Il Potere, un tema su cui l'autrice si confronta, scegliendo strumenti volutamente diversificati, atti ad esprimere, nella loro diversità, il rapporto variabile che ogni essere umano costruisce con esso. Il Potere è sovrano come quello del grande padre Zeus, che domina magnanimo su tutti gli dei elargendo doni generosi, ma anche legiferando, onde poter creare quell'armonia fra giustizia e libero arbitrio che ispiri aneliti di elevazione fra gli dei e senso per i valori che volta per volta si vanno formando. E l'arancio, insieme al rosso e all'ocra in ampie superfici si espandono, trattenuti dal bianco, immagine animica dello spirito * . Il ricordo di antiche leggi, di antichi rituali che accompagnavano i discepoli dell'iniziazione, si inabissa nel blu profondo delle caverne sotterranee consacrate alla rivelazione dei Misteri. Un tempo in cui Potere era sinonimo di conoscenza e conoscenza era fecondazione della vita di un'intera civiltà.. Ma il Potere consuma chi lo esercita trasformandolo in posseduto se il suo detentore non si accorge che nell'espletare quella facoltà tradisce se stesso e l'intenzione originale. Le campiture di aranci , rossi e ocra trattenuti dal bianco, tracciano una specie di caricatura, sorta di doppio che tenta la grottesca imitazione del dio padre. Col passare del tempo le antiche conoscenze vengono schematizzate in dogmi e vengono in seguito denominate 'religione' e il popolo cresce protetto dalle varie Chiese che si assumono la responsabilità di educare le genti. Le campiture arancio-rosso-bianco sono solo un ricordo. Domina una forma architettonico -fisica scura, nel marrone violaceo, che schiaccia qualunque facoltà spirituale individuale. All'origine della caduta un albero, detto Della Conoscenza del Bene e del Male. Sembra voler indicare una direzione con la sua postura sbilenca di un ocra smorto, mentre naviga in quel lontano turchese di cui una volta si diceva ricordasse l'aura del Paradiso... E tutta insieme quella grande distesa di turchesi ocra e bianchi, grandi e piccoli, vorrebbe accennare a quell'aura di cui abbiamo dimenticato l'essenza... anche se fra essi c'è già qualcuno che si è conquistato uno spazio ambiguo, fra luce e tenebra e sarà prima o poi scacciato … Per dire tutto questo e molto altro c'è la scrittura oggi,che è sinonimo di comunicazione autentica e poi di informazione, linguaggi , usanze, costumi e valori, anche se spesso , asservita al potere di turno, tende ad essere sinonimo di Confusione. Completa l'esposizione di lavori propriamente cromatici una serie di tavole lignee coperte di bianco o metallizzate, alte e strette, su cui l'autrice ha inventato delle 'scritture' , opere che troneggiano misteriose e austere come cartelli indicatori di strade nuove...
*cfr. Rudolf Steiner: “L'Essenza dei Colori”
Eugenia Liaci, nasce a Bari, si Laurea in Fisica, si interessa all’arte dal 1985. Per oltre vent’anni approfondisce la ricerca del colore attraverso l’acquerello, spaziando dalla ricerca monocroma fino all’indagine di atmosfere cromatiche che caratterizzano particolari momenti del corso della natura. Accanto a quello del colore inizia, nei primi anni ’90 uno studio volto al dialogo tra matematica e musica, che conferisce al gesto pittorico una ‘temporalità’. Ne risulteranno opere grafiche realizzate ad acquerello in bianco e nero. Il filo della ricerca verrà ripreso su tele e tavole di piccolo formato, con una tecnica mista (acquerello, olio e sabbie). A partire dal 2003 lavora con fondi sempre più ruvidi realizzati con pezzetti di marmo raccolti sulle Alpi Apuane, sgretolati e usati come fondi nei quali far scintillare monocromi puri di blu, gialli, rossi e arancio. Vive e lavora a San Casciano val di Pesa (FI).
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