Being Visible - looking for contemporary ways of signification
The exhibition confronts the complex issue of visibility unfolding in the work of young Iranian artist whose diverse production centers around a flexibility of meaning that can be at times concealed. Visitors are invited to traverse the layers of the apparent through multiple lens, some being: alternative histories, mediated political events, and encounters between and amongst cultures.
The exhibition confronts the complex issue of visibility unfolding in the work of young Iranian artist whose diverse production centers around a flexibility of meaning that can be at times concealed. Visitors are invited to traverse the layers of the apparent through multiple lens, some being: alternative histories, mediated political events, and encounters between and amongst cultures. These lens proceed from a viewpoint that is distinct from western constructs but does not exclude them entirely, rather consciously negotiates their forms, contradicting traditional conceptions of ‘Iranian’ imagery expand its scope while making the artists themselves visible. In the course of recent history, humanity has gone from being invisible to lacking opportunities to hide. We live in a society where visibility as well as being eternally present, is also spectacular as outlined by Guy Debord. New technologies have made every aspect of our lives obtainable in the form of traces of information, while television transforms ordinary people into stars on reality shows. Our relationship with visibility has an ambiguous nature, one of anxiety and pleasure. Being visible in a watched world, made into a spectacle is something that is between fear and attraction. The exhibition will focus on the consequences that becoming visible can have. While in the West appearance is desired, in the East visibility also involves risks. Visibility in an Iranian context assumes facets that have implications which go deep into the roots of the region. Being visible means being public, and in public every person has a duty to act under specific social rules. Being visible for some also means taking fights to the streets, risking their body and showing a different perspective. The many codes of conduct that one must follow under the present Iranian regime, are seen as imposition especially for the younger generations that make up the majority of the population of the country. The search for a freedom of expression often arises from individual needs, and in this case is pursued with a strong sense of responsibility towards the collective. It is through this relationship that artists seek ways and strategies of expression addressing diverse communities simultaneously while navigating a notion of the sublime of the visible involving both terror and desire.
La mostra indaga la reale possibilità di comprendere la produzione visiva di una cultura diversa, esemplificata qui nell’esposizione di giovani artisti iraniani. Per l’occasione i visitatori sono invitati a confrontarsi con il tema della visibilità: il progetto espositivo riflette infatti su una produzione artistica in cerca di libertà espressiva. Attraverso lavori fotografici, video e installazioni la mostra intende interrogarsi sulle conseguenze del rendersi visibili tra desiderio, rischio e responsabilità collettiva.
La mostra indaga la reale possibilità di comprendere la produzione visiva di una cultura diversa, esemplificata qui nell’esposizione di giovani artisti iraniani. Per l’occasione i visitatori sono invitati a confrontarsi con il tema della visibilità: il progetto espositivo riflette infatti su una produzione artistica in cerca di libertà espressiva. Lo scontro o incontro tra due culture, la sparizione, la storia alternativa, la mediaticità degli eventi politici, l’iconografia contemporanea, sono alcune delle possibili chiavi di lettura di una cultura complessa e distante dal mondo occidentale. Gli artisti s’inseriscono in un discorso globale, rendendosi visibili e mettendo in crisi il nostro immaginario dell’Oriente. Nel creare un percorso visivo tra opere diverse si vuole offrire un esempio della produzione artistica contemporanea iraniana ricollocandola in un contesto critico, per comprenderne la complessità e per portare così due culture, apparentemente lontane ma realmente più vicine di quanto il pregiudizio stabilisca, a riconoscersi. Nel corso della storia recente si è passati dall’essere invisibili, al non avere più possibilità di nascondersi. Anche se scritta negli anni Sessanta, la teoria di Guy Debord sulla spettacolarizzazione della società, continua a essere attuale. Viviamo in una società in cui la visibilità oltre ad essere totale, è anche spettacolare. Le nuove tecnologie fanno sì che ogni aspetto della nostra vita diventi informazione, traccia recuperabile e la televisione, sempre più appassionata di reality, rende persone comuni delle star. Essere visibili in un mondo sorvegliato e spettacolarizzato come il nostro, è qualcosa che si pone a metà tra desiderio e paura. Il rapporto che si instaura con la visibilità ha una natura ambigua, un misto tra terrore e piacere. La mostra intende approfondire anche le conseguenze del rendersi visibili: mentre in Occidente l’apparire è qualcosa di desiderato, in Oriente la visibilità comporta dei rischi. La visibilità nel contesto Iraniano assume sfaccettature che hanno implicazioni che vanno ancora più a fondo nelle radici del paese. Essere visibile vuole dire essere pubblico, e in pubblico ogni persona ha il dovere di comportarsi secondo precise regole sociali. Essere visibili per alcuni significa anche scendere in piazza e lottare, rischiare, raccontare una storia alternativa. Le numerose norme di comportamento che regolano oggi la società iraniana sono vissute come un’imposizione soprattutto dalle giovani generazioni che costituiscono la maggioranza della popolazione del paese. La ricerca di una libertà espressiva spesso nasce da esigenze individuali, ma anche dal senso di responsabilità nei confronti del collettivo. è infatti attraverso un rapporto sublime con le forme visibili, tra desiderio e terrore, che gli artisti con acutezza cercano vie e strategie espressive accettabili per la comunità sociale.
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