The world slips - Fabio Marullo Carta Bianca fine arts Gallery, Catania
The world slips, is the title of Fabio Marullo solo painting exhibition, curated by Laura Francesca Di Trapani, at the Carta Bianca fine arts Gallery, Catania. A selection of paintings born from the work of the last two years, artworks of different dimensions which create, as a precise temporal journey, among the walls of the gallery. The world slips ... even if everything appears as standing. Framed in likely circumstances which refer to stories, memories, others lived (who knows where?) there is a substrate of reality in the painting of Fabio Marullo which tells about the tension of an unstable balance, a subtle interplay of elements that live in situations of which will be loose control as soon. Or it has already lost.
Nevertheless, the landscape is never dark, and the characters never desperate, rather than moved from a decontextualize ordinariness, from a custom which is never less. There is a logic in all this? Or is it only the young and contemporary gaze of who observes and tells the madness of life as the true life? The landscape of his canvases are platforms between dream and reality and yet the narrative does not lead never in pure invention.
Fabio Marullo - Catania 1973, lives and works in Milan.
Fellows to IUAV Facoltà di Arti Visive of Venice, he has shown his work to Fondazione March, Padua, Maxxi Museo Rome, to Gemist - Valkenberg Park, Breda; Galleria A+A, Venice; Viafarini - Fabbrica del Vapore, Milan; Base, Florence. He also partecipated to conferences and and workshops as “ Che cos’è la pittura?” Re- Enacted Painting - White Screen, at Viafarini with Maria Morganti, Milan, “ Isole e identità in movimento” with Artur Zmijewski, to the Montevergini Civic Contemporary art Gallery Siracuse , “Project Borders, luoghi di confine”, at IUAV University Institute, Venice |
Il mondo scivola è il titolo della mostra personale di pittura di Fabio Marullo a cura di Laura Francesca Di Trapani, che verrà inaugurata venerdì 13 maggio presso la Galleria Carta Bianca Fine arts di Catania, una selezione di opere che nascono dal lavoro degli ultimi due anni, opere di formati diversi che creano, tra le mura della galleria, un preciso percorso temporale . Il mondo scivola… anche se tutto appare fermo. Inquadrato in probabili circostanze che rimandano a storie, memorie, vissuti altri (chissà dove?) esiste un substrato di realtà nella pittura di Fabio Marullo che racconta la tensione di un equilibrio instabile, un gioco sottile di elementi che convivono in situazioni di cui a breve si perderà il controllo. O se si è già perso. Ciononostante, il paesaggio non è mai tetro, e i personaggi mai disperati, piuttosto mossi da una normalità fuori luogo, da una consuetudine che non viene mai meno. Esiste una logica in tutto questo? O è solo lo sguardo giovane e contemporaneo di chi osserva e racconta la follia della vita come la vita vera? I paesaggi delle sue tele sono piattaforme tra sogno e realtà eppure la narrazione non sfocia mai nella pura invenzione .
Fabio Marullo - Catania 1973, vive e lavora a Milano. Borsista presso la Facoltà di Arti Visive IUAV di Venezia, ha esposto il suo lavoro alla Fondazione March, Padova, Maxxi Museo Roma, al Gemist - Valkenberg Park, Breda; Galleria A+A, Venezia; Viafarini e Fabbrica del Vapore,Milano; Base, Firenze, Ha inoltre partecipato a conferenze e workshop come, “ Che cos’è la pittura?” Re- Enacted Painting - White Screen, presso Viafarini con Maria Moranti, Milano, “ Isole e identità in movimento” con Artur Zmijewski, presso la Galleria Civica d’arte contemporanea Montevergini di Siracusa, Progetto Borders, luoghi di confine, presso l’Istituto Universitario IUAV,Venezia.
