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Cinema News - Festivals | by SuccoAcido in Cinema News - Festivals on 05/10/2009- Comments (0)
 
Festival Internazionale del Cinema Documentario
Ragionare su un aspetto della nostra vita sociale - come questo che riguarda il rapporto con l'altro, il diverso, lo straniero - per quello che davvero esso è. I film in programmazione diranno di percorsi e di speranze, di dolori e di sconfitte. E non come qualcosa che accade in una dimensione incorporale, ma come un tratto che riguarda l'umanità, e segna ogni spettatore, e lo chiama in causa, con la sua coscienza e il suo corpo, davanti al reale. Questa è anche l'essenza del documentario come linguaggio espressivo: un occhio sugli accadimenti, con i fatti in primo piano, quasi a parlare da soli; un occhio sulle persone, in un gioco di immedesimazioni e di differenze.
 
 
UN FESTIVAL SUL CINEMA DOCUMENTARIO

I media italiani e la politica trattano l'argomento delle migrazioni con una certa disonestà di fondo.
Usano quasi soltanto categorie come invasione, clandestinità, criminalità (assumendo falsamente che vi sia un rapporto tra immigrazione e sicurezza), rappresentano un inesistente "conflitto di civiltà", soffiano sul fuoco delle paure... Ma non accennano mai al motivo per il quale cosi tante persone lasciano i loro paesi per cercarsi da vivere in Europa.

Un fenomeno epocale che avvolge il pianeta, con milioni di uomini e di donne in fuga dalla violenza e dalla povertà, che cerca di raggiungere, per salvarsi, la terra dove vive quel quinto della popolazione che possiede l'86 per cento della ricchezza: il mondo ricco e sviluppato, quello che gli chiude le porte davanti pur di non guardare in faccia la realtà.
Se, come i due terzi degli italiani, ci informiamo prevalentemente guardando la tv, che idea ci facciamo del fenomeno?
Che le migrazioni siano un fatto legato alla sicurezza, all'ordine pubblico, alla legalità; circola la sensazione diffusa che dalle migrazioni occorra difendersi, e che la presenza di immigrati accresca il pericolo sociale. Secondo una indagine quasi il 57 per cento delle notizie relative ai migranti è legato a casi di criminalità o illegalità, e nel 78 per cento le persone migranti sono associate a un contesto negativo.
Nessuna informazione sulla dimensione globale ed epocale del fenomeno. Nessuno sforzo per far capire che quello che si vede ogni giorno nel Canale di Sicilia, a Lampedusa, è lo stesso di quel che accade ai confini meridionali della Grecia, a Malta, a Gibilterra, alle Canarie, in Messico...
Ma non sarà innalzando i muri della fortezza, come vogliono far credere i governi - e i media - che si gestirа il problema. Secondo i dati delle Nazioni Unite, nel 2009 nel mondo sarebbero 220 milioni le persone che vivono fuori dalla loro terra, ovvero il 3,5 per cento della popolazione mondiale. Le cause che li spingono a partire sono principalmente quelle della paura e dell'insicurezza: guerre, conflitti, massacri. E poi quelle legate alla povertà, alla precarietà esistenziale: il 40 per cento della popolazione mondiale vive col 5 per cento del reddito mondiale. E siccome sia i conflitti armati che la povertа non accennano a diminuire, la spinta di altri milioni di uomini e di donne, nel futuro, sarа inevitabile.
Altri fattori, come le tendenze demografiche o il riscaldamento globale, aumenteranno ancora le proporzioni di questo flusso.
Una generale miopia pare essersi appropriata della rappresentazione sociale del fenomeno migratorio, un appannamento della vista che ha finito per generare unimmaginario lontano dal dato di realtà. Opinioni da Bar dello Sport vengono spacciate per analisi sociologiche, e misure nella realtа inutili e inutilmente vessatorie (come il reato di clandestinitа) vengono fatte passsare per soluzioni.
E' così che il cerchio si chiude. Presentata falsamente come un problema di ordine pubblico, schiacciata sullo sfondo opaco della criminalità, la vicenda dei migranti può facilmente essere privata di ogni aspetto umanitario. Alla luce di questo corto circuito dei significati, dei simboli e della logica, chi scende dalle barche di Lampedusa, o esce dai sottofondi dei camion turchi, al pari dei non cittadini della Roma antica, ci somiglia, ma non è come noi; merita la nostra commiserazione, ma non un aiuto degno di questo nome. Il cerchio si è chiuso, la Fortezza europea è in salvo.

