Estate 1944. L'Italia è travolta dalla guerra civile. La gente è confusa, stanca, terrorizzata. Molti sfollano in campagna. Gli uomini sono in guerra, sono in montagna, sono morti. Restano le donne: fanno su e giù dalla città a alla campagna su un piccolo treno, si barcamenano per sopravvivere. Le storie di queste sei donne sono emblematiche ed esplose come bombe. Nei loro occhi è rimasto il fermo immagine di un evento che le ha segnate per sempre e che esse continuano a raccontare all'infinito perché non venga dimenticato. Diceva una canzonetta del tempo "non dimenticar le mie parole..." La preghiera, la ritualità, la natura, il cibo, il corpo: sono elementi profondamente femminili. Sono esplosi durante la guerra. Le donne cercavano di mantenere dignità, femminilità e normalità quando nulla era dignitoso né normale. Si sono trovate improvvisamente in circostanze estreme: fame estrema, pericolo estremo, abbandono estremo, violenza estrema. L'intensità delle loro spesso brevi vite, rende queste donne eroine, che siano vittoriose o sconfitte e ingannate. Individualità fortissime, che però si uniscono in coro a piangere il dolore di ognuna. Le donne, specie quelle di un tempo, sono state educate al sacrificio e spesso il sacrificio è stato il loro destino. Ma le donne antiche, quelle legate alla terra, al corpo, sanno che ad ogni morte segue una nascita, e chiamano forte la pace. Lo spettacolo nasce da frammenti di memoria raccontata o letta di quella guerra, che filtrata attraverso occhi contemporanei e pieni di stupore, diventa la Guerra, tutte le guerre.
Hanno sostenuto la produzione dello spettacolo al suo debutto a bordo del Trenino storico della ferrovia Genova Casella: Coorganizzatori PROVINCIA DI GENOVA, FONDAZIONE CARIGE Con il sostegno di COMPAGNIA DI SAN PAOLO, COOPSETTE, REGIONE LIGURIA Si ringrazia Comunità Montana Alta Valle Scrivia, Comune di Casella, Ferrovia Genova-Casella, Archivio Storico di Scrittura Popolare dell'Università di Genova, Archivio Ligure della Resistenza. |