TEATRO COMUNALE ALFREDO TESTONI CASALECCHIO DI RENO
STAGIONE DI PROSA 2011-2012
PROGRAMMA:
25 novembre, ore 21 L’INNOCENZA DI GIULIO Andreotti non è stato assolto di Giulio Cavalli con la collaborazione di Giancarlo Caselli e Carlo Lucarelli con Giulio Cavalli regia Renato Sarti musiche originali Stefano “Cisco” Bellotti
Giulio Andreotti è stato al centro della scena politica italiana per tutta la seconda metà del XX secolo. Sempre presente nell’Assemblea costituente e poi nel Parlamento dal 1948; la storia umana di Giulio Andreotti si lega alla storia della politica italiana. Oggi Andreotti è l’icona di un “martirio giudiziario” con oscuri fini politici che ce lo raccontano assolto. Nella sentenza si legge: «Quindi la sentenza impugnata, al di là delle sue affermazioni teoriche, ha ravvisato la partecipazione nel reato associativo non nei termini riduttivi di una mera disponibilità, ma in quelli più ampi e giuridicamente significativi di una concreta collaborazione». Se la sentenza definitiva fosse arrivata entro il 20 dicembre 2002 (termine per la prescrizione), Andreotti avrebbe potuto essere condannato in base all’articolo 416. La storia, comunque, dice che Andreotti si è seduto al tavolo della Mafia. E come, dove, con chi e “presumibilmente perché” va raccontato.
10 – 11 dicembre , ore 21 RUMORE DI ACQUE di Marco Martinelli ideazione Marco Martinelli, Ermanna Montanari regia Marco Martinelli in scena Alessandro Renda musiche originali eseguite dal vivo Fratelli Mancuso coproduzione Ravenna Festival, Teatro delle Albe-Ravenna Teatro, “Circuito del Mito” della Regione Siciliana, Sensi Contemporanei col patrocinio di Amnesty International
Un monologo dallo humor nero che racconta i viaggi da una sponda all’altra del Mediterraneo. A raccontare gli uomini, le donne e i bambini che affollano le carrette del mare, però, è uno strano essere, un generale che abita le profondità marine al servizio del Ministro degli Inferi. Un burocrate, un funzionario stanco di mettere in fila i corpi che annegano nel Mediterraneo e così li racconta uno a uno, accompagnato dalla colonna sonora originale e la presenza in scena dei Fratelli Mancuso che danno allo spettacolo una straordinaria forza rituale.
18 – 19 – 20 gennaio, ore 21 ALEXIS. UNA TRAGEDIA GRECA di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò con Silvia Calderoni, Vladimir Aleksic, Benno Steinegger, Alexandra Sarantopoulou e la collaborazione di MichalisTraitsis, Giorgina Pilozzi assistenza alla regia Nicolas Lehnebach Produzione Motus, ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione, Espace Malraux – ScèneNationale de Chambéry et de la Savoie – CARTA BIANCA, programmeAlcotracoopération France Italie, Théâtre National de Bretagne/Rennes e il Festival delle Colline Torinesi con il sostegno di Provincia di Rimini, Regione Emilia-Romagna e MiBAC.
Come trasformare l’indignazione in azione? Questa semplice ed enorme questione è la spina dorsale dello spettacolo che parte dalla figura di Antigone per approdare alle ultime rivolte greche contro la crisi. Il palco diviene luogo di una presenza corale, commovente, con un testo polifonico e stratificato, dalla natura ibrida e fulminea: dialoghi, interviste, riflessioni solitarie, frammenti audio e video dalla rete, descrizioni di atmosfere e paesaggi, dichiarazioni politiche e testimonianze raccolte ad Atene, per strada, nei centri sociali, nei caffè, fra gli artisti… Pezzi di un mondo che cade a pezzi…
27 – 28 gennaio, ore 21 PROGETTO ANTIGONE ovvero UNA STRATEGIA DEL RITO da Sofocle e Anouilh progetto elaborazione drammaturgica e regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso con Elena Bucci , Marco Sgrosso e altri quattro attori in via di definzione una produzione CTB, Teatro Stbile di Brascia, in collaborazione con Le belle bandiere e con il sostegno del Comune di Russi
In epoche tiepide e cariche di paura, un affondo sulla figura di Antigone appare salutare. Lo spettacolo de Le belle bandiere è una tessitura di suono che avvolge il pubblico, come se fosse presente alla veglia per Antigone, alla veglia per il corpo di Polinice, alla veglia per una nostra antica identità quasi dimenticata. Gli elementi della scena, gli oggetti, i costumi, saranno tutti dedicati al suono e alle sue misteriose ed evidenti influenze sulle azioni, i movimenti, la divisione degli spazi, alla ricerca di quell’intima vibrazione che sta prima della formulazione del pensiero o del discorso.
