Mountain, Society, Cinema, Literature
The twenty-five readers of these words and anyone with a keen eye will have noticed one particular detail of this year’s catalogue. Last year the words “Mountain, exploration, adventure” were written underneath the traditional logo of the TrentoFilmfestival surmounted by a red eagle between two black square brackets. This year, however, the English legend has been replaced with an Italian one that reads “Montagna, società, cinema, letteratura” (Mountain, society, cinema, literature). The language and content have changed, and this is important. The international flavour of the Festival is not in question; the catalogues of the last fifty-eight years testify to this. Language is a means of communication, but what you say is more important. I wrote in last year’s edition that the old mountains, exploration and adventure were obsolete in an age of satellites, Internet and Google Earth. It was time to look at these worlds from a different angle. “Exploration” was intended as a look at the culture of mountain people, the inhabitants of the “high lands”. “Adventure” meant people’s exploits in their daily lives, which were ones of marginalisation by choice and by fate.
From this point of view, “Montagna e società” best represent the themes of the Festival over the last few years. “Cinema e letteratura” are the tools of the Festival, the lenses through which we look at mountains, their world and their society; they are two lenses of the same microscope. We pay tribute to the people who opened the Festival up to the themes of exploration and adventure in the 1970s and 1980s, a move that caused considerable controversy between traditionalists and innovators; but now we must look to the future.
Which brings us to this year’s edition. The underlying theme of this year is encapsulated in one title: “Sacri Monti, sacrilegi, sacripanti” (Sacred mountains, sacrileges, sacripanti). Much has been said about the relationship between the sacred and mountains, and so we have devoted an evening of readings and discussions to these themes.
What escapes us, however, is the reason why sacred sites such as mountains have also been the scenes of the worst sacrileges. We are not talking about crimes against what is sacred or the gods that live in the mountains, but crimes against the mountains themselves. The real sacrileges are deforestation, cable-car systems, property speculation, uncontrolled development of river basins, and the treatment of the mountains as a theme park.
Sacripanti is the humorous epithet that we have given the strange characters that populate this sacred world profaned by humanity. Sacripante is an argumentative character from Ludovico Ariosto’s book Orlando Furioso. This is why the Italian dictionary defines a sacripante as “a person of considerable build who shows off his strength”; it also lists derogatory terms such as “boaster” and “braggart”. A sacripante is also defined as a sly or very skilful person.
This last definition is possibly the most appropriate one for our context. Amidst the mountains live people of great skill who are sometimes boastful and quarrelsome, and if they are not of considerable build, then they have great agility and physical strength. The term sacropante would suit mountaineers and climbers such as George Mallory, Reinhold Messner, Bruno Trentin, Lino Lacedelli, Giusto Gervasutti and Gaston Rebuffat, as well as cyclists such as Fausto Coppi and Marco Pantani.
The films of the 58th TrentoFilmfestival will speak about people like this and much more besides. |
Cineprese che puntano in alto
108 le opere proposte al più antico festival internazionale del cinema di montagna diretto da Maurizio Nichetti. Tra le anteprime dell’edizione 2010, “Nanga Parbat” di Messner e Vilsmaier in lingua italiana e “L’ultima salita” di Elisabetta Sgarbi, terzo documentario della sua trilogia sulla scultura sacra. In sala con gli occhialini per ammirare in 3D “Ocèans” di Perrin. Evento di apertura del festival, il 30 aprile la proiezione di un film muto musicato dal vivo “Der Heilige Berg” (La montagna sacra) firmato da Arnold Fanck, uno dei maestri del Bergfilm.
Le immagini più spettacolari e originali che raccontano in maniera innovativa (anche utilizzando la tecnologia 3D) la montagna, il rapporto tra l’uomo e la natura, la quotidianità di chi vive e lavora nelle terre alte in ogni angolo del pianeta, le avventure più estreme. C’è tutto questo nelle 108 opere selezionate tra le oltre 330 pervenute, documentari e fiction, che il pubblico potrà ammirare sugli schermi del TrentoFilmfestival, il più antico e prestigioso festival internazionale dedicato al cinema di montagna in programma dal 29 aprile al 9 maggio. Sono 38 le opere della sezione Concorso internazionale che si contenderanno i palmarès del TrentoFilmfestival, in primis il Gran Premio Città di Trento - Genziana d’Oro e che saranno valutate dalla Giuria internazionale che quest’anno è composta dal regista Maurizio Zaccaro, dalla documentarista finlandese Lena Paasanen, dal documentarista Michele Radici, dal fotografo e documentarista francese René Vernadet, dall’alpinista slovacco Alan Formanek.