Ma cosa sarebbe della nozione socialmente diffusa di migrazione, se l'informazione fosse stata diversa? A saperla tutta, a essere informati correttamente e in maniera completa, le implicazioni della presenza degli stranieri smetterebbero di essere categoria sociologica o materia di cronaca nera, per trasformarsi in un insieme di facce, e di storie personali e collettive, e di speranze, e di sogni di normalità.

La chiave di questa Mostra di documentari, in fondo è qui. Nel bisogno di ragionare su un aspetto della nostra vita sociale - come questo che riguarda il rapporto con l'altro, il diverso, lo straniero - per quello che davvero esso è. I film in programmazione diranno di percorsi e di speranze, di dolori e di sconfitte. E non come qualcosa che accade in una dimensione incorporale, ma come un tratto che riguarda l'umanità, e segna ogni spettatore, e lo chiama in causa, con la sua coscienza e il suo corpo, davanti al reale. Questa è anche l'essenza del documentario come linguaggio espressivo: un occhio sugli accadimenti, con i fatti in primo piano, quasi a parlare da soli; un occhio sulle persone, in un gioco di immedesimazioni e di differenze.

Per una regione come la Calabria, poi, discutere di questioni del genere significa anche rileggere a ruoli invertiti una gran parte della storia sociale della regione: centinaia di migliaia di calabresi, negli ultimi due secoli, sono stati emigranti e hanno imparato sulla loro pelle cosa sia il pregiudizio, il razzismo, l'indifferenza. I film della rassegna diventano in questo contesto una specie di specchio, che restituisce, seppure mutata, l'immagine di se stessi.

Il Festival però vuole puntare oltre. Non solo dare un contributo sulla conoscenza e sulla comprensione di un fenomeno tanto complesso come quello delle migrazioni, ma anche generare uno sguardo critico sulle realtà di ciascuno, in nome di un mondo più consapevole della realtà e dell'interdipendenza.
Sol Latino, l'associazione che ha promosso la rassegna, non vuole fermarsi a questo, ma intende favorire tanto gli scambi culturali tra giovani autori e cineasti di diversi continenti, quanto la produzione di documentari che raccontando la realtà, aiutino tutti a comprenderla meglio.

Il tema delle migrazioni, al centro di questa prima edizione, continuerà a essere esplorato, costituendo un archivio della memoria delle vicende più significative, lavorando assieme alle scuole e agli studenti, raccogliendo materiali audiovisivi e sperando di riuscire a far cambiare lo sguardo sociale sul fenomeno. Tuttavia Sol Latino intende continuare il proprio lavoro affrontando di volta in volta argomenti specifici, che verranno sviluppati coinvolgendo i cittadini.
"Da un Sud all'Altro" non è solo il segno di un viaggio fisico di chi si mette in fuga dalla povertà; vuole essere anche il tratto di un flusso di comunicazione e di culture, perchè, come spiegava uno slogan di qualche anno fa, "siamo tutti stranieri, quasi ovunque".



Da un Sud all'Altro/MIGRAZIONI
FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL CINEMA DOCUMENTARIO

La "forma documentario" nella sua semplice complessità si pone come racconto/testimonianza delle forze che animano le culture del mondo contemporaneo, come mezzo di riflessione e di approfondimento della realtà. Il documentario rappresenta quella parte del cinema che trova nell’analisi e nella lettura della realtà il senso primo dell’esistenza.

Marco Bertozzi, Storia del documentario italiano, immagini e culture dell'altro cinema.