17 – 18 febbraio, ore 21 SUL CONCETTO DI VOLTO NEL FIGLIO DI DIO ideazione e regia Romeo Castellucci musica originale Scott Gibbons Con Gianni Plazzi, Sergio Scarlatella Insieme con Dario Boldrini, Vito Matera, Silvano Voltolina collaborazione all’ allestimento Giacomo Strada realizzazione oggetti Istvan Zimmermann, Giovanna Amoroso Produzione Socìetas Raffaello Sanzio in Coproduzione con: Theater der Welt 2010 – deSingel international arts campus / Antwerp-Théâtre National de Bretagne / Rennes – The National Theatre / Oslo Norway -Barbican London and SPILL Festival of Performance -Chekhov International Theatre Festival / Moscow-Holland Festival / Amsterdam; -Athens Festival-GREC 2011 Festival de Barcelona -Festival d’Avignon -International Theatre Festival DIALOG Wroclav / Poland – BITEF (Belgrade International Theatre Festival)-spielzeit’europa I Berliner Festspiele -Théâtre de la Ville– Paris-Romaeuropa Festival -Theatre festival SPIELART München (Spielmotor München e.V.)-Le-Maillon, Théâtre de Strasbourg / Scène Européenne -TAP Théâtre Auditorium de Poitiers- Scène Nationale-Peak Performances @ Montclair State-USA
Romeo Castellucci si rivolge ancora una volta a un’icona apicale della storia umana: Gesù. Nella performance “Sul concetto di Volto nel figlio di Dio” il ritratto di Gesù parte dalla pittura rinascimentale e in particolare nel momento topico dell’Ecce Homo. In questo preciso istante la tradizione vuole che il Cristo guardi negli occhi lo spettatore in un potente effetto di coinvolgimento drammatico di interrogazione. In questa confusione calcolata di sguardi che si toccano e si incrociano, il ritratto del Figlio di Dio diventa il ritratto dell’uomo, di un uomo, o perfino dello spettatore stesso. E così, nello spettacolo, lo sguardo di Cristo diventa una sorta di luce che illumina una serie di azioni umane, buone, cattive; schifose o innocenti.
2 – 3 marzo, ore 21 L’AVARO di Molière ideazione Marco Martinelli e Ermanna Montanari traduzione Cesare Garboli in scena Loredana Antonelli, Alessandro Argnani, Luigi Dadina, Laura Dondoli, Luca Fagioli, Roberto Magnani, Michela Marangoni, Ermanna Montanari, Alice Protto, Massimiliano Rassu, Laura Redaelli regia Marco Martinelli produzione Ravenna Teatro in collaborazionecon AMAT e ERT
La lezione di Molière – che la compagnia affronta a partire dalla traduzione di Cesare Garboli – è quanto mai attuale, capace di penetrare il male in tutte le sue forme, sociali e psichiche. Ma la particolarità qui sta anche nel fatto che entra in gioco lo scardinamento tragicomico e visionario di cui sono capaci le Albe e che a interpretare Arpagone – antico avaro che si va trasformando in un moderno finanziere – è Ermanna Montanari (cui è stato consegnato nel 2009 il suo terzo premio Ubu come “miglior attrice”).
