It was a wonderful trip is the title of the exhibition presented by Ludovica Carbotta at CHAN. The work of the artist, in this case focuses on what she calls "an exercise in stillness." Using a streetlight as an element of support, Ludovica Carbotta remains a long time motionless in the urban landscape, contrasting his own individuality, almost neutralized by the mimetic gesture, the constant movement of people.
The video – exercise #1 – presents the experience as a long shot sequence of 120 minutes, minimizing any kind of interpretation: the viewer becomes part of the landscape in motion which is the visual and sound background of the action. The still shot obtains an image played on the balance between vertical (the lamp post) and horizontal (the movement of cars). The focus on urbanism and the architectural attitude that characterize many works by Ludovica Carbotta found in this further study an attempt to achieve a personal fusion with space. The artist places herself vertically into environment like a primitive menhir, the structure that represents the first physical transformation of the landscape, abstract object but at the same time with life inside. The trip, intended as physical movement, is the apparently contradictory result of this operation of "discreet insistence" in a given space, so as to reveal new meanings and new paths. It becomes possible to get lost by remaining motionless, changing the relationship with the environment to be dominated, as La Cecla whitstands, from the same place: the result are moments "in which we understand to learn from the space that surrounds us." Together with the video is displayed a series of 120 small drawings on paper - exercise #2 – made by the artist in one minute each. Reversing the perspective of the video, the drawings offer an instant view of the same urban space in which Ludovica Carbotta has spent 120 minutes still. The whole becomes a kind of contemporary travel album that involuntarily contrasts the hectic movement of today to thoughtful travelers' notebooks of the past.
Ludovica Carbotta - Il viaggio è andato a meraviglia
Il viaggio è andato a meraviglia è il titolo della mostra di Ludovica Carbotta presentata nello spazio di CHAN. Il lavoro dell’artista torinese si concentra in questo caso su quello che lei stessa definisce “un esercizio di immobilità”. Utilizzando un lampione stradale come elemento di sostegno, Ludovica Carbotta rimane a lungo immobile nel paesaggio urbano, contrapponendo la propria individualità, quasi neutralizzata dal gesto mimetico, al continuo e omologante movimento delle persone.
Il video – esercizio uno – ripropone l’esperienza in un lunghissimo piano-sequenza di 120 minuti, riducendo al minimo qualsiasi tipo di interpretazione: lo spettatore diventa parte del paesaggio in movimento che è lo sfondo visivo e sonoro dell’azione. L’ inquadratura fissa ottiene un’immagine giocata sull’equilibrio tra verticale (il palo) e orizzontale (il movimento delle macchine). L’attenzione all’urbanistica e l’attitudine architettonica che contraddistinguono molti lavori di Ludovica Carbotta trovano in questa operazione un ulteriore approfondimento nel tentativo di realizzare una fusione personale con lo spazio. L’artista si colloca verticalmente nell’ambiente quasi come un primitivo menhir, la struttura che rappresenta la prima trasformazione fisica del paesaggio, oggetto allo stesso tempo astratto e dotato di vita al suo interno. Il viaggio, inteso come spostamento fisico, è il risultato apparentemente contraddittorio di questa operazione di “discreta insistenza” in un determinato spazio, che ne rivela nuovi significati e nuovi percorsi. Diventa così possibile perdersi rimanendo immobili, modificando la relazione con l’ambiente per farsi dominare, come sostiene La Cecla, dal luogo stesso: ne risultano momenti “in cui impariamo ad apprendere dallo spazio che ci circonda”. Contestualmente al video è esposta una serie di 120 piccoli disegni su carta – esercizio due – realizzati dall’artista in un minuto ciascuno. Ribaltando la prospettiva del video, i disegni propongono uno sguardo istantaneo dello stesso spazio urbano in cui Ludovica Carbotta ha trascorso 120 minuti immobile. L’insieme diventa una sorta di album di viaggio contemporaneo che involontariamente contrappone il frenetico movimento di oggi ai meditati taccuini dei viaggiatori del passato.
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