26 novembre 2011 ore 21
FERROVECCHIO
testo e regia Rino Marino con Fabrizio Ferracane e Rino Marino scene e costumi Rino Marino disegno luci Luigi Biondi assistente alla regia Viviana Di Bella produzione Ass. Cult. Sukakaifa in collaborazione con TeatrUsica A.C. Castelvetrano, Trapani Lo spettacolo è stato finalista al Premio tuttoteatro.com arti sceniche “Dante Cappelletti” 2010 – VII edizione.
Un vagabondo che trascorre sentieri interminabili, lontano da ogni alito di vita, senza tempo né meta, a cavallo di una carcassa di bicicletta, per scacciare i fantasmi del passato. Un barbiere ridotto alla rovina e degli uomini. In una Sicilia d’altri tempi, in una sala da barba dimenticata, dove il tempo sembra essersi cristallizzato e mai più scorso da ‘quel giorno’ di tanti anni fa, due individui ai margini dell’umanità corrente si incontrano e scontrano in un contrasto stridente tra reciproco rifiuto e disperata urgenza di comunicazione.
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3 dicembre 2011 ore 21
STELLE DANZANTI Figlie del caos
progetto di e con Chiara Tomarelli drammaturgia Chiara Tomarelli e Linda Danisi disego luci Giuseppe Di Giovanni aiuto regia Ilenia Caleo produzione InArte Teatro - Roma
Non si entra facilmente in un carcere, sia fisicamente che mentalmente. L’avvicinamento va costruito con umiltà, con la conoscenza di cosa vuol dire carcere e reclusione, attraverso un percorso sincero e vero. E’ con questo spirito che Chiara Tomarelli, attrice e regista, guidata da una fertile ossessione che la spinge verso le zone più marginali e fragili del nostro tessuto, ha deciso di accostarsi al mondo delle carceri femminili. Con l’appassionata, curiosa cautela di chi cerca una risposta. Lo spettacolo parte da questo. Dall’ossessione, anche goffa, di una ragazzina verso questo luogo, separato tramite un muro dal resto della città, eppure ricco di vita, anche se invisibile e sconosciuta. Chi abita e come quelle mura? Chi abita quelle voragini isolate? E’ un susseguirsi di storie a raccontare delle risposte possibili. Il loro avvicendarsi descrive un cammino lungo il quale Chiara Tomarelli assume sul suo corpo e nella propria voce le testimonianze raccolte, ciò che ha onosciuto girando per le carceri italiane, per poi analizzarlo, reinventarlo, emozionarcisi e restituirlo. Un intenso e grande lavoro di documentazione sull’”istituzione carcere”, sia cartacea, mediante l’analisi di testi, saggi e riflessioni, che umana e personale, grazie ai racconti di donne. Le testimonianze ricevute da queste donne, detenute ma anche agenti di polizia penitenziaria, rumene e italiane, mogli e madri, restituiscono ad ognuna di esse un nome, una famiglia, una storia.
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10 dicembre 2011 ore 21
EROS E PRIAPO da furore a cenere
uno spettacolo di Carlo Emilio Gadda regia di Roberto Bacci e Massimo Verdastro elaborazione drammaturgica Luca Scarlini e Massimo Verdastro con Massimo Verdastro musiche a cura di Francesca Della Monica luci Marcello D’Agostino - costumi Marion D’Amburgo scene Marcio Medina - con la collaborazione di Lilia Giuffré produzione Fondazione Pontedera Teatro in collaborazione con Compagnia Verdastro Della Monica - Roma-Pontedera, PI
Eros e Priapo nasce dalla folgorazione per la prosa di Carlo Emilio Gadda e in specie del suo spietato Libro delle Furie, come recitava il titolo primo dato a questa materia incandescente, pubblicata integralmente solo postuma. Qui lo scrittore milanese dava corpo alla sue rabbie più ingestibili, facendo i conti con l’ingombrante figura del Duce (articolato istericamente Ku-ce dalle folle in delirio), di cui pure egli era stato plauditore. L’ambiente è quindi quello della Roma imperiale, distesa sepolcrale di marmi, di cui egli vuole descrivere la corruzione sempre più mortifera che ne trapela, con cortocircuiti visionari e violentissimi. Come ogni grande invettiva del ‘900 totalitario, anche questo testo nasce in primo luogo dalla necessità di mettere drasticamente in crisi la figura dello scrivente rispetto ai dati del reale. Un conferenziere ammantato di panni rinascimentali (è attivo un continuo ed evidente rimando a Nicolò Machiavelli, ‘amaro’ per la sua sapienza politica e indubbio punto di riferimento stilistico) spara a zero rivolgendosi a un pubblico che forse non esiste, svelando un meccanismo di seduzione di cui è stato vittima. Il “bicchierante” che voleva fare figliare le donne per mandare i rampolli alla “guerra, guerra, guerra”, riuscì ad arrivare e a restare al potere grazie a un mix infernale di “patria, birri e femine”. L’attualità di queste parole è assoluta: i metodi di vendita del consenso si sono affinati grazie al nuovo parco media, ma sono rimasti largamente identici e, senza forzare niente né alterare tono e misura, le frecce scritte a ridosso della Seconda Guerra Mondiale colpiscono i bersagli dell’oggi.