Sono tanti gli Avari. Brulicano nella parte ricca dell’Occidente, asserragliati nei loro bunker. Nella loro casetta-cassetta. Sono tanti gli ingordi, avidi, sospettosi, impauriti che gli venga tolto il “loro”, e al tempo stesso famelici, ancora e ancora, quel che si ha non basta mai. Uccellacci rapaci. “Arpax”, rapace, è l’antica parola greca da cui deriva il nome “Harpagon”. Siamo tutti noi, Arpagone. Arpagone è diventato “uno di noi”, la nostra furente, egotica ingordigia psichica. Che L’Avaro di Molière sia un concentrato di lazzi e di trovate della tradizione comica, che discenda per via diretta e dichiarata dal modello plautino, ne spiega la natura di meccanismo simmetrico, dove le battute sono limpidamente disegnate dai corpi, iscritte nelle azioni fisiche degli attori (Molière e la sua compagnia) che lo hanno creato nel 1668. E’ molto evidente la scrittura di carne, il lavoro di palcoscenico che ha generato la commedia. Meno evidenti sono invece le molle profonde che hanno fatto dire a Goethe che L’Avaro è “l’opera più tragica di Molière”, che hanno fatto scrivere a Cesare Garboli, tra gli esegeti italiani più penetranti dell’opera molieriana, che tra le sue commedie è “la più misteriosa”. Ma la tragedia e il mistero che sorreggono gli scintillanti dialoghi comici non abbisognano di ombre e tenebre per manifestarsi, anzi. A noi sembra che rifulgano ancor più in piena luce, fantasmi di una luce che sborda al di là del palco, a illuminare i “doppi” di Arpagone seduti in platea. Ecco dunque questo Avaro dal ritmo onirico e ridente, ecco Arpagone che se la gira sul palco come un vampiro da cabaret, fantasma-burattino di un perpetuo, ridicolo potere, impugnato da un’attrice come un’arma crudele e grottesca, attorniato da una galleria di larve impaurite e ipocrite e attraversate da scariche elettriche.
16 – 17 marzo, ore 21 MADRIGALE APPENA NARRABILE per voce e violoncello di Chiara Guidi e Scott Gibbons su testi di Claudia Castellucci con la collaborazione musicale di Eugenio Resta e Sara Masotti e le voci dei partecipanti al Laboratorio condotto da Chiara Guidi fonica di Marco Canali Sartoria: Carmen Castellucci Produzione: Socìetas Raffaello Sanzio – Emilia Romagna Teatro Fondazione
E’ possibile un teatro che sospenda gli occhi per vedere con l’udito? Questa è la scommessa di Madrigale appena narrabile, che fonde il teatro visivo e plastico della Socìetas Raffaello Sanzio con le esplorazioni sonore del compositore americano Scott Gibbons. Il concerto ripropone una partitura vocale nata nel 2007 all’interno del corso di alta formazione Il verso, il suono articolato, la voce, condotto da Chiara Guidi presso ERT; qui si apre al coinvolgimento di nuove voci in un Laboratorio proposto nei giorni precedenti al Teatro Franco Parenti che prepara lo spettacolo e che permetterà di entrare nel vivo della pratica musicale attraverso la tecnica molecolare della voce. In scena un testo che sembra abitare nelle vicinanze del silenzio, fatto di parole che faticano a prendere corpo. E una partitura musicale intessuta attorno a queste frasi mozzate, perdute e recuperate nel flusso polifonico di un moderno madrigale. Sedici voci che si rincorrono, si specchiano e si rispondono, accompagnate dal violoncello di Eugenio Resta, per raccontare l’incontro fortuito tra un uomo e un cane (dal punto di vista del cane). Ecco il risultato di questo recitare cantando, di questa liturgia profana fatta di strutture corali, contrappunti elettroacustici e gestualità sceniche. Per affidare il teatro a quello che Hegel considerava il più spirituale di tutti i sensi, l’udito. Uno spettacolo in cui la voce, da sola, attiva la vista e l’immaginazione, evocando gesti, vicende, miti, emozioni – poco dopo, o poco prima, le parole.