L’edizione in programma dal 29 aprile al 9 maggio con la direzione artistica di Maurizio Nichetti sarà come sempre contraddistinta da importanti anteprime nazionali e internazionali. Tra le più attese la prima proiezione in lingua italiana di Nanga Parbat, il film che il regista Joseph Vilsmaier - già vincitore nel 1996 al TrentoFilmfestival con il film Schlafes Bruder (tratto dal romanzo best seller dello scrittore Robert Schneider Le voci del mondo) - ha realizzato in collaborazione con l’alpinista Reinhold Messner. Il film racconta la tragica spedizione in Pakistan del 1970 al Nanga Parbat – la nona montagna più alta della terra - in cui il fratello di Messner, Günther, venne travolto da una valanga al termine di un'avventurosa discesa dall’inesplorato versante Diamir. Reinhold lo cercò, senza successo, e alla fine scese da solo, ricomparendo al campo base dopo sei giorni con gravi congelamenti ai piedi per cui dovette subire l’amputazione di sei dita. Nel 2005, quando il corpo di Günther fu trovato a 4.300 metri di quota, ai piedi della parete Diamir si scrisse la parola fine sulle accuse rivolte a Reinhold Messner da alcuni compagni di spedizione di aver abbandonato il fratello in difficoltà.
E il cinema in 3D fa il suo esordio al TrentoFilmfestival: una delle proiezioni più attese sarà, infatti, il nuovo film Oceani 3D, realizzato da Jean-jacques Mantello. Nelle acque del mare Antartico combattono la loro battaglia anche i 37 attivisti di Greenpeace che, a bordo della nave Esperanza, cercano con ogni mezzo di interporsi come un vero scudo umano tra le balene e gli arpioni delle baleniere giapponesi. Il documentario Jagdzeit della tedesca Angela Graas racconta le storie personali di questo equipaggio multietnico, la loro quotidianità a bordo della nave, i loro problemi, la paura del fallimento, la nostalgia di casa.
Immagini altrettanto impressionanti quelle del documentario Petropolis del regista canadese Peter Mettler per denunciare un progetto industriale, economico ed energetico tra i più devastanti, in cui il potere del petrolio vince sul clima, l'aria, l'acqua e la terra. Uno sguardo unico (è stato girato principalmente da un elicottero) sul più grande impianto al mondo di estrazione di bitume dalla sabbia, nelle Tar Sands canadesi il cui impatto sull’ambiente è indescrivibile: un deposito di catrame grande come l’Inghilterra, che ha spazzato via la foresta per sostituirla con le miniere.
Da diverse prospettive due registi raccontano storie di bambini tra le montagne. Ambientato nell’arido e maestoso paesaggio delle montagne innevate dello Zanskar, nella regione himalayana dell’India, Himalaya le chemin du ciel della regista francese Marianne Chaud (una nomination per i Cesar 2010, gli Oscar del cinema francese) racconta la storia dei monaci bambini del monastero di Phukthal, ed in particolare di Kenrap, un bimbo di otto anni che da quando ne aveva cinque pensa di essere la reincarnazione di un anziano monaco. A partire dalla toilette mattutina a -20° C, durante il corso di filosofia, mentre lava i piatti o gioca con gli amici, fino ai pochi giorni di vacanza che trascorre in famiglia, la regista lo segue, parla con lui, si fa raccontare la sua vita. Il regista rumeno Björn Reinhardt in Der Kinderberg racconta invece la vita dei bambini di Obcina, un pittoresco villaggio di montagna in Romania, che fanno fronte all'inspiegabile assenza dei loro genitori con ammirevole impegno: coltivano gli orti e cucinano i pasti, si occupano di mucche e pecore, e utilizzano un sacco della loro preziosa immaginazione per tenersi occupati.
Le montagne libanesi attorno ad Ain el-Halazoun fanno da sfondo al film The one man village del regista Simon El Habre. Osservando la vita in questo villaggio fantasma che, nel corso del giorno, ritorna a vivere dopo le distruzioni portate dalla guerra civile e i cui abitanti appartengono tutti ad un'unica famiglia, si riflette sulla memoria collettiva in una terra che sembra vivere in una sorta di amnesia collettiva e che rimane sempre vulnerabile di fronte a una nuova possibile guerra civile. Con Le main et la voix, il regista Hamzehian Anush ci accompagna in un viaggio dalla Corsica al Friuli, da Nizza al Trentino attraverso un vortice di dialetti e di lingue alla scoperta dell’antico gioco della mora, un gioco travestito da rituale magico, tra le grida, i pugni, le dita,il fervore, i volti alterati dei giocatori.
