L'interesse per l'arte aniconica ha in certa misura determinato le scelte di Studio G7 nel corso della sua storia. Il percorso della galleria in questo campo appare variegato e comprende esperienze che possono apparire tra loro distanti. Nell'interrogarsi sullo sviluppo futuro dell'astrazione e sui suoi possibili contributi all'evolversi di nuove tendenze Studio G7 propone tre artisti formatisi in contesti differenti ma accomunati da un debito nei confronti dell'arte astratta. L'attenzione della galleria si inserisce nell'attività di ricerca degli ultimi decenni e fa di queste tre figure tappe importanti del suo percorso.
Mary Obering è nata in Lousiana nel 1937, vive e lavora a New York e nel Salento. Ha frequentato la Denver University dove ha conseguito l'MFA nel 1971. All'inizio degli anni '70 si trasferisce a New York dove entra in contatto con le maggiori correnti artistiche di quel periodo in un intenso clima di sperimentazione. Sia in tempi precedenti che successivi al suo trasferimento ha l'occasione di visitare ripetutamente l'Europa per poi scegliere l'Italia come luogo di elezione. Da sempre legata alla pittura astratta, Mary Obering adotta una tecnica ispirata alla tradizione italiana medievale e rinascimentale: si serve infatti di pigmenti colorati diluiti con acqua e collanti naturali che assieme alla foglia d'oro stende su pannelli di legno e gesso. La profondità dei suoi lavori puo' arrivare a sfiorare i quindici centimetri, collocandoli sullo spartiacque tra un'opera di pittura e un oggetto scultoreo. La vivacità dei colori e il fascino del procedimento si uniscono ad una rigorosa geometria delle forme che avvicina l'artista al minimalismo americano. Dell'attività di Mary Obering ricordiamo brevemente la presenza alla Biennale di Witney, 1975; al Ben Shahn Museum, Wayne, New Jersey 1981; al Bayley Museum, Charlottesville, Virginia 1990; Museum of Contemporary Art Denver, Denver, Colorado 2002; The Painting Centre, New York, 2008. Sono numerosi inoltre i rapporti di collaborazione con le maggiori gallerie americane ed europee.
David Simpson è nato a Pasadena nel 1928 vive e lavora a Berkeley, Usa. Ha conseguito il BFA alla California School of Fine Arts nel 1956 e il MFA al San Francisco State College nel 1958. Inizialmente la sua pittura subisce l'influenza dell'espressionismo astratto americano da cui tuttavia si discosta per il rifiuto della componente individualistico-soggettiva. Nel 1964 viene incluso dal critico Clement Greenberg nella mostra Post Painterly Abstraction al County Museum of Art di Los Angeles. Nel corso del decennio successivo i suoi lavori, legati soprattutto allo studio sulla percezione della natura, evolvono diventando sempre più essenziali fino a trasformarsi, a partire dai tardi anni '80, in una grande campitura di un colore solo. Da questo periodo, inoltre, le sue tele si arricchiscono di un colore iridescente e cangiante tale da modificare la scala cromatica a seconda dell'angolazione da cui si guardano. Questo suggestivo effetto, con cui l'artista interpreta la mutevolezza della luce e dell'atmosfera, è raggiunto grazie all'uso di uno speciale colore acrilico composto da biossido di titanio e particole di mica. Dell'attività di David Simpson ricordiamo brevemente la presenza all'International Gutai Sky Festival, Osaka, Japan, 1960; al Museum of Modern Art, New York, 1963; all'Expo '70: Painters and Sculptors of San Francisco, 1970; al The Oakland Museum, Oakland, California, 1985; al Museo Cantonale D’Arte, Lugano, Svizzera, (The Panza di Biumo Donation: European and American Art '83-'93) 1995; a Palazzo Fortuny, Venezia, Italia, 2009, in occasione della mostra In-Finitum.
David Tremlett è nato a Sticker, vicino St. Austel, in Cornovaglia nel 1945. Ha frequentato il Falmouth College of Art; successivamente ha studiato scultura alla Birmingham School of Art e al Royal College of Art di Londra. Fin dall'inizio degli anni '70 viaggia nel Nord America e in Australia, dal 1978 all'87 in Medio Oriente e in Africa. A partire dagli anni Ottanta sceglie il wall drawing come principale mezzo di espressione che gli consente di viaggiare portando con sé soltanto i pastelli colorati. Fondamento della sua poetica è la ricerca di una relazione armonica con i luoghi dove interviene interpretandoli nelle forme e nei colori. I suoi wall drawings, eseguiti sia in ambienti esterni che interni, possono essere permanenti oppure avere solo la durata di una mostra coerentemente alla concezione che attribuisce maggior valore all'atto creativo che alla durata dell'opera. David Tremlett nel corso della sua intensa attività è intervenuto in numerose gallerie, musei e ambienti pubblici oltre che in dimore private. Citiamo il Museum of Modern Art, Oxford, 1974; Lo Stedelijk Museum, Olanda, 1980; il Centre Georges Pompidou, Francia, 1985; la Cappella di Barolo, Italia, 1999 in cui interviene assieme all'amico Sol Lewitt, la cappella di Santa Maria dei Carcerati, Palazzo re Enzo, Bologna, Italia 2000; il British Council, Kenya, 2004; il Museo Pecci, Italia, 2006; la Tate Britain, Gran Bretagna, 2011.
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