21 – 22 aprile, ore 21 DON GIOVANNI A CENAR TECO drammaturgia Antonio Latella e Linda Dalisi regia Antonio Latella con Caterina Carpio, Daniele Fior, Giovanni Franzoni, Massimiliano Loizzi, Candida Nieri, Maurizio Rippa, Valentina Vacca una produzione Teatro Stabile di Napoli, Nuovo Teatro Nuovo
Don Giovanni, mi spaventa perché è un vampiro della vita: dove vede amore si butta per nutrirsi e vivere, non credo per amare, ma per innamorarsi di quello slancio di amore ancora incontaminato e possederlo, per poi gettarlo via una volta posseduto. Solo linfa, solo ossigeno, solo carne fresca da togliere ai denti di altri… Come fa Don Giovanni ad amare Dio se tutti amano Dio? È come se egli stesso volesse essere quel corpo da venerare, e solo così ottenere la vittoria sulla preda inerme; e fino a quando non avrà vinto non troverà pace. Ma anche se si dispererà, sarà nell’illusione di soffrire pene d’amore. È un teorema spietato sull’inganno e sulla matematica dell’amore e non sul sentimento dell’amore. L’amore è il divino: io credo che nell’amore esista Dio. Nell’amore è racchiusa la possibilità più alta che l’uomo ha a disposizione: l’amore è un dono divino che non chiede e non pretende nulla in cambio. In questo teorema sovversivo e oscuro, Sganarello è Molière che accompagna il bestemmiatore, sedotto egli stesso dalla bestemmia ma con la sola differenza che per lui l’amore è il mondo che frequenta, non le donne, ma la vita stessa, il teatro di cui si nutre e per il quale accetta ogni compromesso. Molière muore per il suo teatro, non c’è atto più fondamentalista di questo. La critica violenta fatta a lui e al suo teatro è la statua che si erige al di sopra di tutto e punta il dito su ciò che è giusto o no, partendo da un punto di vista che troppo ha a che fare con la chiesa che dice “ama un solo Dio”, e cioè: “ama me e basta”. Parole parole parole.
26 – 27 – 28 aprile, ore 21 KARAMAZOV Liberamente tratto da I Fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij testo e regia César Brie con César Brie, Mia Fabbri, Daniele Cavone Felicioni, Gabriele Ciavarra, Clelia Cicero, Manuela De Meo, Giacomo Ferraù, Vincenzo Occhionero, Pietro Traldi, Adalgisa Vavassori Emilia Romagna Teatro Fondazione
I fratelli Karamazov è l’ultimo romanzo di Dostoevskij. Morì solo qualche mese dopo averlo ultimato. I Karamazov ci appare come la summa dei temi cha hanno assillato lo scrittore per tutta la sua vita: la fede, la passione, il vizio, l’amore, la giustizia. Nel romanzo sono i bambini i protagonisti occulti di riflessioni, ricordi e pentimenti, anche se presenze spesso mute e silenziose, inermi. Vediamo l’infanzia dei tre fratelli, orfani, abbandonati, sballottati in case diverse. Ivan, nel Grande Inquisitore argomenta il suo pensiero scettico e la sua critica alla fede cristiana con la sofferenza dei bambini. Dimitrij, dopo il suo primo interrogatorio, è assalito nel sogno da questa domanda: “Perché piange il marmocchio?” E questa domanda gli da, per la prima volta in tanto tempo, sollievo e pace. Illusjka, il bambino orgoglioso, malato, che adora suo padre, è in fin di vita, ma non si da pace perché convinto di aver fatto male ad un cane randagio. Il romanzo si chiude con un discorso di Aleksej ai bambini, tenuto al funerale di Illusjka. Chiede loro di ricordare quell’istante in cui, per amore e pietà, sono stati insieme: “Invecchieremo tutti, diventeremo cattivi ed egoisti ma saranno quei ricordi a rammentarci i valori smarriti: la pietà, l’amore, l’ amicizia.” Ci sembra che I fratelli Karamazov parli del nostro presente, e che questo presente assomigli all’abisso che Dostoevskij collocava nelle menti delle persone e delle loro azioni individuali. I fratelli Karamazov è un romanzo anche drammaticamente visionario e anticipa l’orrore dei gulag, dei campi di sterminio, dei genocidi e la sofferenza degli inermi ritenuta da tutti un danno collaterale. Abbiamo cercato leggerezza e ironia per rappresentare questa commedia umana, tragica, farsesca e ridicola. Svelare con risate amare la nostra cocciuta idiozia.
