2011, PRIMAVERA DELLA CULTURA
Tre incontri al Teatro Argentina a cura di Franco Ricordi
8 aprile, ore 17 Ideologia di Amleto, la libertà della Cultura e delle Arti, con Maurizio Giammusso, Marcantonio Lucidi, Giuseppe Manfridi
20 aprile, ore 17 Roma Theatrum Mundi, il Teatro Stabile a 150 anni dalla designazione di Roma Capitale, con Edo Bellingeri, Tiberia De Matteis, Marcello Veneziani
11 maggio, ore 17 Verso un nuovo Teatro Politico, la relazione fra Drammaturgia e Potere nell’epoca della TV, con Giuseppe Bevilacqua, Paolo Mauri, Walter Pedullà
2011, PRIMAVERA DELLA CULTURA
Il Teatro di Roma propone per questa primavera 2011, in un momento assai difficile e contrastato per le sorti della Cultura e del Teatro italiano, una riflessione su ciò che si ritiene rappresenti il tema di fondo di questa crisi: la politica culturale. Siamo convinti che questi anni ’10 del duemila potranno essere decisivi per confrontarsi con una realtà, quella del Teatro che racchiude il principio di tutte le arti, e che risulta nel nostro Paese per molti versi disconosciuta: almeno rispetto all’organizzazione ed al rapporto con lo Stato, se confrontata a quanto accade in altri Paesi europei, anzitutto in Germania, Gran Bretagna e Francia. Nell’intento di voler perseguire l’idea e il progetto di un Teatro Nazionale, come nel programma del Teatro di Roma, è necessaria una riflessione sul rapporto fra Politica e Cultura che possa dirsi nuova e voglia rappresentare uno sblocco di quella che ci appare una situazione di fatto congestionata: per un lato da una Sinistra Storica che, pur non avendo più una fonte ideologica come quella del Novecento, tende in ogni caso a rivendicare le proprie prerogative di influenza ed egemonia sul Teatro e sulle Arti; per l’altro da una Nuova Destra che, seppure interessata alle sorti della Cultura, di fatto non riesce a delineare una propria strategia e finisce con l’appiattirsi in una realtà senza schemi e progettualità. In tutto questo la potenza e l’invasività della comunicazione mediatica e televisiva giocano un ruolo di ulteriore e inedita autorità, con il rischio di un vero e proprio totalitarismo dell’immagine e dello spettacolo. Ora il Teatro, che è pur sempre spettacolo ma la cui quintessenza è quella dell’uomo (attore e spettatore nel proprio “qui e ora”, hic et nunc), diviene il luogo dove per eccellenza si può tornare a ragionare di tale rapporto, come del resto è sempre stato, fin dai primi vagiti del pensiero politico-culturale ai tempi di Aristofane. I tre incontri sono in stretta connessione e si richiamano l’uno con l’altro, e intendono aprire un dibattito che certamente continuerà nelle attività collaterali del Teatro di Roma come un continuo e stabile work in progress, tanto più se si vorrà realizzare una ricognizione, ad ogni livello, della nostra nuova Drammaturgia.
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