The dignity of the artist lies in his duty of keeping awake the sense of wonder in the world (Gilbert Keith Chesterton). And it is wonder indeed that comes in when you get in touch with the works of Fabrizio Di Nardo and Piero Orlando: material works, as they say it. But what does that mean?
The dignity of the artist lies in his duty of keeping awake the sense of wonder in the world (Gilbert Keith Chesterton). And it is wonder indeed that comes in when you get in touch with the works of Fabrizio Di Nardo and Piero Orlando: material works, as they say it. But what does that mean? That those are pieces carved from a “raw” material, wood, very natural, which is worked shaped shivered chipped cut painted segmented watered colored to make a work charged with (inevitably, after all these steps) wonder… wonder because they do not necessarily mean to represent something (already) seen, corresponding to the real, maybe that looks like it, perhaps, but in any case outside the box… When you talk with the two artists, they tell you this: when you are in front of the wooden plank, inspiration is linked to the moment, there is no premeditation, there is (perhaps, but not always) a feeling connected to the experience that goes and continues at the time of art making. It's a bit 'as if all was potentially on the plank already, the artist has only the task of pulling it out (Michelangelo's memory!). The two have different education, different backgrounds, especially not close to art in the truest sense of the word, but this does not count because the passion for art is something that is inside, that hides until it explodes and someone makes it come out in various forms and ways, each following their own personal inclination. The friendship that binds Piero and Fabrizio leads at one point to a (further) meeting point, the "matericity" (you pass the word) of art, and hence the idea of creating "Officina Materica” (“Materic Workshop"), that gives actually the idea of what the two do: the place where they create seems just a real workshop, a laboratory, in reality (as it happens with many metropolitan contemporary artists) a rearranged garage with the tools of the trade all at your hand and a big mess around, giving the sense of impetus and creative impulses! The primitive gesture occurs on the naked wood table (the raw material) with a scalpel and it is pure gesture, so this also left to improvisation, and to chance, even (perhaps?) With a vague initial idea of where you want to end up with (read: what you want to symbolize). Much of this chipped wood is left to live with his pure, original, natural color, and much other is rather painted colored with strokes of acrylic paint colors that have in them the dowry to give an effect of intense light and then, depending on how many strokes and how much amount of color is spread, they create real layers of materials on the wood ... to all this is often added, in the works of both, the use of another natural element par excellence, the sand, which is layered distributed spread with abundance or sparingly, just to the artist’s taste! The result of all this labor is a work that you have to look and contemplate moving around it, allowing it to round you up, watching the strange effects that the lights create with different materials, with different combinations of color & substance together, watching the shadows that the density of the stroke or the clot of sand or the simple instinctual gesture of the artist’s hand have created. And it is this instinctive gesture, casual and primary, that strikes (for the one who writes: happily) in contrast to the mechanic and current technological world that little leaves to the manual and creative act of the individual!
Officina materica al Sensofwine di new York
Dopo il successo ottenuto con l’esposizione al SensOfWine di Roma, lo scorso novembre, gli artisti propongono in questa esclusiva location alcune delle loro opere di pittura materica sui temi e i colori del vino. E come Luca Maroni invita ad usare per il vino tutti i sensi, rendendo l’esperienza del bere un elevato momento sensoriale, altrettanto portano a fare i due artisti: la “matericita’” delle loro opere è pura esperienza dei sensi.
Giunto alla sua terza edizione newyorkese, il SensOfWine di Luca Maroni ospiterà quest’anno, nella prestigiosa sede del Cipriani 42nd (110 East 42nd Street), una installazione artistica sul tema del vino curata dagli artisti italiani di Officina Materica, Fabrizio Di Nardo e Piero Orlando. Dopo il successo ottenuto con l’esposizione al SensOfWine di Roma, lo scorso novembre, gli artisti propongono in questa esclusiva location alcune delle loro opere di pittura materica sui temi e i colori del vino. E come Luca Maroni invita ad usare per il vino tutti i sensi, rendendo l’esperienza del bere un elevato momento sensoriale, altrettanto portano a fare i due artisti: la “matericita’” delle loro opere è pura esperienza dei sensi. I loro quadri sono da guardare e contemplare muovendosi attorno ad essi, lasciandosi avvolgere, attraversando tutti i giochi di luce che le diverse materie riflettono e assorbono, coi diversi accostamenti di colore&materia assieme, osservando le ombre che la corposità delle pennellate o i grumi di sabbia o il semplice gesto istintuale della mano dell’artista hanno saputo creare. E da questa esperienza si giunge ad un sublime stato di meditazione, al pari di quello che accompagna gli amanti del buon bere alla piacevolezza del vino.
