Teatro Biondo Stabile di Palermo presenta Terra Desolata Suite uno spettacolo di Claudio Collovà
con Claudio Collovà, Alessandra Luberti, Davide De Lillis musiche Ornella Cerniglia - piano, Lelio Giannetto - contrabasso coreografia Alessandra Luberti produzione Esse p.a.Officine Ouragan organizzazione Terzo Millennio
Torri che crollano. Gerusalemme Atene Alessandria Vienna Londra. Irreali. Quelle torri metropolitane continuano ancora oggi a schiantarsi al suolo. La parola profetica di Eliot non è mai sembrata tanto reale quanto oggi. Forse gli americani la riesumeranno dagli scantinati. La terra desolata del presente ci riporta a rileggere storditi queste pagine, quale civiltà potrà risorgere dalle nostre macerie? E’ una frastornante coincidenza che questa edizione venga presentata nell’anniversario dell’11 settembre. Ho scelto di lavorare a La terra desolata perché, oltre ad essere l’opera poetica più grande e discussa del novecento, da sempre, fin dalla prima lettura risalente ai miei studi universitari di anglista, l’ho ritenuta un luogo affollato di personaggi teatralmente vivi, non oggetti ineffabili, ma strumenti adatti a raccontare la normale esperienza umana. La forza dirompente del suo carico immaginativo ha il merito di sopravvivere anche ad una percezione meno colta e cosciente, una percezione che conceda con coraggio ai sentimenti la precedenza sui propri pensieri, producendo una particolare liberazione della volontà. Credo che questo possa anche essere il compito del teatro e dell’arte in genere. Il senso de La terra desolata, come si può intuire dal titolo, è l'incapacità di rigenerarsi della vecchia e attuale società occidentale in cui il bagaglio culturale è soltanto qualcosa di vecchio e inutile, la religiosità affoga tra superstizioni e convenienze, e l'unico culto è quello del piacere immediato, la parola ha perso significato e i dialoghi sono spesso futili e privi di comunicazione. Oggi più che mai, inoltre, all’inizio di questo secolo, la contemporaneità dell’opera è altissima e purtroppo è immutata nel tempo nei suoi aspetti più tristemente profetici. L’elemento drammatico è presente nella poesia di Eliot nella galleria di personaggi in azione, nei ritratti vivi e realistici della Dattilografa e dell’Impiegato foruncoloso, della chiaroveggente Madame Sosostris, dell’Oste, di Sweeney, delle donne del pub londinese, delle coppie di amanti sterili, di Tiresia, testimone dello sfacelo odierno, per citarne solo alcuni: ritratti anche brevi, frammentari e impersonali che riflettono un mondo di solitudine o che presentano frammenti d’esistenze quotidiane molto sintetizzate con segni quasi unicamente pittorici, in un ambiente e in un’atmosfera di degradazione e di dissociazione morale. La terra desolata parla di ciò che accade oggi e lo racconta nell’unico modo possibile, con una sorta di zapping ante litteram. Il mio interesse è rafforzato dalla particolare struttura del poema, la cui organizzazione può essere chiamata, per analogia, musicale. Questa edizione – dopo il fortunato spettacolo del Bellini del 2004 - si avvale di composizioni musicali e di coreografie originali e lasciano spazio alle immagini sonore e alla visione dei versi.
Claudio Collovà
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