C.t.f.r. Compagnia Teatrale Fo-Rame & Just in Time - mauro diazzi presentano Dario Fo “CORREGGIO CHE DIPINGEVA APPESO IN CIELO” uno spettacolo di e con Dario Fo regia multimediale Felice Cappa
Dario Fo dedica al Correggio una lezione spettacolo che si terrà nell’ambito del Festival “Sotto il cielo di Parma” in prima nazionale il 23 e 24 giugno. Oltre allo scenario naturale delle splendido parco Ducale, Dario Fo si servirà come già in altri spettacoli di maxischermi che proietteranno dipinti originali e tavole da lui realizzate a sostegno della narrazione, curati nella regia di Felice Cappa. Questa lezione completa un ciclo che il Maestro Fo da anni sta dedicando ai grandi protagonisti dell'arte italiana: Raffaello, Leonardo, Mantegna fino a Caravaggio e, Michelangelo. Tra questi non poteva mancare il Correggio, uno degli artisti meno documentati tra tutti i grandi protagonisti della sua epoca. Numerose sono le leggende, affermatesi nei secoli, sulla sua biografia. Il Correggio in una nota introduttiva di Dario Fo: “Antonio Allegri, meglio conosciuto come il Correggio, nella memoria di chi si occupi di pittura, in particolare di quella del Rinascimento italiano, lo si trova oggi sistemato in una classifica mediana. Anzi va sottolineato che già nella prima metà del secolo passato, senza i dirompenti studi e saggi di Roberto Longhi e Federico Zeri a riscoperta del Correggio, egli si ritroverebbe ad arricchire la pletora degli pseudo ignorati. Infatti all’inizio del secolo l’attribuzione di opere al grande pittore padano si limitava a pochi dipinti scelti fra i meno importanti. La sua vasta produzione era stata letteralmente sottratta all’autentico autore e, pitture straordinarie come L’educazione di Cupido con Venere ignuda o la stessa dea dormiente spiata dal satiro o Giove che si tramuta in nube per godersi la splendida Io, Il ratto di Ganimede, Danae posseduta da Giove che si è trasformato in monete d’oro, erano state impunemente tolte al Correggio per passare ad arricchire la produzione di Tiziano, di Lotto, di Giorgione e perfino di Raffaello. Per restituire il maltolto al legittimo autore ci vollero veri e propri raid di riscatto combattuti da un tenace esercito di critici italici e stranieri. Per quanto poi riguarda l’opera oggi più conclamata del Correggio, ovvero i giganteschi affreschi delle cupole di Parma, essa era letteralmente finita nell’oblio, spazzata via da un uragano di vuoto culturale. Senza la follia di un vasto gruppo di cittadini del Parmigiano, pardon parmensi, prima fra tutte la sovrintendente Lucia Fornari Schianchi, l’ultima operazione di ripristino del valore dell’Allegri non sarebbe mai stata compiuta. Stiamo parlando della spericolata messa in opera delle torri d’acciaio realizzata nella cupola; macchine che, nei primi anni del XXI secolo, hanno permesso al pubblico di raggiungere i 18 metri d’altezza dentro la cattedrale. Grazie a quel marchingegno, migliaia di visitatori si sono così trovati all’istante sotto quell’immenso cielo sfondato da angeli che impunemente svolazzavano intorno a dozzine di santi spaparanzati su nubi e putti che apparivano all’istante fra le gambe dei beati in uno scorrazzo festoso. Senza quell’impianto d’ascensione tutta l’opera sarebbe rimasta unica fonte di piacere solo per uccelli sperduti entrati per errore nella cattedrale e per qualche pipistrello ubriaco a causa di tanti svolazzi senza senso” |