Testo critico di Laura Francesca Di Trapani
Fabio Marullo "L'autentico dialogo e quindi ogni reale compimento della relazione interumana significa accettazione dell'alterità[...] L'umanità e il genere umano divengono in incontri autentici. Qui l'uomo si apprende non semplicemente limitato dagli uomini, rimandando alla propria finitezza, parzialità, bisogno di integrazione, ma viene esaudito il proprio rapporto alla verità attraverso quello distinto, secondo l'individuazione, dell'altro, distinto per far sorgere e sviluppare un rapporto determinato alla stessa verità. Agli uomini è necessario e a essi concesso di attestarsi reciprocamente in autentici incontri nel loro essere individuale." Martin Buber
"Una lenta processualità pittorica scandisce il ritmo dei paesaggi, dei personaggi, degli universi, delle esperienze e delle conoscenze che li nutrono e li muovono. Variazioni cromatiche definiscono la trama narrativa della nostra contemporaneità. Una visione lucida, consapevole, che staglia sulla superficie, con la leggerezza di una finta normalità, l'alterità di questo mondo. Paesaggio, quale incipit, definisce il “territorio” pittorico. La superficie diviene una texture visiva, per andare oltre le cose, per andare alla scoperta dello spazio stesso. Linee geometriche per ridisegnare la personale visione della contemporaneità in questi luoghi non luoghi, in queste aree spaziali dove la percezione diventa esperienza. Lo spazio definito da forme geometriche, (segno di un confine sfocato tra arte e architettura in Marullo) crea un trait d'union tra esterno ed interno, tra l'invisibile ed il tangibile. Un paesaggio dove le forme circolari esistono sempre e comunque, in quest'unione tra l'inizio e la fine, simbolo dell'infinito, dove ogni cosa che parte dall'origine ritorna all'origine. Un'immersione nella natura, nel paesaggio che si trasforma in una quasi sensazione di incertezza, che abbraccia tutto, autodefinendosi come elemento indispensabile. Una natura che avanza in un “mondo che scivola”, dove tutto rotola, fasciando in un'apparente normalità, che sottende un'allarmante realtà. L'intrusione di personaggi chiusi ognuno nel loro autismo, avanzano a coppie o isolati, come immersi nel loro cosmo. Vite decontestualizzate, vite bloccate in un istante preciso, smarrite, emerse da un archivio che l'artista custodisce nella sua memoria. Passa in rassegna figure rubate ai media, ad immagini fotografiche, a tutto quello che rimane impresso nella sua retina. Da vita ad una struttura narrativa, dove ognuno di loro è protagonista, dove nel nascondersi si manifesta, si racconta. Personaggi che non dialogano tra di loro, abbandonati ad una schizzofrenia delle connessioni umane. I tratti dei volti non sono mai definiti, non vi è realismo, ma una sorta di astrazione mescolata alla figurazione. Dentro i paesaggi intensi cromatismi si muovono, personaggi senza un vero volto, ma con un filtro addosso, come una maschera. È un non-essere che vorrebbe tradursi in essere, è un occultamento che presume di farsi disvelamento. Diventa testimonianza di un'assenza, di una diversità. La maschera cela un vuoto e al contempo è un indizio di desiderio di colmarlo. Le figure, essenziali per comprendere la ricerca pittorica di Marullo, sono atemporali, fuori contesto, isolate e nello stesso tempo a volte unite. Personaggi con le maschere assurgono a simbolo di un malessere contemporaneo, avvertito oltre che individualmente, come complessivo. Appaiono cristallizati, come se indossando una maschera o voltando le spalle per non farsi vedere in volto, potessero mimetizzarsi. Ma la m猀愀chera che nella tradizione ha rappresentato l'aspetto sovrannaturale del divino, qui si trasforma in raffigurazione delle forze subnaturali dell'essere umano. Sono personaggi privi di un'apparente vera identità, frantumata dalla storia, dal vissuto, e scomposta nella loro soggettività. Una maschera, itinerario per il non giudizio, ma per donare all'osservatore un intermezzo in cui riflettere guardando se stesso. Il dialogo ed il monologo che vede i suoi protagonisti divenire attori in una silenziosa ed inquietante diemensione, rappresentano la relazione soggetto-oggetto. Alcuni di loro, Marullo li chiama, li riconosce come singoli bastevoli a sé stessi, altri li vede come entità esistenti esclusivamente in un contesto di relazione e confronto. Un meccanismo mentale che mette in atto per delineare la mappatura delle relazioni, dell'essere all'interno di queste, del disagio e della schizzofrenia della società contemporanea. Marullo, in alcuni lavori come Montgomery Park guarda al pensiero filosofico di Buber, va per un attimo oltre sé stesso, per poi far ritorno al suo di pensiero interpretativo. Le riflessioni sulla dialogicità dell' Ich und Du , sul valore del doppio, sulle parole-base che assumono una qualità se pronunciate a coppie e quasi mai singolarmente. Sono allusioni, da parte di Marullo, nella rappresentazione di alcuni personaggi, che deboli, unendosi imprescindibilmente ad un altro, rintracciano una forza, che altrimenti non avrebbero. Non esiste un interesse per una fedele rappresentazione dei caratteri somatici dei personaggi. Ma il fulcro attorno a cui tutto si muove è il paesaggio, la forza della natura, da cui l'uomo è determinato. Paesaggio come sensazione incerta, che abbraccia tutto, che rappresenta l'elemento indispensabile, in una dimensione immaginativa labile ed incerta. La natura, sensazione da cui tutto si origina, come la perfezione dell'ossessiva ripetizione del cerchio nelle composizioni. Una natura - contenitore della caoticità e della distanza dei pensieri tra esseri umani, che avanza, avvolge e sconvolge l'essere stesso. Marullo gioca con le cromie, gioca con l'aspetto ludico e ironico dell'arte. La pittura, le immagini che vede ogni giorno, si trasformano in immagini ideali, rivelatrici di una dimensione interiore, irriducibile ad altre modalità, se non il suo mondo ed il suo sguardo all'interno di questo. Un'ottica all'interno della quale il gesto creativo assume forma ora di domanda, ora di risposta, ora di ricerca di significato, lasciando un segno che marca lo spazio interiore ed esteriore, offrendo un senso al non-sense che spesso anima la vita e l'arte stessa."
Laura Francesca Di Trapani aprile 2011
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