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17 dicembre 2011 ORE 21
ESECUZIONE/IFIGENIA
testo e drammaturgia Lina Prosa composizione vocale e ritmica, esecuzione ed interpretazione Miriam Palma costumi Anna Barbera produzione Associazione Sotto sopra, Associazione Arlenika onlus - Palermo
L’antefatto Agamennone e la sua flotta non possono salpare verso Troia. La mancanza di vento ed una bonaccia mai vista non consentono alle navi di prendere il largo. I soldati sono costretti all’immobilismo e ad annoiarsi terribilmente col passare del tempo. Artemide per cambiare lo status quo chiede il sacrificio umano di Ifigenia, giovane figlia di Agamennone. Agamennone ubbidisce e con uno stratagemma, la promessa di finte nozze tra Ifigenia e Achille, sacrifica la figlia che all’ultimo momento però viene trasformata in cerva dalla stessa Artemide che la fa sua sacerdotessa. Questo argomento mitico è il nucleo narrativo della tragedia di Euripide “Ifigenia in Aulide”. Ifigenia e noi Come può la mancanza di un soffio di vento essere motivo di un sacrificio? Ifigenia, di ieri e di oggi, è tutta nell’ambiguità del titolo: esecuzione come atto musicale, esecuzione come atto di condanna a morte. Il nodo di tale ambiguità è racchiuso in una sola presenza scenica che è allo stesso tempo l’esecutore e la vittima: Agamennone/padre e Ifigenia/figlia.
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29 dicembre 2011 ore 21
CAVALLERIA RUSTICANA
adattamento e regia Valeria Sara Lo Bue con Daniele Accurso, Paola Bisulca, Emanuela Cuttitta, Giuseppe Di Dato, Valeria Sara Lo Bue, Rosario Mercante scene Maria Angela Ignoti costumi, disegno luci Maria Angela Ignoti, Valeria Sara Lo Bue sarta Elisa Ignoti musiche Pietro Mascagni eseguite dalla banda “V. Bellini” di Villafrati diretta dal Maestro Innocenzo Bivona con la partecipazione degli allievi del laboratorio permanente del Teatro del Baglio produzione Teatro del Baglio - Villafrati, Palermo
Lo spettacolo è una riduzione dalla novella omonima e dal dramma di Verga e dal libretto dell’atto unico di Giovanni Targioni-Tozzetti e Guido Menasci, musicato da Pietro Mascagni nel 1890. La vicenda presenta uno spaccato della Sicilia di fine ottocento, nel quale emergono gli aspetti più rappresentativi del carattere dei siciliani: la religiosità, la passionalità, il senso dell’onore, l’istinto di vendetta. Come nella tragedia greca, i personaggi sembrano andare incontro al proprio destino come guidati da una volontà divina, che prescinde dal libero arbitrio e travolge tutti gli “attori” senza remissione di peccati. I protagonisti non sono però eroi od eroine ma gli abitanti di un piccolo paese dell’entroterra siciliano che, nello spettacolo, diviene luogo astratto in un tempo indefinito, nel quale la vicenda di amore e di sangue si sviluppa rosso su nero, senza sfumature, in un crescendo che conduce inesorabilmente alla vittoria dei sentimenti sulla ragione. Le parti recitate sono intercalate da brani musicali tratti dall’opera di Mascagni ed eseguiti da un complesso bandistico che, rispetto all’organico orchestrale dell’opera originale, si attaglia alla natura popolare dei sentimenti narrati dal testo.
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