La Medina di Marrakech riserva sempre grandi sorprese; si sa. Nella confusione dell’antico quartiere svoltare l’angolo, varcare una soglia e ritrovarsi in una dimensione ovattata e silenziosa è possibile e magnifico.
Inciampare nella pace del museo di questa città, ancora invaso da «Radiance», emoziona. Nonostante il finissage sia stato fissato per il 30 settembre, i lavori di Lori Park sono ancora lì, perfettamente allestiti, a dialogare con stucchi e sbalorditive decorazioni marocchine. In questo luogo suggestivo e difficile da governare, l’artista americana porta le sue sculture eteree, spirituali e colorate, che ne diventano protagoniste indiscusse.
Gli abiti, costruiti con filo, tessuto, carta, cuoio e bronzo sono in mostra nella douiria, l’antica cucina dai toni sobri, dalle pareti pulite; risaltano, con le loro increspature, le loro rose, i loro colori. E i loro profumi.
Alcune sculture, le più imponenti, infatti, regalano esperienze sensoriali, emanando fragranze che sanno di lavanda e muschio.
Attraversato il vecchio hammam, alla fine di un angusto corridoio, nell’angolo in cui veniva alimentato il fuoco, ci si ritrova a vivere la suggestione di una emozionante installazione. Busti appesi alla grata scendono dalla volta, come fossero fantasmi, per portarci dentro una teatralità che sa di ‘blu Yves Klein’.
In molte altre stanze, tutte da scoprire, alcuni lavori vengono sospesi, a volte frammentati; ispirate ad antiche ceramiche e a forme umane riprese in molteplici culture, rappresentazioni dell’uomo e della donna diventano opere in movimento, spirituali e colorate. Ritratti di donne realizzati con miriadi di colori e textures, forme scultoree dalla grande energia, si sviluppano quasi torcendosi e ci si offrono, translucide alla luce del giorno e fosforescenti nel buio della notte. |