Il documentario insegna a guardare e a impadronirsi di tutti gli aspetti del processo creativo e realizzativo, a conoscere e a padroneggiare il linguaggio visivo. [...]
Ha la possibilità di entrare a contatto con temi che il cinema ha rimosso dal suo orizzonte visivo.

Giampiero Brunetta, Guida alla storia del cinema italiano.



Il Festival Internazionale presenta la mostra:

Da un Sud all'Altro/MIGRAZIONI,
Importante iniziativa itinerante che si svolgerà a Reggio Calabria e a Cinquefrondi, per presentare 5 documentari provenienti dal circuito Edoc (Encuentros Del Otro Cine), festival diretto dalla Corporacion Cinememoria di Quito, Ecuador, e una anteprima Italiana, LA TERRA (e)STREMA dei Registi Enrico Montalbano, Ilaria Sposito, Angelina Giardina.

La città di Reggio Calabria è lieta di accogliere questo evento culturale come fondamentale occasione per promuovere il cinema documentario di qualità, di alto valore educativo e interesse sociale e per, ancora una volta, discutere e approfondire i temi proposti, talvolta rimossi dal dibattito sociale.


Il tema di questa prima edizione è quello dell'emigrazione:

Sei documentari, provenienti da diversi sud del mondo raccontano il senso del partire, dello sradicamento, dell'estraneità da un punto di vista tanto vicino al reale, all'umano, da descrivere la vita nella sua forma più pura, ovvero quella in cui si vive.
Storie intime e universali, senza tempo, si svolgono davanti alla macchina da presa, da sola unica testimone di una geografia umana perturbata, che ha perso il proprio quadro ambientale e la propria familiarità con il luogo d'origine e con il luogo d'arrivo: documentari che, ancor prima di rappresentare la realtà, se ne fanno partecipe.
L'oppressione della solitudine, in Problemas Personales di Rivera e Sarmiento, l'intimità dell'amore (o della sua assenza) in Septiembres di Bosch, la perseveranza e la tenacità degli uomini e delle donne protagonisti di queste storie, i loro atteggiamenti astuti o talvolta ingenui, in Sin Papeles en Alemania di Estrella e Utzegui dove la solidità dei sogni, fin troppe volte, stride con un sistema sociale annichilente: ogni evento traccia il profilo di esperienze comuni, condivisibili e a noi familiari come un solo, unico linguaggio.
Documentari come Made in L.A. (Almudena Carracedo), LaSeparacion (Samanta Yepez), comportano un'attitudine partecipe dello spettatore ma necessitano anche un certo distacco, che consente di cogliere gli eventi con una maggiore complessità e senza moralismi.
La forma del cinema documentario privilegia questo sguardo e la realtà che questo ha come referente non è quella spettacolarizzata dai media, piuttosto quella che gli stessi media, nel complesso quadro storico che stiamo attraversando, tendono a rimuovere: il puro desiderio, ovvero la tensione desiderante del vivere o del sopravvivere, dell'amare, del riconoscersi e del riconoscere una forma di vita, quella del migrante, che è testimonianza diretta della nostra memoria e del nostro tempo. Questa tensione accomuna tutti noi ed è questo che da un Sud all'Altro vuole raccontare.

Le date del Festival sono 16, 17 e 18 ottobre a Reggio Calabria presso il Teatro Primo in via Saracinello 4/c vico Fasci; il 23 e 24 ottobre a Cinquefrondi presso la mediateca comunale, centro polifunzionale e le scuole medie.
 
 
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INFOS
PERIOD: from 16/10/2009 to 24/10/2009
CITY: Reggio Calabria - Cinquefrondi
NATION: Italy
VENUE: Teatro Primo/Reggio Calabria - Mediateca comunale/Cinquefrondi
ADDRESS:
TELEPHONE:
FAX:
EMAIL: info@festivaldelcinemadocumentario.org
WEB: http://www.festivaldelcinemadocumentario.org
INSERTED BY: SuccoAcido
 
 
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