Ascanio Celestini al Teatro Rasi con Fabbrica Storie di vite operaie che raccontano passato e presente, per l'epilogo del Nobodaddy
L'ultimo lavoro del poliedrico e pluripremiato Ascanio Celestini, sarà in scena al Teatro Rasi di Ravenna domenica 22 Maggio alle 21 per il Nobodaddy, la scena contemporanea di Ravenna Teatro/Teatro delle Albe. Un affresco sulla vita di fabbrica raccontata dall’attore romano attraverso storie operaie di diverse generazioni.
Fabbrica nasce dal laboratorio “Il tempo del lavoro” tenuto da Celestini con anziani ex-operai e realizzato in cave, miniere e fabbriche dislocate in varie province italiane. Lo spettacolo è il risultato finale del percorso creato dalle testimonianze dirette di chi ha vissuto la vita industriale. Il regista, attore e autore racconta di avere avuto la folgorazione vedendo una fabbrica di esplosivi di inizio secolo, creata scavando una rete di cunicoli sottoterra: “mi è parso affascinante che la fabbrica avesse costruito tutto, sotto e sopra, determinando le modalità della vita”. Già autore di Radio Clandestina. Roma, le Fosse Ardeatine, la Memoria, il quarantenne romano torna con un monologo che evoca ritualità popolare e orale, trasformando quasi magicamente la sua prosa descrittiva in un potente mondo di immagini. Un operaio capoforno alla fine della seconda guerra mondiale, nell'unica lettera mancante di una lunga corrispondenza quotidiana con la madre, racconta la sua vita nel grande stabilimento industriale, a cui si è “sposato” dopo la disgrazia avvenuta sul lavoro. Al centro del racconto, la fabbrica, dimensione essenziale del nostro Paese nel passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale, trasformata da Celestini in luogo mitologico e fantasioso, ma anche archetipo della Storia più recente. Il monologo dà vita alle voci di nonno, padre e figlio, che si tramandano il nome Fausto per perpetuare la memoria dei morti e che incarnano le tre età della fabbrica: quella dei giganti, quando gli operai erano uomini d'acciaio alti dieci metri, quella di mezzo, quando i migliori erano elogiati perché in grado di compiere la fusione perfetta, il capolavoro, e una terza età, quella degli storpi e deformi, sposati alla fabbrica perché mutilati sul lavoro e per questo unico motivo in grado di mantenere il loro impiego. È una storia di misteri e segreti nascosti che si sviluppano in un dedalo di scale, gallerie e sotterranei raccontati nel rapporto viscerale e corporale creatosi tra l'uomo e la fabbrica. E come se non bastasse ecco Assunta, figura a metà tra una Madonna e una Circe, che seduce gli operai e poi li uccide buttandoli nel pozzo perché non rivelino il suo più grande segreto. Il testo allude continuamente al contesto storico pur mantenendo un tono fiabesco, rendendolo universale riferimento alle lotte di classe e alle rivendicazioni operaie passate e presenti. Pochi sono gli elementi scenici in questo spettacolo di denuncia sociale, tipico stilema del regista romano. Le frasi tornano con circolarità ripetitiva, in un girotondo di intercalari tipici della tradizione orale e popolare, dei racconti che passano di generazione in generazione attraversando i padri e i figli.
Lo spettacolo va in scena con il contributo di CGIL Provinciale per il progetto Opera dedicato al lavoro e alla cultura del lavoro proponendosi di aprire una riflessione sul suo ruolo nel terzo millennio. Fabbrica inaugurerà anche il festival Opera che si propone come momento di riflessione che ha il suo centro a Ravenna, ma che vuole essere osservatorio per l’intero Paese, raccontando lo sviluppo e il declino della fabbrica come luogo di produzione, conflitto, emancipazione per intere generazioni di lavoratori e contribuendo nel ’900 a enormi cambiamenti. “Avere memoria è importante. Il passato aiuta a capire quello che ci sta succedendo...” dice Celestini.
BIGLIETTERIA Ingresso unico 15 € Aperta tutti i giovedì dalle 16 alle 18, il sabato dalle 11 alle 13 e un'ora prima dell'ora di spettacolo.
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