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IN CONTEMPORANEA - OTTO INCONTRI A CURA DI LAURA MARIANI
Pietro Valenti per l’ERT ha chiesto al Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna di affiancare gli spettacoli in programma, organizzando e conducendo incontri di presentazione e approfondimento con i singoli artisti. Un invito che la sezione Teatro del Dipartimento, coordinata da Marco De Marinis, ha accolto con piacere e con interesse, nell’intento di realizzare rapporti sempre più intensi e dinamici con la scena dal vivo, come è sua vocazione. Ha dunque mobilitato alcuni dei suoi docenti e dei suoi collaboratori. Il nostro primo motivo d’interesse è pedagogico. Vogliamo offrire ai nostri studenti (e, di conseguenza, a spettatori/spettatrici in genere) contatti diretti con gli artisti, perché alla visione degli spettacoli – elemento insostituibile di incontro e di studio – si accompagnino la conoscenza e la consapevolezza di come si arriva allo spettacolo e di cosa avviene fra uno spettacolo e l’altro. Perché in essi, necessariamente, si condensa il teatro, il quale è però portatore di una cultura più complessa e variegata; ed entrare dentro l’officina di un artista, sia pure in un tempo ristretto e tramite sole parole, potenzia la nostra comprensione del suo linguaggio. Il secondo motivo d’interesse è legato alla ricerca, in connessione con quanto propone questa stagione. La possibilità di rivedere in successione alcuni dei gruppi storici della nostra regione – Teatro delle Albe, Motus, Le belle bandiere e Socìetas Raffaello Sanzio – e artisti da essa accolti – Antonio Latella e César Brie –, sollecita a ripensare la storia del Teatro di ricerca italiano a partire da uno dei suoi insediamenti più persistenti e vitali e da alcuni dei suoi artisti guida. Ed è fondamentale dal punto di vista scientifico che gli studiosi si riferiscano alla loro esperienza di spettatori e al dialogo con gli stessi artisti. Inoltre, avendo il Teatro Testoni di Casalecchio coinvolto per questi incontri diversi spazi teatrali, ciò che si viene a configurare è una prima rete cittadina: anche questo è significativo e degno di sviluppi. Mentre il riferimento unitario al Dipartimento di Musica e Spettacolo per la cura di questo progetto potrà permettere la formulazione di domande comuni anche in corso d’opera, agevolando l’individuazione di interconnessioni, differenze, linee di tendenza. Laura Mariani, (DMS, Università di Bologna)
PROGRAMMA IN CONTEMPORANEA:
ITC DI SAN LAZZARO DI SAVENA Venerdì 9 dicembre 2011, ore 17 Incontro con Alessandro Renda, Teatro delle Albe In occasione di RUMORE DI ACQUE Intervengono Gerardo Guccini (DMS, Università di Bologna) e Federica Zanetti (Scienze della Formazione, Università di Bologna)
TPO – TEATRO POLIVALENTE OCCUPATO Giovedì 19 gennaio 2012, ore 17 Incontro con Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, Motus In occasione di ALEXIS, UNA TRAGEDIA GRECA Intervengono: Cristina Valenti (DMS, Università di Bologna) e Fabio Acca (DMS, Università di Bologna)
VILLA MAZZACURATI – PERASPERA FESTIVAL Sabato 28 gennaio 2012, ore 17 Incontro con Elena Bucci e Marco Sgrosso, Le Belle Bandiere In occasione di PROGETTO ANTIGONE ovvero UNA STRATEGIA DEL RITO Intervengono Claudio Longhi (Università IUAV di Venezia) e Silvia Mei (Dipartimento delle Arti, Università di Pisa)
MAMBO Sabato 18 febbraio ore 17 Incontro con Romeo Castellucci, Socìetas Raffaello Sanzio In occasione di SUL CONCETTO DI VOLTO NEL FIGLIO DI DIO Intervengono Piersandra Di Matteo (redazione di “Culture Teatrali”) e Tihana Maravič (redazione di “Culture Teatrali”)
DIPARTIMENTO DI MUSICA E SPETTACOLO Giovedì 1 marzo, ore 17 Incontro con Ermanna Montanari e Marco Martinelli, Teatro delle Albe In occasione di L’ AVARO Intervengono: Marco De Marinis (DMS, Università di Bologna) e Massimo Marino (critico teatrale)
DOM – La cupola del pilastro Sabato 17 marzo, ore 17 Incontro con Chiara Guidi, Socìetas Raffaello Sanzio In occasione di MADRIGALE APPENA NARRABILE Intervengono Lucia Amara (redazione di “Culture Teatrali”) e Enrico Pitozzi (redazione di “Culture Teatrali”)
TEATRI DI VITA Giovedì 19 aprile, ore 19 Incontro con Antonio Latella, Compagnia Stabile/Mobile In occasione di DON GIOVANNI A CENAR TECO Intervengono Giuseppe Liotta (DMS, Università di Bologna) e Stefano Casi (studioso di teatro)
TEATRO TESTONI DI CASALECCHIO Venerdì 27 aprile, ore 17 Incontro con César Brie In occasione di KARAMAZOV Intervengono Paola Bignami (DMS, Università di Bologna) e Laura Mariani (DMS, Università di Bologna)
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