È un'eco che arriva da lontano quella che risuona le note neo-barocche della pittura di Elke Warth nel piccolo spazio romano di Via degli Ausoni 18.
È una sosta che esplicita il movimento di un flusso estetico e metodologico che coinvolge forme e luoghi diversi, partendo dal lavoro di Pia Stadtbäumer, accennato nello stesso piccolo spazio romano e poi esploso nella grande personale al Castello di Rivara, passando per la mostra “Matrimonio” di Daniela Perego alla galleria Allegretti di Torino, ricongiungendosi nella doppia personale della Perego e della Warth a Norimberga, sfiorando forse perfino la presentazione dei gonfiabili in “Genetica 2093” di Sergio Ragalzi al MACRO e al Castello di Rivara. Un movimento fluido, come di un'onda elettromagnetica in grado di dividersi, poi rifrangersi, riconcentrarsi e tornare a frammentarsi, mantenendo, anzi incrementando il flusso energetico nonostante l'entropia accumulata attraverso il passare del tempo, il sovrapporsi e il separarsi degli spazi di deposizione e manifestazione. Mercoledì 1 dicembre, dalle ore 19, gli accenti declinati da Elke Warth di quest'onda neo-barocca incontrano il piccolo contenitore della vetrina di Franz Paludetto, componendo un verso successivo del dialogo intrecciato poco prima con le immagini di Daniela Perego che, quella stessa sera, inaugura allo Studio d'Arte Contemporanea Pino Casagrande, a pochi passi da lì. Come a dimostrare che i rimandi semantici generati dentro lo spazio possono essere ridotti al minimo, per ricongiungersi con un campo energetico più ampio, cercato al di fuori, in grado di connettere un discorso individuale con uno condiviso, che si nutra di collegamenti, di stratificazioni successive, nello spazio e nel tempo. Per prepararsi a compiere nuovi versi di questo sottile dialogo.
D.B.
|