La dignità dell’artista sta nel suo dovere di tener vivo il senso di meraviglia nel mondo. (Gilbert Keith Chesterton) Ed è proprio di meraviglia che si parla quando si viene a contatto con le opere di Fabrizio Di Nardo e Piero Orlando: opere materiche, come si suol dire. Ma in realtà cosa si vuol dire? Che sono pezzi nati da una materia allo stato “grezzo”, il legno, decisamente naturale, che viene lavorato scheggiato plasmato tagliato segmentato scrostato dipinto annacquato colorato per farne un’opera carica (inevitabilmente, dopo tutti questi passaggi) di meraviglia… meraviglia perché non vogliono necessariamente rappresentare qualcosa di (già) visto, di corrispondente al reale, forse che gli assomiglia, forse, ma in ogni caso fuori dagli schemi… Quando parli coi due artisti ti dicono proprio questo: che quando si trovano davanti alla tavola di legno l’ispirazione è legata al momento, non c’è premeditazione, c’è (forse, ma non sempre) un sentimento legato al vissuto che passa e si protrae al momento del fare artistico. È un po’ come se in potenza sulla tavola fosse già presente tutto, l’artista ha solo il compito di tirarlo fuori (michelangiolesca memoria!). I due hanno formazioni diverse, background differenti, soprattutto non vicini all’arte nel senso più canonico del termine, ma tutto questo non conta perché la passione per l’arte è un qualcosa che sta dentro, che cova finché non esplode e qualcuno la fa uscir fuori, in forme e modi differenti, ognuno seguendo la propria personalissima inclinazione. L’amicizia che lega Fabrizio e Piero ad un certo punto porta ad un (ulteriore) punto d’incontro, la “matericità” (si passi il termine) dell’arte e da qui l’idea di creare “Officina Materica” che dà realmente l’idea di quello che i due fanno: il luogo dove creano sembra appunto una vera e propria officina, un laboratorio, in realtà (come capita a tanti artisti metropolitani contemporanei) un garage ritrasformato, con gli attrezzi del mestiere tutti a portata di mano e un gran caos in giro che dà il senso dell’impeto e impulso creativi! Il gesto primitivo avviene sulla tavola nuda di legno (la materia prima) con uno scalpello ed è gesto puro, per cui anche questo lasciato all’improvvisazione, nonché al puro caso, pur (forse?) con una vaga idea iniziale di dove si voglia andare a parare (leggi: di cosa si voglia andare a rappresentare). Molto di questo legno scheggiato è lasciato vivere col suo colore puro, originario, naturale; molto altro è invece dipinto colorato con pennellate di colori acrilici che hanno in sé la dote di fornire un effetto di intensa luminosità e poi, in base a quante pennellate e quanta quantità di colore viene steso, creano dei veri e propri strati di materia sul legno: materia viva su materia viva… a tutto questo spesso si aggiunge, nei lavori di entrambi, l’utilizzo di un altro elemento naturale per eccellenza, la sabbia, che viene distesa distribuita spalmata con abbondanza o parsimonia, semplicemente a gusto dell’artista! Il risultato di tutto questo lavorio è un’opera che devi guardare e contemplare muovendoti intorno ad essa, lasciandoti avvolgere, guardando gli strani effetti che le luci creano con le diverse materie, coi diversi accostamenti di colore&materia assieme, osservando le ombre che la corposità della pennellata o il grumo di sabbia o il semplice gesto istintuale della mano dell’artista hanno creato. Ed è proprio questo gesto istintuale e casuale e primario colpisce e si trova (secondo chi scrive: felicemente) in contrasto col mondo tecnologico e meccanico attuale che poco lascia all’atto manuale e creativo dell’individuo!
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