TeatrInGestAzione è un gruppo di intervento teatrale che si occupa di ricerca e formazione, pedagogia dell'attore e della creazione scenica, contaminazione artistica, produzione indipendente di spettacoli. Promuove l'arte come veicolo di educazione civile e sensibilizzazione alla diversità come risorsa e non come mancanza, in contesti e realtà caratterizzate dal disagio sociale. Ideatori e fondatori sono Anna Gesualdi e Giovanni Trono. Il gruppo è formato da Alessia Mete, Ilaria Montalto, Michela Vietri, Ciro Arancini, Maria Mautone, Loredana Mesiti, Giovanni Trono, Anna Gesualdi.
Scena pubblica Alto Fragile è la nuova proposta dei TeatrInGestazione che inaugura una nuova pratica teatrale: una pratica teatrale che non ambisce alla realizzazione di uno spettacolo finito, ma si propone di condividere con il pubblico il tempo e lo spazio della ricerca. È un'opera teatrale in divenire, che prende forma attraverso diversi momenti di incontro con il pubblico. Essa si compone di quattro itinerari di ricerca scenica, ispirati a Le Troiane di Jean Paul Sartre, Le Tre Sorelle di Anton Čechov, Moby Dick di Herman Melville, La Caduta di Albert Camus. A ciascun percorso è stato dato il nome di teatrografia. Una teatrografia è l'istantanea del processo creativo in corso. Essa rappresenta al contempo la traccia del cammino svolto e la cartografia di un cammino da proseguire. Nella realizzazione, i TeatrInGestazione hanno deciso di rinunciare ai mezzi e alla confezione proprie di uno spettacolo teatrale (buio, luci, effetti) per permettere l’incontro, sulla scena spoglia, della semplicità della presenza nuda dell'attore. Alto Fragile è questa presenza nuda, disarmata, che si mostra quando nessuna MessaInScena ripara dall'errore. Eppure proprio grazie a questa fragilità, proprio grazie alla possibilità di errare, di vagare, all'impudenza di questo mettersi in ricerca insieme al pubblico, si cerchererà di dare luogo ad un nuovo spazio-incontro, ad un nuovo modo di abitarlo assieme: una scena pubblica. Alto Fragile è lo spazio-tempo della ricerca in cui l'azione nasce spuria, non ancora addomesticata, è questo agire non ancora cristallizzato nelle forme che lo renderanno più accessibile, ma talvolta meno intenso e scotente, capace di interrogarci e di rimetterci in movimento, è il senso nel suo sorgere durante la creazione, quando si affaccia intensissimo e penetrante, ma incapace di difendersi e giustificarsi. Proprio lì quando nasce, il senso, alto e fragile, si mostra bisognoso di venire iscritto in un vissuto, in un'esperienza, in una biografia. Al contempo ci interpella, tutti, e ci richiede di issarci alla sua altezza.
Considerazioni al Pubblico Al pubblico, che accompagnerà Alto Fragile, con la sua presenza attiva, il suo sguardo, il suo sollecito ascolto, viene proposta un'esperienza inedita di partecipazione. Non immedesimarsi in una storia o in un personaggio, ma riconoscersi, ovvero scoprire qualcosa di se stessi, qualcosa che appartiene alla propria intimità. Qualcosa che abbiamo in comune e che per questo ci consenta di desiderare e maturare l’intenzione di un agire condiviso. La direzione è: dare luogo, dare luogo ad uno spazio di relazioni, in cui lo stare assieme nasca dalla capacità, allenata nel lavoro quotidiano, di condividere l'intimità, dare luogo ad uno spazio di riconoscimento, dove la possibilità di calarsi in se stessi, di approfondire se stessi, coincida con la possibilità dell’incontro e della scoperta. In questo senso Alto Fragile dà luogo ad una sorta di ribaltamento della pratica teatrale. Al teatro pensiamo generalmente come al luogo in cui ciascuno si muove per allontanarsi da sé, in cui l'attore assume un ruolo affinché anche il pubblico possa immedesimarsi in una vicenda e in un'esperienza che gli sono estranee. Il teatro di Alto Fragile mira invece a ritornare alla propria intimità, ad avvicinarsi al proprio fondo, per stare più vicini a se stessi e quindi riconoscersi. È l'Inaugurazione di una Nuova Pratica di Condivisione.
