Lucio Perna Geografia emozionale 22 aprile - 21 maggio 2010 Spazio Tadini, Milano, via Jommelli 24 Inaugurazione 22 aprile alle ore 18.30
Orari: da martedì a sabato, ore 15:30/19:00 e fino alle 23:00 in coincidenza con manifestazioni serali
Giovedì 22 aprile inaugurerà, a Spazio Tadini, una mostra personale di Lucio Perna. Nel corso del vernissage sarà presentata la corposa monografia a lui dedicata dalla casa editrice Mazzotta "Geografia emozionale", che darà anche il titolo all'esposizione. Trent'anni di attività e più di settanta mostre all'attivo, personali e collettive in gallerie, istituzioni e fiere d'arte, saranno evidenziati in un percorso di cinquanta opere. L'artista fonda, nel 1998 il movimento "Symbolicum" insieme a Federico Honegger, Fabio Massimo Ulivieri e con il poeta e critico d'arte Pedro Fiori che scrive: "in un suo viaggio in Mauritania, Perna era rimasto colpito dall'immagine del deserto. Aveva sentito il sortilegio della "sensazione d'infinito" che si sprigiona da quella immensità. E' questa "poesia d'infinito" la prima sensazione che ci affascina nei suoi dipinti, palpitanti di battiti del mistero, di una simbiosi spazio-colore-segno."
"Ciò che prepotentemente emerge dai viaggi nel deserto", sostiene Perna, "è il senso e la scoperta di nuove ricchezze. Quelle, per intenderci, che non hanno una quotazione di mercato e che quindi non si possono comprare."I viaggi sono per lui una inesauribile fonte di scoperte: un formidabile bagaglio utilizzato poi nell'elaborazione del suo linguaggio artistico – che eccede e supera ogni logora etichetta di astrazione o informale - e che lo porta fino a promuovere, in Italia, il movimento artistico-culturale "Geografia emozionale" fondato da Giuliana Bruno, ad Harvard, con il monumentale Atlas of Emotions. "Il lavoro di Perna"- afferma Claudio Rizzi, curatore del volume di Mazzotta - "è traduzione poetica di una visione profonda dell'uomo e del mondo e accende una prospettiva oltre i confini del quotidiano." Traduzione poetica che parte dalla visione - dai Miraggi, come titola uno dei suoi cicli di opere - e ritorna alla vista con l'utilizzo di una molteplicità di piani, di superfici, di equilibri e, verrebbe da dire, di architetture. Dipinte con il colore dei ricordi, delle terre, dei viaggi. Forse, il lavoro di Perna, ci introduce in un luogo che vorremmo abitare, pur non potendolo definire. Uno spazio desiderato. Che si può creare e vivere senza sapere da dove esattamente, poi, si sia entrati. Forse solo l'arte ci da la possibilità di rapportarci, come ricordava Burri, ad una "irriducibile presenza che rifiuta di essere tradotta in qualsiasi altra forma di espressione."
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