La 23° edizione del Salone Internazionale del Libro è stata presentata martedì 15 dicembre 2009 al Centro Incontri della Camera di Commercio “Torino Incontra”. Sono intervenuti Rolando Picchioni (Presidente Fondazione per il Libro la Musica e la Cultura), Alessandro Bollo (Fondazione Fitzcarraldo), Alessandro Barberis (Presidente Camera di Commercio di Torino), Fiorenzo Alfieri (Assessore alla Cultura Città di Torino), Mercedes Bresso (Presidente Regione Piemonte), Ugo Perone (Assessore alla Cultura Provincia di Torino), Ernesto Ferrero (Direttore editoriale Fiera del Libro), Marco Polillo (Presidente Aie – Associazione Italiana Editori), Andrea Varnier (Direttore Generale Lingotto Fiere – GL Events Italia).
Il Salone Internazionale del Libro di Torino è promosso dalla Fondazione per il libro, la musica e la cultura, il cui Alto Comitato di Coordinamento è presieduto a rotazione dal presidente della Regione Piemonte, Mercedes Bresso, dal sindaco della Città di Torino, Sergio Chiamparino, e dal Presidente della Provincia di Torino, Antonio Saitta, attualmente in carica per l'edizione 2009. Rolando Picchioni è il presidente designato del Consiglio di Amministrazione, mentre Ernesto Ferrero è il Direttore Editoriale del Salone. Il tema della memoria, che segnerà l’edizione 2010 del Salone Internazionale del Libro, è centrale nell’evoluzione delle società umane sin da quando hanno preso coscienza di sé, si sono organizzate e affacciate alla Storia. Dapprima attraverso l’oralità, poi la scrittura, i popoli hanno sempre cercato di tramandare la loro esperienza organizzandola in grandi filoni: i miti d’origine, le leggende di fondazione; le imprese prestigiose dei re, con le relative genealogie; il sapere tecnico, trasmesso con formule intrise di magia religiosa.
La celebrazione di eventi memorabili è stata affidata a quegli archivi di marmo o di pietra che sono le stele, i monumenti. Poi la memoria è stata affidata a pratici supporti mobili, dalle tavolette alla pelle, dal papiro alla carta. Le antiche civiltà sapevano che denominare è conoscere, che la forza sta nei data-base, cioè nella quantità di conoscenze disponibili perché registrate. Gli inventari sono diventati l’espressione del nuovo potere organizzato. L’Iliade dedica 400 versi a un elenco di nomi propri, navi, guerrieri e cavalli. I Greci fecero della memoria una dea, Mnemosine, madre delle nove muse, che rivela al poeta i segreti del passato e lo introduce ai misteri dell’aldilà…
Anche nel rapporto con la divinità la memoria è fondamentale. Ebraismo e cristianesimo sono state definite «religioni del ricordo». Con Agostino la memoria si immerge nell’interiorità, facilita l’esame di coscienza, l’introspezione, annuncia addirittura la psicoanalisi. Nel Medioevo, la nascita degli archivi comunali e notarili propizia l’affermarsi di una memoria collettiva.
Se sapere a memoria era sinonimo di sapere tout court, con la rivoluzione della stampa le ingegnose tecniche classiche della memoria, costruite sull’immagine di un teatro, perdono importanza. Nell’Ottocento l’uso politico della memoria vuole consolidare l’identità collettiva e per questo crea feste ed eroi nazionali, come in Francia Giovanna d’Arco. Nasce «l’invenzione della tradizione». Sboccia l’industria del souvenir, si moltiplicano gli album di famiglia. Con l’abate Mendel la biologia scopre che l’ereditarietà funziona come la memoria di un calcolatore. Il Dna ci dirà poi che l’individuo è la memoria genetica di cui è corredato, e le neuroscienze forniranno delle mappature sempre più precise dei processi cognitivi e di conservazione dei ricordi. In Freud, la memoria del sogno è una componente fondamentale dell’analisi. Con Proust la memoria diventa il motore primo della narrazione. Negli ultimi anni si è tornati a prendersi cura della storia orale, delle testimonianze deperibili…Sin dai tempi di Guido Gozzano, reporter incantato che si avventurava nelle magie e nei violenti contrasti della «cuna del mondo», e delle prorompenti reinvenzioni esotiche di Emilio Salgari, l’India ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella fantasia collettiva degli Italiani, sino a porsi come rifugio e alterità radicale per quanti si sentono insoddisfatti dai modelli occidentali di vita e di pensiero. Serbatoio di spiritualità millenarie, di miti e di leggende, crogiuolo di civiltà e linguaggi, oggi l’India si sta affermando come seconda potenza industriale d’Asia, anche se vede accentuarsi le proprie laceranti contraddizioni tra povertà e ricchezza, tradizione e modernità.
Alla letteratura, ancora una volta, il compito di interpretarle, sin da quando trent’anni la folgorante apparizione di Salman Rushdie ha improvvisamente rivelato un mondo letterario praticamente sconosciuto. Rispetto agli scrittori della diaspora, che raccontano le scissioni di chi, abbandonato il Paese d’origine, ha scelto di vivere in Occidente, il Salone 2010 vuole privilegiare i narratori che sono rimasti in patria, a vivere e descrivere una realtà che con la sua debordante umanità resta un gigantesco serbatoio di storie capaci di coinvolgere il lettore.
Accanto a scrittrici largamente apprezzate in Occidente, come Anita Desai e Anita Nair, hanno confermato la loro partecipazione anche Vikas Swarup, il diplomatico-scrittore che ha conosciuto una fama mondiale attraverso il film Slumdog Millionaire tratto da un suo romanzo; e Tarun Tejpal, Altaf Tyrewala, Kiran Nagarkar, Tishani Doshi, mentre devono ancora sciogliere le loro riserve Vikram Chandra e Sukhetu Mehta. Ma non mancheranno gli scrittori occidentali che, come Gregory David Roberts, autore di un libro di culto ambientato a Bombay, Shantaram, hanno dato dell’India una rappresentazione memorabile.
Accanto ai narratori ci saranno anche storici, giornalisti, economisti, ecologisti, impegnati nell’analisi dei complessi problemi che legano tra loro le economie globalizzate, i costi ambientali dello sviluppo (è appena trascorso il 25° del disastro di Bhopal), le aree di povertà estrema. A completare il quadro delle culture indiane, spettacoli di danza e di musica, e un ciclo di film.Il Salone Internazionale del Libro di Torino ha intenzione di aprire le porte a diverse forme di narrazione, coinvolgendo universi paralleli all'editoria tradizionale, e lancia per l'edizione 2010 Invasioni Mediatiche. Una nuova area, evoluzione di Comics Park Animation Studios, dedicata a media, fumetti, giochi e musica. Uno spazio che incrocia capacità espressive, possibilità tecniche e mezzi di fruizione per raccontare e sperimentare il mondo dei media (televisione, cinema, fotografia, etc.); dei fumetti, per conoscere i segreti della professione del fumettista, dell’animatore tradizionale e della sua evoluzione digitale fino all’animazione tridimensionale; dei giochi, fisici e virtuali, fino ai videogiochi di ultima generazione; della musica (supporti tecnologici, forme di associazionismo, etc.). All’interno di Invasioni Mediatiche allestimenti, installazioni, esposizioni e dimostrazioni accompagnano il visitatore alla scoperta di nuove forme di fruizione culturale (e-book in primis), dei videogiochi, dei comics e dei cartoon. |