La compagnia più simpatica di Palermo, La compagnia Tanto di Cappello vi invita giorno 29 aprile 2011 ore 21:00 Arci Tavola Tonda in via Tavola Tonda a Palermo
PILLOLE’ con
Andrea Saitta Gaetano Basile Luigi Ciranni Virgilio Rattoballi Dario Frasca
Lo spettacolo Pillolè nasce come Lezione/Spettacolo sulla comicità e la sensibilità del clown.
“Siamo qui per sfatare un mito”, queste le parole del presentatore e regista Andrea Saitta, che aprono lo spettacolo, il mito da sfatare è lo stereotipo che si è creato attorno alla figura del clown. La maggior parte delle persone infatti vede il clown come un personaggio coloratissimo, con il naso rosso, capelli verdi che fa i palloncini ai bambini o nel peggiore dei casi come il pupazzo che siede su una panchina davanti i rivenditori di una famosa azienda di hamburger. Niente di tutto questo...
La compagnia analizza tutti gli aspetti che “negl’anni” hanno caratterizzato la comicità di questo personaggio e tutte le emozioni e le sensazioni che il clown è riuscito a darci fino ad arrivare all’idea che dopo 7 anni di studi la “ Tanto di cappello” vuole trasmettere sulla figura del clown.
Si inizia prendendo in esame la clownerie vista nel cinema. Siamo negl’anni 20, nei cinema spopolano Charley Chaplin e Buster Keaton, la comicità muta, veloce e precisa e la musica rag time si sposano perfettamente con la comicità del clown. Il rag time vede i personaggi non entrare in contatto subito tra di loro, ma come appunto davanti una telecamera annunciare prima di tutto il loro sentimento al pubblico per poi farci vedere che succede. Tutto questo viene rappresentato nello spettacolo con due numeri classici:
IL BARBIERE e IL RISTORANTE cui segue SPERIAMO BENE, numero muto scritto dai due interpreti con temi classici e citazioni da film di Totò, in scena ci sono un povero e un ricco, fame e incomprensioni fanno da padrone. Il secondo aspetto analizzato è il clown in pista. Il palco si fa rotondo, il teatro si fa tendone, ma la magia rimane. Qui compaiono le tre figure tipiche della clownerie del circo cioè l’AUGUST, lo scemo che molte volte si scopre furbo, il BIANCO quello più serio che da intelligente prende sempre le botte e Monsieur Loyal il direttore di pista, a questi tre personaggi la compagnia affianca le tecniche del mimo, quelle del Grammelot (farsi capire pur non parlando una lingua, producendo suoni o imitando una lingua) e la tecnica della giocoleria. Il clown inizia a parlare e a scoprire i suoni che aiutati appuntodalla mimica ci fanno capire quello che succede nel numero I SAMURAI.
Si prosegue con il numero L’ORCHESTRA. Il clown emigra ancora una volta, dal tendone alla strada, li si fonde con varie arti, le gags si riducono cercando di stare al passo con l’attenzione del pubblico da piazza. Il clown si allontana dalla 4° parete, entra in contatto diretto con il pubblico che affolla le piazze del mondo e ne fa uno strumento comico.
Nel finale si delinea quella che è la poetica del clown che la compagnia porta avanti (poetica spiegata nel testo scritto da Andrea Saitta consegnato agli spettatori all’inizio dello spettacolo), un’unione di tutte queste discipline, il cinema muto, il mimo, la pantomima, la giocoleria e i sentimenti che trasmette un naso rosso... qualcosa di più profondo, il sentimento che proviamo quando vediamo le cose come se fosse la prima volta, lo stupore che solo un bambino ci sa dare, il fracasso il ridicolo ecc...
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