergenti.
In questi tre anni di attività ha sostenuto 15 progetti di cui 10 sono già andati in produzione. I progetti sostenuti dal TorinoFilmLab, una volta completati, sono presentati in un’apposita sezione del Torino Film Festival, che quest’anno include i seguenti titoli: Hi-So, Swans, The Slut e l’armeno I’m Going to Change my Name (work in progress).
HI-SO di Aditya Assarat (Thailandia, 2010, 35mm, 102’)
I’M GOING TO CHANGE MY NAME A.K.A. ALAVERDY (WORK IN PROGRESS) di Maria Saakyan (Armenia/Russia/Germania/Danimarca, 2011, video, 137’)
HANOTENET / THE SLUT di Hagar Ben Asher (Israele, 2011, 35mm, 87’)
SWANS di Hugo Vieira da Silva (Portogallo/Germania, 2011, DCP, 121’)
PROIEZIONI:
MULTISALA CINEMA MASSIMO - Via G. Verdi, 18 +39 011 8138574 (Sale accessibili ai disabili)
MULTISALA REPOSI - Via XX settembre, 15 +39 011 532448 (Sale 1, 2, 3 accessibili ai disabili)
MULTISALA GREENWICH VILLAGE - Via Po, 30 +39 011 8390123 (Sale accessibili ai disabili)
PER IL PROGRAMMA COMPLETO:
http://www.torinofilmfest.org/?action=schedule
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