Azzurra Cecchini sceglie come foglio di lavoro il grande formato della parete, sviluppando un dialogo con l’architettura e con lo spazio espositivo del box. Traccia il suo disegno come un’operazione effimera, provvisoria, destinata a scomparire quando alla chiusura della mostra le pareti saranno ridipinte. Il suo RiTratto vive solo nel presente, non ha durata, e nel sottolineare la sua natura provvisoria, segnala e mette a fuoco con vecchie cornici solo i particolari preziosi che vuole conservare Una linea continua e leggera tracciata con una matita per contornare un paesaggio semplice e lieve: casolari e terrazzi, eliche e ciminiere, trulli e alberi, su cui soffia uno dei tanti volti di Eolo. Il segno dell’artista, pur nella sua apparente essenzialità si muove da un campo in cui tutto è sicuro e verificabile, ad uno in cui tutto è incerto ma nello stesso tempo affascinante. Ed è proprio in queste due dimensioni esistenziali che la Cecchini cerca interconnessioni e legami. Questa linea-panorama si srotola dal groviglio della mente per segnare l’incanto del mare, del cielo e della terra. Un profilo sinuoso, puro e ingenuo, in cui ogni elemento anche quello estraneo alla natura assume un tono alto che si mimetizza e si confonde nella lirica visione di una veduta trasfigurata.
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