Le ragioni poetiche Per i TeatrInGestazione l’opera teatrale non si esaurisce nello spazio dello spettacolo finito. Anche il pensiero che favoleggia, seguendo la creazione, è opera. Come il silenzio carico di sensazioni dopo il calo del sipario. È opera la pausa. È opera il riflettere del pubblico. Come è opera l'aprirsi per l'attore di un nuovo senso del testo nel momento della ricerca. Più di tutto opera l'intenzione che il teatro lascia dietro di sé. Da questa riflessione nasce il desiderio di trovare una forma che renda conto di questo andamento processuale e dialogico dell'arte scenica. È stata per questo immaginata una pratica teatrale, che segua la forma pulsante tra scena e pubblico. È stata immaginata un'opera teatrale che coincida con l'evolvere di questa relazione tra pubblico e scena. Un fare teatro che sia questo ritrovarsi assieme per costituirsi Scena Pubblica.
Le ragioni politiche A fronte del progressivo contrarsi degli spazi e dei mezzi riservati alla cultura, TeatrInGestAzione ha deciso di rispondere con una serie di azioni creative, costruttive, impegnandosi per dare luogo a nuovi spazi di condivisione. Dare luogo significa per il gruppo costruire le condizioni necessarie affinché il lavoro teatrale possa incontrare il pubblico: il luogo in questione è un luogo comune, il punto di contatto. Dare luogo significa trovare nuove modalità di finanziamento, produzione e pubblicazione delle iniziative culturali. Ma dare luogo alla cultura significa anche lasciare che la cultura faccia luogo, perché laddove un gesto artistico onesto viene prodotto, questo gesto inaugura uno spazio: uno spazio di consapevolezza, di condivisione e cosa più importante, un campo di relazioni. Condivisione e relazione aprono a loro volta un nuovo orizzonte di possibilità: ciò che in una prospettiva solitaria o egocentrica sembra del tutto escluso, utopico o forse eccessivamente ambizioso, può apparire più a portata di mano. Il desiderio è che il fare artistico testimoni la possibilità di inaugurare nuovi spazi, insita in un certo tipo di impegno, in un certo modo di fare arte, in una certa qualità del mettersi in relazione. Dare luogo è il movente, e allo stesso tempo, la direzione del fare artistico.
Programma:
MOBY DICK sì de la scheggia rotta usciva insieme parole e sangue; ond'io lasciai la cima cadere, e stetti come l'uom che teme. un inno alla sopravvivenza della propria umanità in un mare pieno di pescecani, per ritrovare in sé ciò che c'è di divino e di eterno. ovvero di Moby Dick e d'altri mostri che ho amato. 22 gennaio - 26 febbraio - 26 marzo ore 21:00 Giovanni Trono
3SORELLE ciò a cui aspiriamo è una vita che noia, signori miei, vivere a questo mondo come è allegra e vivace la musica, come si ha voglia di vivere ovvero il coraggio l'abitudine l'invisibile 23 gennaio - 27 febbraio - 27 marzo ore 19:30 Alessia Mete, Ilaria Montalto, Michela Vietri
LE TROIANE io l'aggio letta chella poesia ma nun aggio capito niente, preferisc e me vedè nu film. un film romantico, gghja ce l'amma vedè? ovvero della donna che S'IGNORA 20 gennaio - 24 febbraio - 24 marzo ore 21:00 Maria Mautone
LA CADUTA Sí, abbiamo perso la luce, abbiamo perso la santa innocenza di colui che sa perdonare a se stesso Jean-Baptiste Clamence ovvero la santa innocenza 21 gennaio - 23 febbraio - 23 marzo ore 21:00 Ciro Arancini
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