Per gli appassionati di alpinismo e di sport estremi, in anteprima a Trento, The wildest dream: the conquest of Everest del regista Anthony Geffen indaga sui misteri dell'Everest legati al primo tentativo di salire il tetto del mondo da parte degli alpinisti George Mallory e Andrew Irvine nel 1924. Misteri che non furono sciolti neppure con il ritrovamento del corpo di Mallory nel 1999. Nel documentario, dove la voce narrante è affidata all’attore Liam Neeson, gli alpinisti Conrad Anker e Leo Houlding ripercorrono passo passo le loro tracce fino in vetta. E la cronaca più recente registra l'annuncio dello storico americano Tom Holzel di una prossima spedizione per recuperare il corpo di Irvine e la macchina fotografica che non fu trovata addosso a Mallory.
I due mesi di spedizione alle montagne della sperduta Isola di Baffin e le nuove ascensioni sulle pareti del Mount Asgard dei fratelli Favresse, rivive invece nelle immagini di Asgard Jamming del regista-alpinista Sean Villanueva. Alone on the Wall di Peter Mortimer e Nick Rosen racconta l’eccezionale impresa del 23enne Alex Honnold, uno dei più forti e versatili climber americani: la salita in free solo della parete nord ovest dell’Half Dome nello Yosemite National Park.
Sherpas die wahren Helden am Everest dei registi Frank Senn, Otto Onnegger e HariTapa racconta il lavoro, la vita e gli stati d'animo degli sherpa durante una spedizione commerciale all’Everest. Senza mezzi termini, spiegano che cosa significhi per loro lavorare al servizio degli occidentali. Assaporiamo i loro successi, vediamo come rischiano la loro vita per salvare quella degli altri. Gli eroi di questo lungometraggio sono Long Dorjee, una leggenda con le sue 13 salite all'Everest, e Norbu, il giovane sirdar, che conduce una vita moderna a Kathmandu.
In Le Monde de Gaston Rebuffat, di Gilles Chappaz è il ritratto dell’alpinista Gaston Rebuffat che, grazie ai suoi numerosi libri, ai suoi film ed alle sue immagini spettacolari, ha saputo raccontare la montagna, l'ha fatta conoscere a un gran numero di persone, ha sottolineato la bellezza, la poesia e la grandezza delle terre alte, sfatando il mito di un mondo duro, pericoloso e assassino. A 20 anni dalla sua scomparsa, attraverso documenti d'archivio, alcuni dei quali inediti, e testimonianze esclusive, il film traccia il ritratto di questo personaggio fuori dal comune, che occupa un posto d'onore nell'immaginario collettivo legato alla montagna.
Della regista Elisabetta Sgarbi, il TrentoFilmfestival presenta in anteprima italiana L’ultima salita, terzo episodio della sua trilogia sulla scultura sacra. Un documentario interamente dedicato ad una singolare opera di un artista camuno del '700, Beniamino Simoni, che realizzò le statue per una via crucis di 14 cappelle, svelata grazie alla cinepresa in tutta la sua forza tragica ed espressiva. I testi di autori come Giovanni Testori, Vittorio Sgarbi, Erri De Luca, Remo Bodei, letti da Toni Servillo accompagnano le immagini in questo percorso che conduce al cuore dell’anima e dell’arte.
Tra le fiction in anteprima a Trento Loup l’ultimo film di Nicolas Vanier, regista de Il grande nord (Premio del pubblico nel 2006). È la storia di un ragazzo Evenk, Sergueï che vive tra le montagne della Siberia dove accudisce un grande branco di 3.000 renne costantemente minacciate dai lupi. Fin da piccolo gli è stato insegnato come cacciarli e ucciderli, ma il giorno in cui incontra una lupa con i suoi quattro cuccioli, la sua vita e le sue certezze subiscono un profondo cambiamento. Per difenderli, Sergueï trasgredisce le leggi millenarie del suo popolo, tradendo suo padre e il suo clan, familiarizzando sempre più con i cuccioli
Anche in questa edizione, la serata-evento di apertura venerdì 30 aprile 2010 all’Auditorium Santa Chiara: il festival prenderà il via con la proiezione di un film muto musicato dal vivo. In programma Der Heilige Berg (La montagna sacra), film del 1926 firmato da Arnold Fanck, uno dei maestri del Bergfilm, genere di film molto popolare negli anni ’20 e ‘30, interpretato da Leni Riefenstahl e Luis Trenker. La colonna sonora originale composta da Edmund Meisel sarà eseguita dall’Orchestra regionale Haydn di Bolzano e Trento diretta dal maestro Helmut Imig. La serata sarà preceduta dall'incontro con la giornalista e critica cinematografica Irene Bignardi e Matthias Fanck, nipote del regista, sul Bergfilm ed i suoi protagonisti. |